Ventiquattro ore a pattinare a Le Mans
La velocità di crociera con i pattini tradizionali può arrivare a una media di 27km/h, con quelli in linea si sale anche a 40. In discesa si viaggia: 70-80km/h. Si corre da soli, in coppia o in squadre alla 24 heures rollers du Le Mans
Altro che New York, la vera città che non dorme mai è solo una: Le Mans. Che si tratti di motori o di uomini, il regno della 24h non lo troverete da nessun’altra parte. Questo weekend tocca ai roller, figure mitologiche, metà uomini e metà pattini, atleti capaci di restare in equilibrio sulle rotelle per ore. Qualcuno addirittura per ventiquattro di fila, appunto. Saranno loro a darsi battaglia sulla pista Bugatti, un circuito di quattro chilometri versione ridotta della più famosa Sarthe che usano per la 24h delle automobili. Oltre 2.000 partecipanti da tutto il mondo divisi in tre categorie saranno presenti alla 24 Heures rollers: solo, duo, team da 10. Dall’Italia sono partiti in 40, ci sono tre squadre e tutte si sfideranno per provare a prendersi la gloria. Nel 2019 rinviarono la manifestazione per il troppo caldo (l’asfalto superava i 45 gradi). L’anno dopo è toccato al Covid. Sia nel 2018 sia nel 2022 il titolo quad se l’è sempre preso l’Italia. A vincerlo è stato il team “Qui quo quad”.
Questo mondo a rotelle è pieno di campioni. Quasi tutti i quad roller sono figli degli anni 70 e 80, ragazze e ragazze con la passione per i roller si sono dati appuntamento qui, per testare la magnificenza di una competizione durissima. "Molti di noi si sono ritrovati grazie a Facebook. Da ragazzi pattinavamo tutti, poi ci siamo persi di vista. Da qualche anno invece ci siamo ritrovati e andiamo a fare queste competizioni". I coach azzurri sono Stefano Mazzarini e Stefano Melandri. Invece Cinzia Lodi è una delle coordinatrici per il nostro paese. E’ lei (ma non solo lei) che tira le fila dentro i paddock, lì dove di solito riposano bolidi adesso ci sono gli atleti. Le Mans è un posto magico. Ma la competizione è competizione e tutti vogliono fare bella figura. Le tipologie di pattini ammesse sono due: in linea (cioè le rotelle una in fila all’altra) o quod (i classici pattini, quelli tradizionali). Lo scopo della competizione è fare più giri degli altri. Ma arrivare a 24h è lunga, lunghissima, infinita. E la tattica è decisiva. Per i team vale quasi tutto: ci si può dare il cambio a ogni giro o magari ogni tre, ma per chi partecipa da solo è tutta un’altra storia. "Devi misurare le tue forze, c’è una salita, Dunlop, che fa la differenza. Come ogni gara di endurance conta la tenuta".
Il sonno non è il problema principale. Ai piedi il rischio di vesciche è altissimo. Molti di questi pattinatori usano attrezzi in carbonio, forgiati su misura con un calco del piede. Possono costare 400, 800, anche 1.000 euro. La posizione del piede è decisiva, ma lo sono anche i cerotti applicati nei punti strategici. La velocità di crociera con i pattini tradizionali può arrivare a una media di 27km/h, con quelli in linea si sale anche a 40. In discesa si viaggia: 70-80km/h. C’è il problema della partenza. Pattinatori da una parte, pattini d’altra della pista: al via si corre, ci si infila i roller e poi comincia la corsa.
Il team “Qui quo quad” vanta gli atleti più esperti. Ci sono Stefania Ghermandi (11 titoli mondiali, 22 europei, 69 italiani), ma anche Massimo Muzzi, Paola Cristofori, Michele Cicognani, Sergio Melilli. Nei box potete trovare atleti come Mirco Pancaldi. E per la parte in linea (team XXX Master Team) l’uomo di punta è Luca Bagnolini (15 titoli italiani, 8 europei e 1 mondiale più un record del mondo di velocità), figlio dell’uomo che il pattinaggio a rotelle lo ha diffuso nel nostro paese.
L’unico azzurro in gara che parteciperà da solo è Stefano Bertasini, 62 anni, impiegato tecnico che progetta serramenti in alluminio. Dopo Le Mans andrà a fare gli Europei Master. "Ho partecipato anche l’anno scorso, ma l’avevo fatta con un compagno. Nel duo siamo arrivati quarti. Quelli davanti a noi facevano 47 anni in due, noi 120. Ma abbiamo tenuto duro". Stefano fa parte del Roller Club Scaligero, allena venti ragazzi tra gli 8 e 15 anni. C’è passione, ma lo sport in Italia non è così diffuso. "La voglia di fare questo sport è sempre stata tanta - racconta - avevo cominciato da ragazzino, ho ripreso in età avanzata". Bertasini vuole tentare di arrivare in fondo. "Mi sono fatto la mia strategia, ma non so se funzionerà". Riassunta è semplice: non dormire mai. Ma girare 24h per una pista di quattro chilometri si può? L’anno scorso (in due) fecero 137 giri, quasi 600 chilometri di girotondo sui roller. "Avevamo usato la tattica del microsonno, piccoli pisolini di 20’. Magari ne farò uno, vediamo".