Il Foglio sportivo - Il ritratto di Bonanza
I De Niro del calcio, Mourinho e Sarri da Oscar
Gli allenatori della Capitale si contendono il titolo di miglior attore, nell'attesa che un terzo interprete irrompa nella scena
Robert De Niro, il principe degli attori, il 17 agosto ha compiuto 80 anni. Happy birthday Bob, we love you. Della sua espressività ci restano tante facce, due su tutte: il sorriso stordito del fumatore di oppio in “C’era una volta in America”, e lo sguardo folle del protagonista di “Taxi driver”. De Niro è stato per oltre mezzo secolo la figura dell’attore per eccellenza. Tanto che da ragazzo, quando qualcuno di noi esagerava ad atteggiarsi, gli si diceva: “E chi sei, De Niro?”. Oggi, per quel che vedono i miei occhi abbagliati da mille suggestioni, ci sono due attori in panchina, in Serie A: José Mourinho (e vabbè era scontato), e Maurizio Sarri.
Il primo, uscito dall’Actor Studio di Setubal, il secondo proveniente dalla strada di Figline Valdarno, matrice neorealista. Mourinho tecnicamente è un attore fenomenale. Diciamo che non sbaglia una battuta, e la sua espressività, tra il saccente e lo spietato, resta una delle più convincenti della storia del calcio. Mourinho recita, e tu sai che lo fa, come sai che lo fanno tutti gli attori del cinema, eppure ogni volta sembra vero. Da qui la sua grandezza: portare un’innata professionalità sul palcoscenico, vincere la concorrenza sul set e candidarsi all’Oscar come migliore attore, lo Special One. Gli tiene testa Sarri, diversamente abile con il copione. Sarri improvvisa, dice quello che gli passa per la testa, usa un linguaggio di strada, composto di quella volgarità che a forza di ripetersi diventa arte, oltrepassando il limite della decenza con la spontaneità dei talenti, rendendo tutto estremamente credibile. Sono due stili opposti in un dualismo che funziona in quanto alimentato dalla loro diversità. Niente a che vedere, per esempio, con la rivalità tra lo stesso Robert De Niro, e i due quasi omologhi (mi scusino i sofisti del settore) Al Pacino e Dustin Hoffman, parecchio vicini nella recitazione (con Al Pacino un pizzico più ruvido).
Adesso che inizia il campionato e sembra un cinema all’aperto con dentro mille storie, alcune disgraziate, come l’addio improvviso di Roberto Mancini, altre di fantascienza come lo scambio a lungo dibattuto tra Lukaku e Vlahovic, godiamoci questa partita nella partita, Sarri contro Mourinho, nell’attesa che un terzo attore, irrompa sulla scena. Parliamo di Spalletti, che ha l’ambizione di cambiare in maniera repentina il corso della propria storia, elevando il suo rango, vincere con gli Azzurri dell’Italia e realizzare il film del secolo. Lucianone Nazionale, al cinema!