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Il miracolo di Pecco Bagnaia: "Dopo questo incidente devo solo dire grazie"
Uscire illeso dalla caduta di ieri a Barcellona forse è la vittoria più importante del campione del mondo. Che ora pensa già a tornare in sella
Pecco Bagnaia ha vinto 26 gare in carriera. La ventisettesima vittoria non andrà ad arricchire il suo albo d’oro, ma è quella che si ricorderà per tutta la vita. Perché si può anche vincere senza correre, proprio come ha fatto Pecco domenica a Barcellona. Non c’erano coppe o champagne ad aspettarlo al traguardo. Ma una Tac da cui usciva senza un ossicino rotto, dopo esser stato travolto dalla moto di Binder, un oggettino che pesa 157 chili. Quando la sua Ducati, la moto con cui ha conquistato il Mondiale lo scorso anno e sta comandando in questa stagione, è imbizzarrita ed è stato scaraventato sull’asfalto, dietro di lui è arrivata una mandria di moto scatenate al galoppo. Binder che gli era proprio dietro, non ha potuto far nulla per evitarlo. Gli è passato con le ruote sulle gambe. Questione di centimetri. Perché purtroppo sappiamo bene che cosa può succedere se la moto che segue ti passa sul collo o sulla testa. “E’ capitato tutto all’improvviso. Ho cercato di evitarlo: giuro impossibile”, ha detto quasi in lacrime Binder. Ma domenica c’era qualcuno che vegliava sulla pista di Barcellona, proteggendo chi stava correndo. Prima il volo di Bastianini, uno che quest’anno aveva già avuto i suoi problemi e ci ha rimesso il malleolo (almeno un altro mese di stop), poi quello terrificante di Bagnaia che è uscito sulle sue gambe dall’ospedale dopo aver tenuto tutti con il fiato sospeso per ore.
Non sembrava possibile che dopo quanto si era visto in diretta Tv, Pecco potesse rialzarsi e camminare senza una fratturina. La botta era stata forte, lui davvero si sentiva tutto rotto, ma gli esami hanno detto che di rotto non c’era proprio nulla. Il giorno dopo si sente ancora a pezzi. Ma provate voi a fare un doppio carpiato atterrando sull’asfalto e poi a vedervi una moto passare sulle gambe. Il dolore peggiore è quello rimediato al coccige, ma Pecco ha fatto sapere di voler tornare in sella già venerdì a Misano. I motociclisti ci hanno abituato a tutto ormai. Li abbiamo visti spezzarsi e risalire in moto il giorno dopo con chiodi, stecche, fasciature e borracce di antidolorifico. Ma una cosa è spezzarsi un braccio, una gamba, una spalla. Un’altra è fare i conti con la morte che ti guarda in faccia e poi cambia improvvisamente strada. Perché a Barcellona è successo proprio questo. C’è il frame dell’incidente che fa star male solo a guardarlo. Pecco è sdraiato per terra e dietro di lui vedi arrivare una ventina moto scatenate. “Oggi posso solo dire grazie”, ha postato domenica sera dal lettino dell’ospedale. Aveva anche la forza di sorridere. Ma poi c’è stato il ritorno a casa, l’incontro con la famiglia, con Domizia, la promessa sposa che le telecamere avevano inquadrato al box mentre impazziva di paura dopo aver visto l’incidente in tv.
“Non è stato un disarcionamento normale ed è molto difficile per me adesso dare una spiegazione a cosa sia successo. È stata una caduta molto strana e fortunatamente non mi sono fatto nulla di molto grave. Già nel giro di ricognizione avevo avvertito di avere poco grip al posteriore. Ora faremo di tutto per cercare di tornare in pista già la settimana prossima a Misano", ha spiegato Pecco domenica sera. Sta di fatto che l’idea di aggiungere una gara sprint ad ogni weekend del mondiale ha creato un effetto strano. Si sta chiedendo troppo a questi ragazzi. E le moto sono sempre più veloci con gomme che non sempre garantiscono il grip ideale (così sembra di capire dalle parole di Pecco). Insomma ci saranno da fare dei ragionamenti sul futuro della MotoGp prima che diventi troppo tardi.
Quando cadi ti consigliano di risalire subito a cavallo. Succede lo stesso anche se cadi dalla moto. Questi ragazzi lo hanno fatto milioni di volte da quando hanno cominciato, ma questa volta può essere diverso anche se non c’è nulla di rotto. Poter ripartire subito a mille è un vantaggio. Perché se uno sta troppo a pensarci e a rivedere quelle immagini, poi finisce con il cambiare idea. È umano che ti venga il dubbio di esserti giocato il tuo jolly e che la prossima volta il lieto fine toccherà a qualcun’altro. Incidenti così ti fanno capire che puoi essere infrangibile, ma non immortale.