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calcio europeo

L'AZ Alkmaar è diventata per la Serie A un mercato delle occasioni

Enrico Veronese

È da anni che la squadra olandese riesce a raggiungere l'Europa calcistica (o quantomeno gli spareggi) nonostante le continue cessione dei suoi giocatori migliori, che non sempre hanno reso all'estero quanto ha reso ad Alkmaar. Ora tocca, almeno in Italia, a Reijnders, Karlsson, Beukema e Chatzīdiakos

Di mode e scie fugaci è piena la storia del calcio. Ancor più nel mercato, dove le emulazioni muovono l’opera di parecchi direttori sportivi: interessante è quando l’infatuazione periodica coinvolge un’intera squadra, o parte di essa. Assai curiosa, una formazione che si piazza quinta e quarta negli ultimi due campionati nazionali, peraltro poco competitivi com’è considerata l’Eredivisie olandese, eppure durante l’estate sistema ben quattro dei propri pezzi migliori nella nobile quanto decaduta Serie A: è il caso dell’AZ Alkmaar, società di antico blasone (col suffisso ‘67 si affacciava nelle coppe europee a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta) e tuttavia recente gloria continentale, quale semifinalista della Conference League due stagioni orsono.

A prima vista, niente per cui gridare al miracolo: la conduzione tecnica di Pascal Jansen, subentrato ad Arne Slot quando costui scelse il Feyenoord, è impostata verso un 4-2-3-1 componibile, che ha attecchito anche nei Paesi Bassi vocati ultimamente al 4-3-3. Ciò che rende appetito l’ambiente frisone è un presupposto tipico di quelle parti, ovvero la versatilità dei propri elementi, allenati fin da piccoli a ricoprire svariati ruoli e a correre, correre molto. È quanto succedeva, mutatis mutandis, al Foggia negli anni Novanta, che ogni anno cedeva per rinnovarsi: e quasi mai gli interpreti ripetevano le stesse prestazioni fuori dal loro habitat. Sintomo che il prodotto di base valeva molto di più della somma delle parti.

Galeotto, in realtà, è stato il doppio successo che ha estromesso a sorpresa la Lazio: ma già nella sessione precedente il ds Max Huiberts era riuscito a piazzare Albert Gudmundsson al Genoa e Myron Boadu al Monaco. Nell’estate corrente, ecco una quaterna di uscite che da un lato sistemano i conti societari, dall’altro hanno reso l’improbabile Alkmaar una sorta di Mecca per chi può spendere relativamente poco e acquistare con soddisfazione. Le casse dell’AZ hanno incamerato quasi 40 milioni dalle cessioni di Tijjani Reijnders al Milan (20), Jesper Karlsson e Sam Beukema al Bologna (rispettivamente 11 e 5), Pantelīs Chatzīdiakos al Cagliari (2): l’affare sperano di averlo fatto soprattutto gli acquirenti, assicurandosi talenti che già non hanno tardato a mettersi in mostra.

Se la squadra emiliana è il partner privilegiato degli scambi, sommando la cessione di Denso Kasius in direzione opposta, l’arrivo di Reijnders al Milan rappresenta uno dei migliori trasferimenti a livello internazionale: il numero 14 - con tutto ciò che significa in Olanda - si è subito imposto per onnipresenza nell’azione (qualcuno ha detto Frank Rijkaard?), capacità di affondare in area, piede vellutato da assist e veloce sintonia con i reparti. Doti che lassù si sviluppano presto e facilmente, per inveterata cultura calcistica. Dopo tanto saccheggio, però, occorre ricostruire: e in rampa di lancio sta Vaggelīs Paulidīs, centravanti greco capace di 34 reti in 66 incontri, anch’egli per qualche giorno nel mirino di Giovanni Sartori.

Senza aver vinto alcunché, né apparentemente indicato una strada inedita, l’Alkmaar Zaanstreek - che annovera nella rosa i maturi ex nazionali orange Bruno Martins Indi, Riechedly Bazoer e Jordy Clasie, oltre al portiere della selezione australiana Mathew Ryan - continuerà ad essere l’alternativa low cost alle “botteghe care” (le big portoghesi, o l’Eintracht Francoforte con i trequartisti creativi Daichi Kamada e Jesper Lindstrøm) nella valorizzazione dei prospetti: perfetto esemplare del calcio-algoritmo che ogni anno prende e rivende, sostenendosi senza radici.

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