Il Foglio sportivo
“Non c'è stato un altro Rivera”. Intervista a Gianni Rivera
“Oggi guadagnerei come Messi. Ma resterei al Milan, non andrei in Arabia”. Gli 80 anni del Golden boy che vorrebbe sedersi in panchina: "Mick Jagger, Paul McCartney hanno la mia età e si esibiscono ancora. Mi piacerebbe esordire sulla panchina della Nazionale"
Buongiorno Rivera come festeggia i suoi ottant’anni?
“Da pensionato. Seduto, ma non in panchina”.
Non mi dica che davvero vorrebbe esordire come allenatore?
“Sono pronto a tornare in campo. Una volta facevo l’allenatore in campo. Adesso potrei farlo seduto in panchina, sarebbe anche più riposante”.
Ma 80 anni non sono troppi?
“Mick Jagger, Paul McCartney hanno la mia età e si esibiscono ancora. Il presidente della Casa Bianca ha 80 anni come me, anzi lui quasi 81. John Glenn era tornato sulla luna a 77 anni… Mica devo correre. Devo solo sedermi in panchina”.
Sorpreso che Gravina non l’abbia cercata per sostituire Mancini?
“Non so perché, eppure io gli ho detto che sono a disposizione. Non ho capito perché. Mi piacerebbe esordire in panchina su quella della Nazionale”.
Si dice che Tavecchio avesse pensato a lei dopo Ventura?
“Ci aveva provato, ma non avevo ancora il patentino e i professionisti del patentino hanno detto tutti di noi, anche se quella regola non è sempre stata applicata”.
Alluderà mica a Mancini?
“Così si dice…”.
Sorpreso di come è finita tra il ct e la Nazionale?
“Non l’ho capito. Forse ci stava pensando da tempo e doveva andarsene prima. Forse era meglio andarsene dopo la mancata qualificazioni ai Mondiali. Fabbri dopo la Corea si è dimesso… Lui era nelle stesse condizioni”.
Vuol dire che la Macedonia è stata come la Corea?
“Quasi peggio”.
Ma dopo Tavecchio non l’hanno più cercata?
“Io ho preso il patentino, mi sono presentato da Costacurta che era l’incaricato durante il commissariamento e mi sono proposto. Mi ha detto che non avevo esperienza. Non posso dirvi dove l’ho mandato …”.
Come le sembra il calcio italiano oggi?
“Mi sembra sia aumentata l’attività fisica e leggermente peggiorata quella tecnica. Bisogna allenarsi molto fisicamente, sono d’accordo, ma bisognerebbe allenarsi soprattutto tecnicamente perché se non si migliora la tecnica il calcio è destinato a morire. Se dobbiamo solo correre diamoci all’atletica”.
Ha ragione Platini quando dice che i numeri 10 non esistono più?
“Quando ho visto il numero 10 sulla maglia di un portiere (Lupatelli del Chievo) ho detto: qui è finito il mondo. Una volta il numero 10 aveva un significato”.
Ma c’è ancora qualcuno che gioca da 10?
“L’impressione è che non ci sia. Quando poi gioca la Nazionale giocatori con quelle caratteristiche non se ne vedono”.
Rivera oggi farebbe ancora la differenza?
”Ho l’impressione di sì, ma forse sono troppo interessato”.
Quante volte le hanno chiesto se c’era in giro un suo erede?
“Credo non l’abbiano ancora trovato. Non ci sono stati altri genitori bravi come i miei”.
Definisca Gianni Rivera.
“Uno nato per fare quello che doveva fare in campo. Mi hanno fatto esordire a 16 anni. L’allenatore dovette chiedere il permesso. Da lì non mi sono più fermato”.
Senza montarsi mai la testa?
“Purtroppo il denaro può dare alla testa. Sicuramente la mia famiglia mi ha aiutato molto con la grande passione di mio padre che mi ha trasmesso la sua voglia di giocare”.
Oggi troppi genitori più che trasmettere la passione, trasmettono la voglia di diventare ricchi.
“Se riesci a mettere piede in una squadra professionista sei a posto per la vita”.
Quanto guadagnerebbe oggi Rivera?
“Più o meno come Messi e questi qui”.
Il più forte mai incontrato?
“Su tutti Pelè. Se non c’era il calcio, lui lo avrebbe inventato. Era bravo perfino in porta”.
Meglio di Maradona?
“Lui aveva due piedi”.
E Rivera oggi accetterebbe un’offerta degli arabi?
“Per come sono fatto io credo che resterei al Milan tutta la carriera anche davanti a cifre formidabili perché mi basterebbe il giusto per vivere bene con la mia famiglia. Andare oltre certe cifre, andando a vivere in paesi che non conosco... No credo che continuerei a restare dove sono”.
Come le sembra il Milan di oggi?
“Non ho capito perché hanno mandato via Maldini, evidentemente il denaro vince sempre. Che colpa aveva lui se non gli davano i soldi per costruire una squadra vincente? Era bravo a fare il lavoro che faceva”.
Che campionato si aspetta?
“Ne hanno presi molti, ma non so cosa potranno fare. Aspettiamo e vediamo. Non chiedetemi pronostici scudetto. Non voglio fare brutte figure”.
Le piace il calcio di oggi?
“Non mi diverte. È troppo muscolare, poi cominciando andando indietro. Se ai miei tempi avessero ragionato così come facevo a fare gol alla Germania?”.
È d’accordo con Berlusconi che odiava la costruzione da dietro. Ma come mai non è mai scattato il feeling tra di voi?
“Bisognerebbe chiederlo a lui, ma ormai…”.
Va però detto che ha costruito un grande Milan?
“Coi mezzi finanziari che aveva… Ha fatto per un po’ quello che stanno facendo oggi gli arabi”.
Italia-Germania è il suo ricordo più bello?
“La vittoria più importante. Certo vincere il Mondiale conta di più, ma non l’hanno voluto vincere, non mi hanno fatto giocare la finale”.
Solo sei minuti, passati comunque alla storia.
“Non ho mai capito quei 6 minuti, con Mazzola avevamo fatto staffetta altre volte. È il ricordo che mi è rimasto di più sullo stomaco. Era la mia partita, con il Brasile era la partita fatta per me. Loro grande tecnica, io mi battevo alla pari. Ma l’ambiente non mi voleva”.
E il ricordo più bello con la maglia del Milan?
“I campionati vinti e quelli che potevamo vincere, ma non abbiamo vinto non solo per colpa nostra”.
Con la tecnologia di oggi il Milan avrebbe vinto di più?
“Avremmo vinto qualche partita in più e forse anche qualche campionato. La moviola in pratica l’ho inventata io: ricordate quella volta in tv alla Domenica Sportiva, anche se avrei preferito ci dessero quel gol sul campo… Adesso con la tecnologia gli arbitri sono obbligati a riconoscere gli errori”.
Ma perché ce l’avevano con il Milan?
“Non ho mai capito se si impegnavano o se eravamo noi a dare fastidio”.
Che effetto le ha fatto rileggere sul Corriere l’intervista che le aveva fatto Oriana Fallaci?
“Si era impegnata molto a mettermi in difficoltà, ma non c’era riuscita. Io mi sono difeso, ma poi ho chiuso attaccando. È finita in pareggio”.
Che ricordi ha della sua esperienza politica?
“Un bel ricordo, mi candidai con la Dc senza neppure prendere mai la tessera. È andata avanti fino a che un imbecille non si è inventato di cambiarmi collegio…”
Che giudizio dà a questo Governo?
“Aspettiamo che mantenga gli impegni presi in campagna elettorale. Tutti prendono impegni in campagna, poi quando devono governare se li scordano… e non ragionano più come prima”.
Quindi preferirebbe esordire in panchina che tornare in Parlamento?
“Non c’è dubbio. Con la politica ho chiuso”.
Vuole dire qualcosa a Mazzola che, proprio al Foglio disse che lui era più forte di Rivera?
“Ma dai, era una battuta. Chi mai potrebbe pensare seriamente una cosa così”.
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