Il Foglio sportivo
Perché Paltrinieri è il miglior atleta italiano di quest'epoca
Il nuotatore colleziona medaglie in vasca e in mare. Sa essere feroce con la faccia da bravo ragazzo
Paragonare campioni di sport e periodi diversi è un gioco pericoloso, ma spesso irresistibile. È una vita che ci chiediamo chi fosse meglio da Pelé e Maradona: ognuno ha la sua risposta e i suoi buoni motivi per sostenerla. Quando però ci si trova di fronte a Gregorio Paltrinieri viene spontaneo affermare che è il miglior atleta italiano di quest’epoca e forse anche di tante altre. Lui nuota. Non corre, non pedala, non salta, non gioca con una palla, una pallina o un pallone. Nuota e basta. In piscina e in mare. Contro gli avversari, contro le meduse e qualche volta come ai Giochi di Tokyo anche contro il suo corpo che si era ammalato. Ha cominciato a tre mesi, ha dribblato l’infatuazione adolescenziale per il basket, poi si è rituffato. È da quando aveva 16 anni (ora e ha 28) che non buca una stagione. Tra il 2016 e il 2018 è stato contemporaneamente campione olimpico, mondiale ed europeo dei 1.500 stile libero e non contento di accumulare chilometri in vasca si è messo a sfidare anche il mare riuscendo a vincere anche lì tanto da sognare una doppietta dorata 1.500 stile libero – 10 chilometri in acque libere ai Giochi di Parigi tra un anno. Ha rilanciato la sfida. Mai accontentarsi. Come Kobe, il suo idolo assoluto, uno che non si stancava mai di allenarsi per migliorare anche quando era già il migliore.
Proprio come Greg che oggi è il miglior atleta italiano, non solo il miglior nuotatore. Ha trasformato in gare sprint le maratone del nuoto. Prima nuotava i 1.500 metri a perdifiato, poi grazie anche al mare, ha imparato a gestirsi, a usare la testa come braccia e gambe, ma è capace di sprintare negli ultimi 100 metri dopo essersene già messi 1.400 sulle spalle che con sono quelle di un uomo normale, ma di un ragazzo che fatica in piscina al ritmo di 5 ore al giorno per 6 giorni la settimana, da quando ha cominciato a nuotare. E quando il sapore del cloro non gli bastava più, ci ha aggiunto quello del sale. Una bracciata dietro l’altra. Senza sapere che cosa significhi la parola fatica. Quando nuota ha un solo obbiettivo, arrivare prima degli altri al traguardo. Lo fa con la ferocia tipica dei grandi campioni. Viene da una terra che ama le auto, ma lui non va a motore però nuota come Schumacher correva. Si prepara con ossessione, studia le gare prima del tuffo esattamente come Michael prima del semaforo verde, poi riesce a mettere uno sprint dietro l’altro per 1.500 metri un po’ come Schumi in certe gare metteva un giro da qualifica dietro l’altro. Se fosse un videogioco sarebbe uno sparatutto, anche se ultimamente, con gli anni che passano, gli avversari che migliorano e lo conoscono, sa anche diversificare. Riesce a metterci un pizzico di fantasia in uno sport che può sembrare di una noia mortale. Una volta ha detto in un’intervista “Sono nato e cresciuto in un ambiente super competitivo in cui mi vedevo come un eroe dell’Odissea che doveva raggiungere vette impossibili”. Ma raggiunta quella vetta e gustata la felicità per una manciata di secondi, era già pronto a rituffarsi in una nuova sfida. Con quella faccia da bravo ragazzo, quell’hobby da persona normale (la fotografia), quella passione dei suoi coetanei (il basket Nba), quella fidanzata campionessa come lui (Rossella Fiamingo), ma soprattutto con un’infinita voglia di vincere.