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Siamo seri, la terza maglia del Milan è uno scherzo

Jack O'Malley

Presidenti attenti, il caro prezzi imposto dagli arabi avrà delle grandi ripercussioni in futuro

È il weekend in cui ricomincia la Serie A, e mi dispiace per voi. Neppure una cantina piena di brandy o dieci giri di pinte pagate al pub potrebbero farmi superare un trauma del genere. Noto che la disperazione (o l’astinenza?) ha portato i giornali sportivi italiani a dare notizia dei risultati delle partite del campionato saudita, mentre dalle parti di Riad hanno preso sul serio Paolo Condò e chiedono all’Uefa una wild card per partecipare alla Champions League (date a Ceferin il tempo di fare due calcoli col commercialista e arriverà il “sì”, scommettiamo?). Ho sempre pensato che l’inferno fosse un posto orrendo, ma nulla in confronto a questo. Le squadre europee che vendono a peso d’oro i propri bidoni ai sauditi e con quei soldi rafforzano la propria rosa non hanno ancora capito che in questo modo avallano il “caro prezzi” imposto da re Salman, e che l’anno prossimo i soldi spesi oggi per un Frattesi non basteranno per comprare la maglietta di Pinsoglio. E a proposito di magliette, voglio brindare (con acqua minerale) agli stilisti del Milan per la terza maglia dei rossoneri, svelata giusto in tempo per scriverne in questa rubrica (grazie). Una maglia color vomito di unicorno che “celebra la cultura dell’inclusività e della diversity” e presentata da quattro modelli più fluidi di un editoriale della Stampa. Piacerà in Arabia Saudita, immagino. 

 

Il brindisi con la bionda (finalmente) lo faccio invece, mio malgrado, a Pep Guardiola, che con la Supercoppa europea ha dato il via all’ennesima stagione in cui le inglesi vinceranno se non tutto, molto. Poiché buon sangue non mente, mentre voi fremete per Inter-Monza e Lecce-Lazio io mi sono fatto un chilo di pop corn, ho rifiutato l’invito di andare vedere le partite da un’amica con l’aria condizionata, ho chiuso a chiave la porta di casa e mi appresto a un weekend lungo di passione che è iniziato ieri sera con Nottingham Forest-Sheffield United e finisce lunedì con Crystal Palace-Arsenal: in mezzo almeno un paio di sbronze con Tottenham-Manchester United, City-Newcastle e West Ham-Chelsea. 

 

Ah già, domani c’è anche la finale del Mondiale femminile, da cui noi inglesi siamo stati perseguitati dato che le nostre ragazze sono arrivate fino in fondo. Non me ne frega niente, ma in caso di vittoria ovviamente brinderò, e non solo perché ogni scusa è buona, ma perché qualsiasi cosa venga vinta dall’Inghilterra va festeggiata, donne o uomini che siano. Intanto alzo la pinta per Theo Walcott, che ha annunciato il ritiro dal calcio, ma soprattutto per Roberto Baggio, che intervistato da Sportweek si tira fuori dalla retorica degli ex giocatori – quelli che “non mi riconosco in questo calcio, ai miei tempi…” – e dice di invidiare tutti i giocatori di oggi. Bravo Roby, anche perché non fai quello che la sa lunga e ammetti di non sapere nulla di calciomercato, ma soprattutto sopporti ancora le domande sul rigore di Usa ’94 senza mandare a fanculo i giornalisti.

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