Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
Tonali sei sicuro di essere felice?
Il piccolo Sandrino scriveva lettere d’amore per il Milan, il grande Sandro giocava con la sua squadra del cuore. Ora arriverà il Newcastle, un ottimo contratto, però...
Non so se i soldi hanno un colore, un odore, una dignità. Credo di aver già manifestato questo dubbio in uno degli scritti dedicati all’amato Foglio. Il fatto è che io i soldi non li capisco, non so nemmeno come siano fatti di preciso. Forse perché li ho sempre avuti (tranqui, adesso spiego), nella misura in cui non mi sono mancati. E quindi non li ho mai guardati, pesati, semplicemente li ho spesi. Non sono ricco, fidatevi, certe affermazioni non appartengono all’arroganza, al complesso di superiorità ottuso che affligge numerosi “ricchi per davvero”, semplicemente vivo la vita senza occuparmi di fare soldi ma di guadagnare quel tanto da coltivare tutte le mie passioni. Sono fortunato, e questo di sicuro si può dire. La breve digressione personale serve come premessa a pronunciarmi su quanto sta succedendo nel calcio con lo strappo di molte cosiddette bandiere, in nome del denaro.
L’ultima in ordine di tempo si chiama (si chiamava) Sandro Tonali. Il piccolo Sandrino scriveva lettere d’amore per il Milan, il grande Sandro giocava con la sua squadra del cuore. Ha scelto i soldi, molti soldi, per togliersi quella maglia e vestirne un’altra inglese piuttosto anonima: la maglia del Newcastle. Lo confesso, Tonali mi sembrava come me, indifferente ai soldi. Un protagonista assoluto della sua vita, con una parabola favoleggiante di quello che coronava il sogno fatto da adolescente, innamorato della sua squadra. Ad aiutarmi in questa convinzione il suo modo di essere taciturno. Tonali ha parlato così poco di sé e del Milan in questi anni, da impedirmi di coglierne perfino il timbro della voce. Come parla Tonali? Boh, ancora non saprei. La sua maniera di tacere, suonava alle mie orecchie come la conferma della sua differenza. Mi pareva uscito da uno dei capitoli di un famoso libro per ragazzi, dove l’autore, uno scrittore britannico piuttosto importante che vive a Oxford, racconta i sogni di un bambino silenzioso, e per questo considerato dagli adulti piuttosto strano, di nome Peter Fortune. In uno di questi capitoli, Peter paragona la sua vita spensierata e variopinta a quella schematica e ripetitiva degli adulti. Osservando Gwendoline, la sorella maggiore di un amico, e vedendola accigliata si chiede: è triste perché non le piace essere grande?
Una domanda molto legittima che vorrei, più o meno in questa forma, girare anche a Tonali, immaginandolo distante, silenzioso e serio, sopra la Manica, in volo verso l’Inghilterra. Una domanda così scritta: “Ora che sei grande, Sandro, e come tutti i grandi che credono nei soldi come risoluzione della vita hai raggiunto uno scopo, quello di essere ricco, ricchissimo, praticamente il più ricco del reame, adesso, che per darti questa ricchezza, ti sei tolto la maglia che sognavi da bambino, sei proprio sicuro di essere felice?”.