Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
L'imperfetto Italiano. Se vuoi imparare a vincere, prima devi perdere
La Fiorentina è stata “vittima” della sua natura. In attesa di sapere se l'allenatore resterà a Firenze rimane una certezza: senza di lui la Viola non avrebbe vissuto il sogno della finale di Conference League
Non confondiamo l’imperfezione con l’errore. Sono due lati opposti, lontani come la terra dalla luna. La Fiorentina, nella seconda delle tre finali europee, è stata imperfetta, “vittima” della sua natura. Italiano pensa il calcio come il disegno di un pittore ossessionato da due semplici figure: la linea e il margine. Dietro traccia una linea e la disegna alta sul prato, a volte, in un eccesso di fiducia, oltre la propria metà campo, in un ossimoro calcistico piuttosto evidente, visto che di difesa si parla e non di attacco. Il margine sono gli esterni, quelli che corrono più degli altri, tanto da impiegarne quasi sempre quattro a partita. Contro il West Ham, Italiano è stato tradito dalla linea e dal margine (Kouamé non è stato all’altezza, seppur volenteroso). Il gol preso alla fine è frutto di un ideale, un’adorabile utopia, quella che si possa vincere rischiando così tanto a pochi spiccioli dal termine.
È l’imperfezione magica, il tocco fascinoso di un calcio che non ha il senso della misura, come certi poeti maledetti. Italiano è questo, prendere o lasciare. Vuole vincere con coraggio e perdere alla stessa maniera. È ingiusto parlare dell’errore di un singolo (che infatti non c’è, perché sul gol degli Hammers, sbagliano prima Amrabat e poi tutta la difesa), ma di un modo di essere. Vorremmo sapere infatti qualche dettaglio privato di Italiano, senza nessuna morbosità, per scoprire di lui il lato umano, l’indole emotiva. Sicuramente è un ambizioso, perché non si accontenta di esserci ma vuole incidere, imprimere una firma riconoscibile su quello che fa. Probabilmente è un eterno insoddisfatto, come quasi tutti i visionari perseguitati da certe inevitabili giornate senza luce. In attesa di sapere, in via definitiva, se resterà a Firenze o se ne andrà a Napoli, rimane una certezza: senza di lui la Fiorentina non avrebbe vissuto la dimensione di estatico abbandono che regalano certe notti, dove il successo porta in paradiso ma la sconfitta non cancella un ricordo che resterà per sempre, come certi amori dissolti lentamente dentro un interminabile bacio. Italiano ha dato un senso alla Fiorentina, dopo molte stagioni vissute nel più completo anonimato, nelle quali i viola hanno rischiato persino di retrocedere, oltre che in B, in una mediocrità avvilente che una città come Firenze non merita. Commisso ha scelto lui, dopo qualche comprensibile abbaglio. E’ stata l’intuizione più importante, insieme a quella di dotare la Fiorentina di una riparo come il Viola Park, perché un uomo senza casa non è uomo. Adesso difenda questa scelta, da cui dipende una parte del futuro. Se vuoi imparare a vincere, prima devi perdere. È la sacrosanta regola di qualsiasi meravigliosa imperfezione.