(foto Ansa)

Il foglio sportivo

L'Europa è davvero unita solo per giocare a golf

Umberto Zapelloni

Montali spiega la Ryder Cup: “Non c’è nulla di simile nello sport. E’ una grande occasione per il brand Italia”

Tra una settimana le buche più famose di Roma non saranno quelle in cui si rischia di sprofondare camminando in città. Sta arrivando la Ryder Cup e milioni di persone in tutto il mondo parleranno di altre buche, quelle magiche del Marco Simone, primo (e probabilmente ultimo) campo italiano ad ospitare una manifestazione che va oltre il golf. L’Europa unita (compresi i fuggiaschi inglesi) contro gli Stati Uniti è una sfida che si vede solo qui. Immaginatevi che bello sarebbe in altri sport. Europa contro States nel basket una volta sarebbe stata ingiocabile, oggi sarebbe una partita pazzesca. Nel calcio non ci sarebbe storia, ma aggiungendoci il Sud America il divertimento sarebbe assicurato.

Inutile pensarci. Europa contro Stati Uniti è solo Ryder Cup, con tutti i suoi riti, le tradizioni e i colori. Ospitarla in Italia è qualcosa che solo quel sognatore di Franco Chimenti, il presidente della Federgolf, poteva pensare. Ha fatto la storia. Con la burocrazia italica abbiamo rischiato di rovinare tutto, ma ora ci siamo. Sono state asfaltate anche le ultime strade (dopo 15 anni verrà riaperta la Tiburtina) che non eviteranno ingorghi biblici, , nonostante l’avvicinamento al campo sia consentito solo alle navette autorizzate. Gian Paolo Montali, mitico coach del volley azzurro, è  il direttore generale del progetto Ryder Cup: “Chi lavora con me si meraviglia perché sono così tranquillo, almeno verso l’esterno, perché dentro sono un fuoco … ma per me l’abitudine all’evento è una cosa normale dopo aver giocato finali olimpiche, mondiali e di coppa campioni nella mia prima vita da allenatore. Sono abituato ad esser sotto pressione, non è che mi fa paura, mi sto divertendo molto. L’importante in questo ruolo è non farsi prendere dall’emozione e lasciarsi portare dal cuore, altrimenti si perde la lucidità. Per questo starò sette giorni in ufficio e non riuscirò a godermi l’aspetto sportivo. Stiamo lavorando su un milione di piccoli dettagli che sono quelli che faranno la differenza…”.

 

“In questi sette anni abbiamo rischiato di perderla almeno sette-otto volte. L’abbiamo ripresa per i capelli - racconta Montali - Perché è stato difficile farcela assegnare, ma ancora di più realizzarla con la spada di Damocle degli inglesi che ci chiedevamo cose da fare minacciandoci di portarla in Irlanda non avessimo rispettato le richieste.  Ora ci siamo.  Domenica notte abbiamo finito di asfaltare l’ultimo tratto, abbiamo fatto dei lavori inimmaginabili come quando in pieno Covid abbiamo dovuto abbattere con gli elicotteri cinque tralicci dell’alta tensione. Per la viabilità abbiamo fatto un lavoro basato su dati oggettivi, far anticipare alle 4.30 la corsa della metropolitana, aumentare il numero dei treni… alle 5.30 apriamo i cancelli. Ci sarà il monitoraggio continuo di stazioni e parcheggi con un grande sforzo da parte della Polizia che ci metterà a disposizione più di 300 persone per la sicurezza e la viabilità con il 70% degli ospiti che saranno stranieri. Arriveranno 50/55 mila persone al giorno”.

 

La Ryder Cup sarà un’enorme lente d’ingrandimento messa su Roma e sull’Italia. “Tra le varie legacy della Ryder, oltre a quelle economica, infrastrutturale, turistica, c’è anche quella sul Brand Italia. Rappresenta anche un volano per altri appuntamenti, come la candidatura di Roma per ospitare l’Expo 2030”. Non ci si potrà distrarre: “Finché non cadeva a terra l’ultimo pallone dell’ultimo set dell’ultima partita non tiravo mai su la testa e così i miei giocatori. Forse è per questo che alla fine riuscivamo a vincere”. Come spiegare la Ryder a chi non conosce il golf. Ci pensa Montali: “ Primo: è l’unica volta che gioca unita l’Europa contro gli Stati Uniti, è il momento in cui questa tanto vituperata Europa gioca insieme, compresi gli inglesi che se ne sono andati. C’è unità d’intenti per ottenere un risultato che sportivamente non sarà facile raggiungere. Secondo: è uno spettacolo vero e proprio, uno spettacolo nello spettacolo che va oltre la parte sportiva:  abbiamo costruito una vera e propria città su un campo da golf con otto hospitality a tre piani, tribune da 10 mila posti, il più grande merchandising mai costruito in una manifestazione sportiva, un palco per la presentazione pazzesco con uno spettacolo televisivo che arriverà in 800 milioni di case nel mondo. Guardiamola perché è un evento unico, mai fatto in Italia e che mai più si farà. E non dimentichiamo l’aspetto sportivo con questi grandi campioni che giocano di squadra e solo per l’onore di portare o tenere il trofeo nel loro continente”. Il primo appuntamento è per giovedì pomeriggio con cerimonia d’inaugurazione in diretta tv anche su Rai 2, oltre che su Sky che trasmetterà tutta la manifestazione con 50 ore di diretta e uno speciale l’Originale quotidiano.

 

“Dal punto di vista sportivo gli americani sono favoriti, ma come dicevo sempre ai miei giocatori, la carta non scende in campo. In campo ci vanno i giocatori con quella capacità di creare empatia dentro lo spogliatoio e fare la differenza”. Peccato non avere italiani dopo che gente come Costantino Rocca e i fratelli Molinari hanno scritto pagine importanti nella storia della manifestazione: “E’ il rammarico mio e del presidente Chimenti. Il sogno era avere un giocatore tra i 12, però lo sport è merito, quindi anche nello scegliere le wild card il capitano ha seguito le indicazioni del campo in questa stagione. Ha chiamato i giocatori più in forma. Abbiamo due vice capitani come i Edoardo e Francesco Molinari. L’augurio è che vedendo la Ryder tanti ragazzi comincino a giocare e chissà un giorno diventare campioni. Vogliamo ispirare una nuova generazione di giocatori. Noi dopo la manifestazione continueremo a promuovere il golf anche per raccoglierne l’eredità che ci lascerà. Il progetto Ryder non finisce qui, continuerà fino al 2027, anche se il mio contratto finirà il 31 dicembre”. E poi che farà Gian Paolo Montali nella sua terza vita? “Finalmente giocherò a golf. Sono anni che non ci riesco… Sono uomo vasto, contengo moltitudini come diceva Walt Whitman. Mi attirano le sfide. Vedremo. Per adesso fateci arrivare a domenica sera”.

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