La nuova scommessa di Eusebio Di Francesco
Dopo qualche insuccesso di troppo l'allenatore ritrova una panchina di Serie A a Frosinone. Cosa aspettarsi dall'ex tecnico di Sassuolo e Roma
C’era una volta Eusebio Di Francesco modalità enfant prodige, allenatore moderno e attraente, tutt’ora detentore del miglior piazzamento in A del Sassuolo, e da quelle parti, in seguito, è passato anche uno come Roberto De Zerbi. Seguace di Zeman senza assecondarne gli eccessi, profeta del 4-3-3 e di una squadra corta, che nell’anno del sesto posto neroverde riuscì a blindare la porta con 40 gol subiti a fronte di soli 49 segnati: numeri tutt’altro che zemaniani. Poi era arrivata la Roma, terra promessa, la piazza che gli aveva mostrato la grandezza quando era un calciatore abituato alla provincia. Sembrava pronto per il salto, per far passare nello spogliatoio anche i concetti di altri allenatori avuti nel corso del cammino: da Marcello Lippi, avuto ai tempi della Lucchese, a Fabio Capello, l’uomo del terzo scudetto romanista. Un’esperienza, quella alla guida dei giallorossi, segnata da alcune scintillanti notti europee (Chelsea, Shakthar, Barcellona) e una continuità di gioco mai trovata per davvero, fino all’esonero dopo poco meno di due stagioni.
Dall’ultima panchina di Di Francesco con la Roma sono passati poco più di quattro anni (marzo 2019, 3-1 a Oporto), sembra una vita. In mezzo, ha raccolto tre esoneri, tutti brucianti: tre punti in sette giornate alla Sampdoria, poi rigenerata da Ranieri; tre vittorie in 23 partite a Cagliari, poi salvato da Semplici; la miseria di tre sconfitte in altrettante giornate al timone di un Hellas poi condotto in porto in maniera brillante da Igor Tudor.
La rincorsa di Di Francesco riparte dalla Ciociaria: il passo indietro di Fabio Grosso, artefice della promozione, gli ha spalancato le porte del Frosinone. A scommettere sul suo rilancio è stato Guido Angelozzi, direttore sportivo che aveva già incrociato la strada di Di Francesco a Sassuolo. I quasi due anni di stop gli hanno lasciato addosso una voglia di spaccare il mondo che sta emergendo nelle sue prime interviste: “Mi piacerebbe vincere la Champions a Frosinone, ossia raggiungere la salvezza”. Il club, infatti, è all’inseguimento della prima permanenza in A della sua storia: nelle due occasioni precedenti si innescò il classico effetto yo-yo, con la discesa immediata dopo la conquista della massima serie.
Per delineare le ambizioni del Frosinone bisognerà attendere il mercato, anche perché le primissime mosse hanno tolto a Di Francesco diversi dei pilastri della promozione: Boloca e Mulattieri sono finiti al Sassuolo, anche se percorrendo strade opposte, mentre Lucioni ha portato le sue doti difensive e da “amuleto promozione” a Palermo insieme a Roberto Insigne; il prestito di Moro si è concluso, Rohden è svincolato. Il cantiere Frosinone, dunque, riparte proprio da Di Francesco e dai primi acquisti (Marchizza, Harroui, il ritorno di Turati tra i pali) e dalle sue idee di gioco: desta curiosità lo sviluppo che potrebbe avere Giuseppe Caso, tra i migliori della scorsa annata, esterno d’attacco elettrico che sembra fatto dal sarto per il calcio del tecnico abruzzese. L’inizio di una vita nuova, dunque. Per il Frosinone e, soprattutto, per Di Francesco, che non potrà più essere enfant, ma spera almeno di tornare ad avere i contorni del prodigio.