Il Foglio sportivo - That win the best
Con il calciomercato può sognare anche la Serie A
E' quel periodo dell'anno in cui si alternano rabbia e amore per la propria squadra del cuore, il momento delle favole e della corsa dei calciatori a tweet e post con le faccine strane
Ammettiamolo, questo è il periodo più bello dell’anno. E non solo perché il Mondiale di calcio femminile non è ancora cominciato, ma perché queste sono le settimane dell’illusione: nulla è peggio del calciomercato per farci sentire frustrati, ma nulla è meglio del calciomercato per farci credere che l’impossibile sia possibile. Persino un tifoso di una squadra italiana sogna, durante il calciomercato. Adesso che la fine del campionato è lontana e i ritiri non sono ancora iniziati, questo è il momento principe della fuffa elevata a dogma, della cazzata spacciata per verità assoluta, della mezzasega presentata come il nuovo George Best, del “ma chi lo conosce questo…” che tra qualche mese diventerà “io ve lo avevo detto che era fortissimo”. È il momento in cui alterniamo rabbia perché sembra che la nostra squadra del cuore ci minacci di fare la zoccola per tutta l’estate svendendo i nostri idoli al primo che passa, e amore perché comunque quei colori sono unici al mondo e li seguiremmo ovunque. È il momento in cui i giornalisti di calciomercato diventano guru, e anche se inventano nomi e trattative per noi hanno ragione, e se dicono “Haaland allo Spezia” il tifoso dello Spezia pensa davvero che l’attaccante del Manchester City possa andare a giocare nella Serie B italiana, e se poi non ci va è colpa del presidente dello Spezia, non dei giornalisti ubriachi. È il momento in cui leggendo le cifre degli ingaggi ripetiamo “eh ma ormai i soldi hanno rovinato questo sport, non ci sono più le bandiere, ormai i calciatori fanno tutto per denaro”, esattamente come lo dicevamo dieci anni fa, venti anni fa, trenta, quaranta anni fa, e come dicevano i nostri padri prima di noi.
Soprattutto, è il momento in cui comincia il conto alla rovescia per la Premier League 2023/2024: mancano meno di cinque settimane a Burnley-Manchester City e questo già mi fa stare molto meglio. Non solo, quest’anno la finale di Champions League si giocherà a Wembley, e penso sia scontato che noi inglesi faremo il bis. E a proposito di calciomercato, dalle nostre parti appassiona molto la vicenda del portiere del Manchester United. I Red Devils, freschi del colpo Mount a cui è stata pericolosamente (per lui) data la maglia numero 7, vorrebbero prendere Onana e scaricare De Gea. L’Inter non molla, lo United rilancia ma non troppo, e in tutto ciò il portiere che ha difeso la porta di Old Trafford per tanti anni, indossando anche la fascia da capitano, ha il contratto scaduto. Ma soprattutto ha ceduto anche lui all’ultima moda comunicativa dei calciatori: i tweet o i post su Instagram enigmatici, le emoticon usate per esprimere disagio, le foto postate per dire e non dire. Brozovic è stato maestro nei giorni della trattativa con i sauditi, De Gea due giorni fa ha twittato l’emoticon di un giocoliere, dando ai giornalisti e ai tifosi di che scrivere per un po’. Cosa vorrà dire? Che lo United è un circo? Oppure era un messaggio più filosofico, una riflessione sull’equilibrio precario della vita? Cinque giorni fa aveva twittato “Life is beautiful”. Qualche giorno prima un faccino che sbadiglia. Da giorni gli esegeti sono al lavoro per scoprire l’arcano, così come sono pronti – in Italia soprattutto – a fare prime pagine sui like di un giocatore ai post di altre squadre. Su questo ha ragione De Gea: che giramento di palle.