a canestro
Nella finale tra Olimpia Milano e Virtus Bologna c'è il meglio del nostro basket
Nessuna sopresa, come doveva essere. A giocarsi il titolo ci sono le due squadre migliori in Italia. Con i lombardi che hanno più da perdere che gli emiliani
Il campionato di basket italiano non è un libro giallo in cui scopri l’assassino all’ultima pagina. Si è sempre saputo che sarebbe finita così, con Milano e Bologna a giocarsi lo scudetto per il terzo anno di fila. Olimpia e Virtus sono più ricche e più forti di qualsiasi altra squadra del nostro campionato, anche di quelle che sono cresciute tantissimo come Tortona o Sassari, uscite senza vincere neppure una partita, in semifinale. Che in finale arrivassero ancora loro, era scontato. Il campionato non è come le Finals di coppa Italia dove, in partita secca, tutto può succedere e Brescia può anche riuscire a far fuori subito l’Armani e a battere poi la Segafredo in finale. No i playoff sono un’altra cosa. Si gioca al meglio delle 5 partite fino alla finale che si allunga fino a sette. Per diventare campione devi vincere 4 partite. Alla fine vince sempre il più forte, o almeno quello che sta meglio di testa e di gambe, nei 15 giorni più importanti dell’anno (si comincia il 9 giugno e, se si arriva a gara sette, si chiude il 23).
La statistica racconta che da quando la finale si gioca al meglio delle 7 partite (dai playoff 2007/08) in 10 occasioni su 12 è diventata campione d’Italia la squadra che ha vinto gara 1. Le eccezioni sono state solo quelle di Sassari (nel 2015 la Dinamo era sotto addirittura 2-0 con Reggio Emilia) e di Venezia nel 2017. Sempre la statistica ci racconta che Milano e Bologna, con proprietà e sponsor diverse da oggi, sono alla quinta finale della loro storia e il bilancio dice tre scudetti a Bologna e solo uno, quello dello scorso anno a Milano con un totale di 10-5 per le V nere che quest’anno tra supercoppa, campionato ed Eurolega hanno vinto 4 partite su 5 contro Milano. Ma i precedenti non dicono nulla, non raccontano abbastanza per capire come andrà a finire la sfida per uno scudetto che sarebbe il trentesimo, quello della terza stella, per Milano e il 17° per Bologna.
Lo scudetto cambierebbe il finale di una stagione che non è stata trionfale per nessuno fin qui. Soprattutto per Milano che ha perso supercoppa, coppa Italia e non è entrata neppure nei playoff di Eurolega. Si è detto che neppure lo scudetto avrebbe salvato Milano dal fallimento. Un’esagerazione, scritta per raccontare che comunque una squadra costruita per arrivare alle Final four di Eurolega, non può essere felice se finisce l’anno vincendo solo lo scudetto. Può festeggiare, anche tanto, ma non essere felice. E all’Olimpia lo sanno bene, tanto che si sono già messi a lavorare per rinforzare ancora di più squadra e società per le prossime sfide. Uno scudetto salverebbe le apparenze e non la sostanza di una stagione comunque sotto le aspettative anche se sarebbe lo scudetto della terza stella, il secondo di fila, il primo in un’annata dispari che per Milano è una maledizione. Per Bologna il discorso è differente. La Virtus era un’esordiente in Eurolega, dopo aver conquistato l’Eurocup. Poteva far meglio, ma non era costruita per vincere la coppa come Milano. Doveva dimostrare di poter stare con le migliori d’Europa e lo ha fatto. Con il nuovo palazzetto può continuare a crescere, se gli investimenti non caleranno drasticamente. Lo scudetto sarebbe il premio finale, ma la sconfitta non sarebbe un fallimento totale.
Comunque vada dovrebbe essere uno spettacolo perché Milano e Bologna non sono mai arrivate così in forma allo show finale. Due anni fa l’Olimpia si presentò alla finale svuotata, si era persa dietro al sogno europeo arrivando a un soffio dalla coppa a Colonia. L’anno scorso era la Virtus a stare peggio dopo aver vinto la sua coppa. Riuscì a tirare in lungo la serie, ma arrivò sfinita alla partita decisiva. Quest’anno Messina e Scariolo possono fare le loro scelte, non sono obbligati dall’infermeria. Hanno le loro frecce migliori a disposizione. Possono giocarsela come meglio preferiscono. La loro alla fine è anche una sfida personale. Certo non danno spettacolo come facevano Peterson e Bianchini che sapevano infiammare le vigilie. Ma Ettore e Sergio sono il meglio dell’Italia in panchina, hanno vinto dovunque sono andati e quando giocano uno contro l’altro dimenticano di stimarsi a vicenda e vedono solo una rivalità paragonabile a quella che nel calcio c’è tra Milan e Inter, le squadre del loro cuore. Diversi anche lì, nel tifo calcistico. Come diversi sono nel modo di gestire le loro squadre anche se le hanno volute grosse, toste e cattive quanto serve in un campo da basket. Non sarà una serie tra la difesa di Milano (tiene spesso gli avversari sotto i 60 punti) e il micidiale attacco della Virtus (quattro volte oltre i 100 nelle sei partite di playoff). Non sono, come dice Dan Peterson “due squadre specialiste”. Sono due squadre che sanno interpretare anche l’altra faccia delle partite. Milano sa diventare una gioiosa macchina d’attacco e Bologna è capace di far saltare gli attacchi avversari. Sarà una sfida totale. Quello che serve al nostro basket per conquistarsi un po’ di spazio.