Nhl
Hockey su ghiaccio nel deserto. La notte storica di Las Vegas
I Las Vegas Golden Knights vincono la Stanley Cup battendo i Florida Panthers. Lo strano caso di Miami che in 24 ore ha visto i propri beniamini perdere sia nel basket che nell'hockey
“Playoffs in three, Cup in six”. Tre stagioni per entrare nei playoff, sei per vincere la coppa: fu questa, nel 2017, la previsione dell’imprenditore texano Bill Foley ai tifosi dei Las Vegas Golden Knights, neonata franchigia di hockey su ghiaccio, la 31esima squadra del massimo campionato nordamericano, la Nhl. Nella notte italiana tra martedì 13 e mercoledì 14 giugno la promessa si è compiuta: a sei anni dal loro esordio in Nhl, i Golden Knights hanno conquistato la Stanley Cup battendo 4-1 nella finale playoff i Florida Panthers. Gara-5, disputata a Las Vegas, non ha avuto storia: i Golden Knights conducevano 6-1 al termine del secondo periodo e alla fine si sono imposti per 9-3.
I Las Vegas Golden Knights hanno migliorato il record che apparteneva ai Philadelphia Flyers, fondati nel 1967 e campioni della Nhl sette anni dopo, nel 1974. In realtà avrebbero fatto meglio gli Edmonton Oilers, vincitori della Stanley Cup nel 1984, solamente cinque anni dopo il loro ingresso in Nhl, ma il club canadese esiste dal 1972 e fino al 1979 aveva militato nella World Hockey Association, un’altra lega professionistica che ha avuto vita breve. Nelle ultime sei stagioni, i Golden Knights hanno raggiunto cinque volte i playoff e nel 2018 – nel loro primo anno in Nhl – sono stati sconfitti in finale dai Washington Capitals. “La maggior parte delle feste di Las Vegas, che si tratti di un addio al celibato o dei fuochi d’artificio sulla Strip per la notte di Capodanno, sono per i milioni di turisti che visitano quest’incredibile città. La festa di martedì sera era per la gente di Las Vegas, e che festa che è stata”, ha scritto The Athletic.
Per decenni lo sport professionistico americano ha evitato come la peste Las Vegas. Non era una città abbastanza grande, i suoi abitanti hanno una sorta di fuso orario proprio, poiché lavorano specialmente di sera e nel weekend, e soprattutto in Nevada sono legali le scommesse sportive. Gli Stati Uniti sono rimasti scottati a lungo dal “Black Sox scandal”, l’accusa a otto giocatori dei Chicago White Sox (poi bannati a vita) di aver perso apposta, in cambio di soldi, le World Series di baseball del 1919 contro i Cincinnati Reds. Durante le partite di football americano la Nfl censurava addirittura le pubblicità che invitavano i telespettatori a visitare la “città del peccato”. Con l’arrivo dell’hockey è cambiato tutto: nel 2018 sono comparse le Las Vegas Aces, le campionesse in carica della Women’s Nba, nel 2020 è capitolata la Nfl con il trasferimento dei Raiders da Oakland a Las Vegas e nei prossimi anni toccherà anche al baseball, con un altro trasferimento da Oakland, quello degli Athletics. Manca il basket, ma per quello si sta muovendo LeBron James in persona. A novembre Las Vegas ospiterà anche un Gran Premio di Formula 1, mentre il prossimo febbraio toccherà al Super Bowl.
Se una squadra del deserto vincitrice del campionato di hockey su ghiaccio non vi sembra abbastanza, sappiate poi che non è la storia più assurda capitata nello sport americano nell’ultima settimana. Come detto, infatti, i Las Vegas Golden Knights hanno sconfitto in finale i Florida Panthers, la franchigia di Miami. La stessa Miami che nella notte italiana tra lunedì 12 e martedì 13 giugno ha perso, con gli Heat, anche la finale Nba contro i Denver Nuggets, sempre con il risultato complessivo di 4-1. È la quinta volta che un’area metropolitana perde le finali di Nhl e di Nba nello stesso anno dopo Boston (1958), New York (1972), Philadelphia (1980) e San Francisco (precisamente con le città di Oakland e San Jose, nel 2016). Non era mai capitato, però, che le due sconfitte arrivassero nel giro di 24 ore. Tifosi dell’Inter, pensateci: poteva andare peggio, potevate essere di Miami.