Il Foglio sportivo - Il ritratto di Bonanza
Sono Carlito Alcaraz, il mio nome è Nessuno
Il prodigio spagnolo impossibile da battere perchè è troppo forte e impossibile da mangiare perchè è troppo simpatico. La fine dell'era del trio Nadal-Federer-Nole
Il tennis ha un problema: si chiama Alcaraz. È imbattibile, e quindi rovina la competizione. Vorrei mangiarmelo, come se fossi un Polifemo, ma lui grida di chiamarsi Nessuno, esattamente come fece Ulisse, e io non posso mangiarmi nessuno, morirei di fame. È un prodigio lo spagnolo, ed è pure simpatico, rispettoso. Dice di chiamarsi Nessuno in quanto umile, alla portata del sorriso di tutti. Questo complica le cose, chi vorrebbe mangiare una persona così. E quindi che fare? Cambiare le racchette come suggerito da Martina Navratilova potrebbe non bastare, poiché la sensazione che si ha è quella di un ragazzo invincibile a prescindere. Il tennis è uno sport meraviglioso soltanto quando espone tutte le sue imperfezioni. Borg vinceva moltissimo, però se incontrava Panatta, l’italiano gli annodava la racchetta, mandandolo in confusione. Lendl all’inizio perdeva sempre, come afflitto da un complesso di crescita. Vado veloce, alla rinfusa, magari nella corsa dimentico qualcuno. Tralasciando McEnroe, di cui colpiva il modo trasognato di giocare, che lo conduceva dritto dentro una favola senza arbitri né avversari, successivamente ci fu Sampras che ogni tanto si perdeva nella sua maestosità, e Agassi che cambiava marcia mai, sempre veloce, così concentrato a dimenticarsi il padre. Fino a Nadal, che con la frusta di dritto picchiava la pallina come un Indiana Jones, ma ogni tanto cadeva a causa del suo opposto Federer, erroneamente definito “il perfetto”, dal momento che se lo fosse stato per davvero avrebbe vinto sempre e solo lui, data l’indubbia superiorità. Djokovic ha saputo dare di sé l’idea del maniaco della vittoria, il fanatico del punto adesso, quando serve, o dopo se va bene lo stesso. A volte noioso, con un tennis strategico, elastico con i suoi muscoli di gomma, ma facente parte di un terzetto, Nadal-Federer-Nole, che adesso tocca a me, domani a te, e dopodomani all’altro. E ora che di Nadal ci sono rimasti i muscoli sfibrati e di Federer i ricordi, resta il serbo a contrastare il numero uno Alcaraz.
Ma è come se già sapessi (tutto il mondo lo sa) che è una questione di piccolo tempo, probabilmente mesi. Dopodiché Carlito resterà solo, sopra la montagna, con il ciclope accecato, il tennis tutto, vittima della furbizia e delle capacità inarrivabili dello spagnolo. Il quale trionferà su questo e su quello, lasciando qualche briciola per strada, ma solo per minime distrazioni. Intanto Polifemo rimasto al buio, chiederà aiuto, urlando come un pazzo tra le palline gialle: “È colpa di Nessuno, è colpa di Nessuno”.
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