La “miccia” di Paltrinieri. L'Italia è campione del mondo nella staffetta in acque libere
“Ho l’impressione che per avere stimoli è come se avessi bisogno di una delusione”. Con Barbara Pozzobon, Ginevra Taddeucci e Domenico Acerenza ha conquistato la medaglia d'oro nella 4x1500. Era da 21 anni che gli Azzurri non riuscevano a salire sul gradino più alto del podio
Lo sport ti dà sempre un’altra possibilità. Sta a te decidere come impiegarla. Lo scorso weekend, nella notte italiana tra sabato e domenica, Gregorio Paltrinieri ha inaugurato il suo Mondiale di nuoto a Fukuoka (Giappone) arrivando quinto nella 10 chilometri in acque libere. Niente podio, niente pass olimpico. “Ho avuto dei problemi di salute durante tutta la stagione. Mentalmente ci sono, fisicamente no. Da gennaio mi sono fermato sei volte, mi mancano sei settimane di allenamento”. Due giorni più tardi, tra lunedì e martedì, nonostante un virus gastrointestinale che l’ha debilitato a una settimana dall’inizio del Mondiale, Paltrinieri è riuscito a vincere la medaglia d’argento nella 5 chilometri. “Ho l’impressione che per avere stimoli è come se avessi bisogno di una delusione. Così si accende la miccia. Mi arrabbio, la prendo sul personale”. Questa notte ha scalato un altro gradino: insieme a Barbara Pozzobon, Ginevra Taddeucci e Domenico Acerenza, Paltrinieri è diventato campione del mondo della staffetta 4x1500 in acque libere. L’Italia è tornata a imporsi nella gara a squadre 21 anni dopo l’oro di Sharm el-Sheikh 2002.
“Greg ha bisogno di una mazzata prima di accendersi? Bene, gliela darò io in allenamento”, scherzava Acerenza dopo la 5 chilometri. Scherzava ma non troppo. Vi ricordate cosa successe l’anno scorso al Mondiale di Budapest? Nella sua prima gara, Paltrinieri arrivò quarto negli 800 stile libero. Poi nei 1500 stile libero, l’ultimo giorno, entrò in finale con il settimo tempo, il penultimo utile. Corsia uno, quella degli outsider. E da lì vinse l’oro con la seconda miglior prestazione della storia, 14’32’’80. “Prima della gara i miei amici mi dicevano che ero quotato a 26 e ho pensato: ma come si permettono! Allora è finita tutta la fiducia in me?”. Un’altra delusione. Un’altra miccia. Un altro trionfo.
Di questo serbatoio di motivazioni extra parla anche Federica Pellegrini nel suo ultimo libro Oro (La nave di Teseo, 2023). “A volte serviva un episodio che mi facesse risalire la cattiveria”, scrive. “Un innesco”. La metafora è sempre quella. “Come quando Thomas Ceccon, rispondendo a una domanda della Gazzetta dello Sport, disse che Federica Pellegrini andava avanti a nuotare solo per immagine. Dopo quella battuta ho vinto altri due Mondiali e mi sento di ringraziarlo, perché è stato un buon innesco”. O come quando all’Olimpiade di Pechino 2008 sbagliò la prima gara, i 400 stile libero, finendo quinta, e poi si prese l’oro nei 200 realizzando anche il nuovo record del mondo.
Dev’essere una caratteristica dei fuoriclasse questa della miccia, dell’innesco. Simona Quadarella ha sbagliato i 1500 stile libero all’Olimpiade di Tokyo (quinta) e dopo ha reagito vincendo la medaglia di bronzo negli 800. Stesso copione l’anno scorso a Budapest. Quanto conta la testa nello sport, eh. Ne ha parlato qualche giorno fa anche Martina Carraro alla trasmissione “Swim2u”: “Quando ho letto il libro di Federica mi sono ritrovata molto nel discorso della miccia. Ci sono dei momenti in cui capitano certe cose che ti accendono. A me è successo l’anno scorso all’Europeo di Roma con l’argento nei 200 rana dopo l’esclusione dalla finale dei 100. Se le due gare fossero state alternate, quella medaglia non l’avrei mai vinta”.