Il Foglio sportivo
Claudio Stecchi spera in un salto da medaglia. Così Giuseppe Gibilisco ha rialzato l'asta azzurra
“Dopo Tokyo ho ripreso Stecchi per i capelli facendolo lavorare in acqua. Oggi è da medaglia”. L'ex saltatore azzurro ci racconta cosa aspettarci dall'atleta italiano ai Mondiali di Budapest
Per capire chi è l’ex saltatore con l’asta Giuseppe Gibilisco – penultimo vincitore azzurro dei Mondiali di atletica a Parigi 2003 prima che il marciatore Massimo Stano colmasse un vuoto di 19 anni a Eugene 2022 – bisognerebbe andare un paio di giorni al campo scuola Pippo Natale di Siracusa a guardarlo in faccia, anzi a guadare le sue tre facce: assessore allo sport cittadino, allenatore di Claudio Stecchi (grande speranza di medaglia dell’asta ai Mondiali di Budapest) e Rambo siciliano di 44 anni con i suoi spericolatissimi hobby. Due giorni tipo, come quelli che hanno intrecciato la nostra intervista telefonica a cavallo del Ferragosto possono dare un’idea: il primo giorno un giretto di mezzora in deltaplano, in qualità di presidente del locale Avio club; il secondo giorno un sopralluogo tecnico al campo sintetico di allenamento tanto per scoprire che sono tre anni che l’impianto non prende acqua e che bisognerà intervenire subito per non farlo bruciare dal sole; poi un paio di sedute giornaliere con il figlio d’arte delle Fiamme gialle che ha eguagliato quest’inverno il suo primato italiano indoor dell’asta con 5,82. Infine alla sera qualche lancio col paracadute, l’altra delle sue passioni insieme alle moto.
Nel 2003, dopo un doppio record italiano dell’asta (5,77 e 5,82), festeggiò guidando la moto di Valentino Rossi sulla pista dell’Olimpico e un’altra volta volò in deltaplano da Formia a Siracusa. Ha messo la testa a posto ora che è entrato in politica?
“Con Valentino ho perso i contatti, qualche volta mi sento con Capirossi. E se devo dire la verità ho anche venduto la mia moto perché è più comodo girare in scooter. Ma nessuno può togliermi il deltaplano e il paracadute. Ricordo una festa a Matera in pieno Covid in cui chiesero agli invitati con quale mezzo sarebbero arrivati: chi scriveva auto, chi aereo, chi treno. Io indicai… deltaplano”.
Si dice che i saltatori con l’asta siano tutti un po’ spericolati. Sarà anche un assessore volante.
“Quando nel giugno scorso il sindaco Francesco Italia mi ha assegnato le deleghe allo sport e periferie, ambiente, tempo libero e tante altre cose ho subito detto che accettavo per aiutare la mia città. Sono stato definito l’assessore operaio. Chi mi conosce lo sa: io non mi fermo mai. Voglio rilanciare le aree in crisi della Cittadella dello sport, le piscine di Ortigia o gli impianti di Mazzarrona dove metteremo i metronotte a impedire i furti di rame. E poi è quasi ultimato il progetto del palaindoor dove sogno di creare una scuola dell’asta con tutti i migliori d’Italia”.
E veniamo all’asta allora. A Parigi 2003 si presentava non certo da favorito e invece si mise a giocare a poker con gli avversari sbancando tutto.
“Fu una sfida di sana pazzia. Alla vigilia in Svizzera avevo saltato solo 5.60 ma sentivo di essere al massimo della mia carriera. Quando sono sceso sul materasso dopo il secondo errore a 5,75 ho capito che per giocarmi le mie carte dovevo tentare l’azzardo. Avvertivo un crampo al polpaccio, ma dentro di me sentivo una velocità bestiale. Ero il primo del turno a saltare e chiesi al giudice di lasciarmi il terzo tentativo a 5,80. Temevo molto l’australiano Markov invece infilai alla prima prova 5,80, 5,85 e 5,90 e lasciai tutti stupefatti. Pochi avevano puntato sulla mia vittoria: guardai negli occhi il mio allenatore Petrov e chiamai a casa la mia mamma Francesca che è ancora la mia prima tifosa e a cui l’anno dopo ho regalato anche un bronzo olimpico”.
Il presente è Claudio Stecchi, trentaduenne fiorentino figlio d’arte che le ha tolto tanti record e viene da una serie di misure anche all’aperto (5,76, 5,80, 5,82) che denotano sicurezza. Che rapporto si è creato con lui?
“Diverso da quello che ho avuto io con Vitaly Petrov, l’allenatore di Bubka e Isinbayeva, con cui sono rimasto a Formia vent’anni esatti. Con Claudio, che ora si allena sempre più stabilmente con me al Pippo Natale e a Castelporziano, c’è invece un rapporto più fraterno. Abbiamo dovuto affrontare difficoltà quasi insormontabili, infortuni e operazioni a catena, dopo quasi due anni di stop avrei preferito che evitasse Tokyo ma lui voleva vivere l’atmosfera olimpica. Dopo la delusione l’ho ripreso per i capelli con tanti lavori di potenziamento in acqua finché non è tornata la motivazione. Il segnale è arrivato quando Claudio ha smesso di usare le aste leggere che io tenevo per l’allenamento e si è fatto passare quelle mie da gara, impugnando come me a 5,10. Da una media gara di 5,40 è passato a 5,70”.
Cosa può succedere a Budapest: mercoledì 23 mattina le qualificazioni, sabato 26 pomeriggio la finale?
“Innanzitutto bisognerà passare le qualificazioni dove servirà 5,75. Poi in finale Duplantis farà gara a parte mentre Nilsen, Lisek, Stecchi e un paio d’altri si giocheranno le medaglie. Io so che Claudio quando mi vede a bordo campo non sbaglia mai una gara”.
Ci sarà a Budapest?
”E come faccio a non esserci”.