Il Foglio sportivo - That win the best
E' iniziato il Mondiale di calcio femminile ma non se n'è accorto nessuno
E' più interessante discutere dei messaggi inclusivi sulla fascia da capitano usata dalla Nazionale inglese che non di schemi o gioco. Appassiona invece il calciomercato italiano che finirà con l'arrivo dei sauditi a comprarsi tutto e tutti
Per una volta vi invidio. L’altro giorno ho faticato a trovare sulle homepage dei giornali sportivi italiani le notizie sul Mondiale di calcio femminile che, divertente come un blackout di quartiere mentre sei sotto la doccia, è iniziato giovedì. Mentre il Guardian dà alla Women’s World Cup lo stesso spazio che Tuttosport dà alla Juventus, la notizia delle vittorie di Australia e Nuova Zelanda femminili giovedì su gazzetta.it veniva dopo le notizie false di calciomercato, le schede dei nuovi mirabolanti acquisti di Juve, Inter e Milan, dopo le imprescindibili cronache delle amichevoli estive, dopo la Formula 1, il Tour de France, persino dopo la 500 rubata a Christian De Sica, il Gazzaquiz, i consigli del Fantacalcio, la notizia del passaggio di proprietà della Reggina, la rissa sulla spiaggia della Maddalena per un gommone troppo vicino a riva (sezione “Gazza motori”, giuro), addirittura dopo l’aneddoto storico su un “pederasta” cacciato dai fascisti nella Juve degli anni Trenta.
E mi sembra giusto. Del Mondiale femminile frega il giusto a pochi (tanto che si fatica a vendere i diritti tv e persino qui da noi si fanno appelli a sostenere finanziariamente un sistema che non si regge in piedi), e ovviamente si parla più dei messaggi inclusivi sulla fascia da capitano usata dalla Nazionale inglese che non di schemi o gioco. Per non sbagliarsi, ne hanno scelte otto diverse per ogni partita: si comincia oggi con la fascia Unite for inclusion, poi venerdì prossimo tocca a Unite for Indigenous People e poi a Unite for Gender Equality. Se l’Inghilterra dovesse andare avanti nel torneo sono già pronte, nell’ordine: Unite for Peace, Unite for Education For All, Unite for Zero Hunger, Unite for Ending Violence Against Women e Football is Joy Peace, Hope, Love & Passion. Insomma, anche qui il calcio è una scusa per educare il popolo ai valori buoni e giusti.
Speravo almeno in un Unite for The Ball is Round ma niente, dovremo aspettare i maschi per quella. O i telecronisti del nuoto di Raisport, naturalmente, ai quali vorrei subito offrire una mezza dozzina di pinte e abbracciarli chiedendo loro perché sono così scemi. È chiaro che si fa il tifo per le ragazze inglesi, che vinceranno il Mondiale, ma niente di serio. Nell’ennesima estate più calda della storia dell’Universo in cui il metro di giudizio per quantificare il caldo è “non ho mai sudato così tanto” mi appassiona di più il calciomercato, e ho detto tutto. Lo seguo ascoltando il consiglio degli esperti di bere molti liquidi: ho una scorta di birra in fresco che basta fino all’inizio della Premier League. Ammetto di essere affascinato dagli acquisti delle big italiane, impegnate da giorni a farsi i dispetti comprandosi a vicenda gli ex: fatta per Cuadrado all’Inter, ballano Lukaku alla Juve, Morata tra Roma e nerazzurri, Kessie alla Juve. Tanto poi alla fine arrivano i sauditi e si comprano tutti loro.