Il richiamo delle mountain bike. Non solo in Val di Sole
C’è stato un tempo in cui gli appassionati di bici consideravono solo quelle da corsa e i biker con le ruote grasse erano roba di secondo livello. Ora non più. Parla il ct della Nazionale italiana di mtb Mirko Celestino. La tappa trentina delle Uci Mountain Bike World Series
Se ti stai chiedendo come mai il tuo sguardo on the road nota sempre più ciclisti cavalcare gigantesche e aggressive (e ipertecnologiche) mountain bike, dovresti farti un giro in Val di Sole, dove sta per cominciare lo spettacolo della Coppa del Mondo. Un risposta pronta ce l’ha Mirko Celestino, ct della nazionale, l’atleta che ha spezzato in due la sua vita di atleta: all’inizio la strada, poi la mtb. “Per i giovani è più divertente. È un mix adrenalinico. Tra improvvisazione, controllo, natura e sicurezza”. C’è stato un tempo in cui le categorie degli appassionati di bike comprendevano una sola, inviolabile categoria: quella degli stradisti. I biker con le ruote grasse erano roba di secondo livello. Non più. Da anni la mountain bike ha rinnovato gli sguardi e le possibilità: le imprese investono e i giovani rispondono bene. “Per la strada le difficoltà di avere grossi numeri ci sono. Il perché è difficile da dire. Sicuramente c’è un problema di traffico, di sicurezza. I genitori dicono ai ragazzi: “Vai sullo sterrato, è più sicuro”. Ma è anche più elettrizzante”.
La prova è la marea di appassionati che arrivano in Val di Sole, per quello che da dieci anni è ormai l’appuntamento più cool tra le tappe di coppa del mondo. L’edizione di quest’anno è la prima della nuova gestione Uci Mountain Bike World Series, che ha reso il format più elastico e spettacolare, i giorni di gara sono passati da tre a quattro, le competizioni vanno dallo short track al downhill fino al cross country olimpico (15 gare in 4 giorni). “Questa è sempre stata una gara molto attesa da tutti, da noi italiani soprattutto. Il percorso è stupendo, l’organizzazione è perfetta. E poi Val di Sole è proprio un paradiso per la mtb. Attira tanto pubblico, corri in mezzo a una folla incredibile”. Per il downhill c’è la mitica Black Snake, un tempio. Una pista che misura 2.100 metri per un dislivello di 550, la pendenza media è del 24 per cento, la massima supera il 45. Tradotto: le evoluzioni che puoi fare su una mtb sono incredibili. I ragazzi lo vedono.
Il richiamo della mtb è un po’ atavico, ha a che fare con la giungla, la natura, il coraggio. Ma è anche business. Secondo il report dell’ufficio studi di Banca Ifis (marzo 2022), in Italia la bicicletta conta 4 milioni di praticanti tra amatori e professionisti. Nel 2021 la Federciclismo aveva registrato un incremento del 13 per cento di tesseramenti rispetto all’anno precedente, superando i 70 mila iscritti. E la mtb è in continuo aumento.
In Val di Sole, dice Celestino, “il percorso è quasi completamente naturale, e gli atleti lo apprezzano”. Così tanto che campionissimi come van der Poel e Pidcock si divertono a violare il sacro percorso della strada per farsi un giro in mtb. Lo stesso Sagan a fine stagione lascerà la strada per puntare ai Giochi di Parigi: in mtb ovviamente. Gli addetti ai lavori la chiamano interdisciplinarità o misto, cioè fare un po’ dell’uno e un po’ dell’altro e avere una visione della bici più duttile ed eclettica. Dice Celestino che “la multidisciplina è una cosa positiva. C’è però un problema: il livello nel ciclismo è sempre più alto e non è così semplice passare da un mondo all’altro. Van der Poel e Pidcock li abbiamo visti spesso in mtb. Eppure adesso anche loro sono costretti a fare delle scelte”.
Tanti ex della strada (vedi Vincenzo Nibali) si buttano sulla mtb. “L’ho fatto anche io - aggiunge ancora il ct dell’Italmtb -, questo è un mondo dove c’è meno stress, vedi il divertimento. E ti viene voglia di rimetterti in gioco”. Un gioco per duri, comunque. In Coppa del Mondo le stelle non si contano. Da Nino Schurter, il Federer della mtb, che nella tappa di Leogang, Austria, due settimane fa, ha raggiunto il traguardo di 34 successi in Coppa del Mondo. A Pauline Ferrand-Prévot, mito assoluto del ciclismo Made in France. L’Italia c’è: i fratelli Braidot, con Luca fresco bronzo nel cross country ai Giochi Europei; Martina Berta, Sara Cortinovis, il giovane Chris Hauser. L’obiettivo per molti di loro è il Mondiale in agosto. E poi i Giochi di Parigi. Traguardi che in fondo passano anche da qui, da Val di Sole. “Questa è una gara sentita, tutti vogliono poter fare bene. Sono quegli appuntamenti che nessuno vuole sbagliare. Lo stress si alza e viene fuori la grande differenza: gregario o capitano”.