(foto Ap)

il foglio sportivo - il ritratto di bonanza

Il lato comico dei soldi arabi nel calcio

Alessandro Bonan

Questa montagna di soldi, questo mare, ma che dico questo deserto di soldi, mi fa morire dal ridere e non riesco a guardare un arabo senza mettergli in faccia la maschera di Andy Luotto

Non sono un esperto di questioni economiche, quindi non leggete questo articolo, fatevi una passeggiata nel parco, un tuffo nel mare oppure una pennichella se avete già pranzato. Adesso che vi ho avvertito posso dire tutto quello che voglio a proposito di quanto sta succedendo nel calcio, con il vento del deserto che, insieme ad una pioggia sporca, sta posando sopra il pallone una quantità di dollari senza senso. Questa follia finirà nel nulla, dopo aver portato un sacco di soldi nelle tasche dei giocatori, dei relativi procuratori e di molti presidenti. Gli arabi si divertiranno con il giochino per un po’, poi si stuferanno e passeranno al frisbee. Nel frattempo il calcio europeo o  mondiale si sarà organizzato in leghe, contro leghe, super leghe, e i campionati nazionali avranno forse perduto un po’ di potere senza smarrire il fascino, perché quello appartiene alla sfera dell’innocenza che si nasconde dentro ognuno di noi. 

 

Quindi a chi mi chiede se sono spaventato dai soldi arabi, io rispondo che non lo sono, e anzi rido. Questa montagna di soldi, questo mare, ma che dico questo deserto di soldi, mi fa morire dal ridere e non riesco a guardare un arabo senza mettergli in faccia la maschera di Andy Luotto, che molti anni fa si produsse in una parodia del popolo del deserto che gli provocò parecchie noie, comprese molte minacce di morte. Potrei chiudere qui l’articolo senza approfondire troppo (se approfondisco affogo). Aggiungo, con un rimpasto di reminiscenze scolastiche molto confuse, che se è vero che le ideologie sono il prodotto delle classi economiche, quella araba, come classe (se classe è) fa tenerezza mentre l’ideologia che scaturisce da questo nuovo fenomeno economico e sociale, potrebbe avere, uso un prudente condizionale, il potere di staccare il calcio dal denaro per avvicinarlo al cuore. Sono un illuso, sì lo sono, ma sento di possedere la forza di farmi seguire da un esercito di persone, illuse come me. 

 

Mentre scrivo ripenso all’ultima notizia, il nuovo acquisto da parte dell’Al-Hilal dell’italiano Verratti (nella foto LaPresse con la seconda moglie Jessica Aidi). Pare che gli diano 30, anzi 50, ma forse 70 milioni all’anno, non mi ricordo bene e non è importante, dal momento che quando si esagera tutto diventa estremamente relativo. Insomma il centrocampista della Nazionale vestirà la maglia del club rivale di quello di Cristiano Ronaldo, l’Al-Nassr (che derby con la sabbia nelle scarpe!). Mosso da curiosità vado a controllare le medie di Verratti con il PSG e vedo che ha segnato la miseria di 11 gol in 416 partite con 61 assist. Media di circa 1 un gol ogni 40, e 1 assist ogni 7. Numeri spaventosamente bassi per cifre così spaventosamente alte, pensando oltretutto al fatto che Verratti ha trent’anni ed è spesso infortunato. E allora torno a ridere, e chissà quando smetterò di farlo. 

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