Formula Uno
Verstappen trionfa a Suzuka. Ormai è irraggiungibile "nonostante" Perez
L’olandese diventerà campione del mondo per la terza volta consecutiva in Qatar tra due settimane: gli basterà arrivare quinto per chiudere la stagione
Se è vero che Suzuka non mente allora a Singapore non fu vera gloria. Piano con i verdetti, andiamo con ordine. La pista giapponese è, appunto, una pista. E su una pista i valori emergono sempre. Su un circuito cittadino, come quello di Singapore, sono potute accadere cose fuori dall’ordinario. Ma nella normalità della stagione 2023 Max Verstappen è quello che vince e gli altri quelli che spiegano. La direttiva n. 18 era stata indicata come la principale responsabile del ribaltamento delle gerarchie e Suzuka nelle predizioni era indicata come la Cassazione.
Ebbene, non c’è direttiva che tenga se alla guida della Red Bull c’è Max Verstappen. L’olandese diventerà campione del mondo per la terza volta consecutiva in Qatar tra due settimane, dove gli basterà arrivare quinto nella Sprint Race per diventare irraggiungibile anche prima della gara in terra d’Arabia con altri 5 Gp in calendario per chiudere la stagione. Intanto in Giappone i Tori austriaci hanno timbrato il loro titolo costruttori nonostante Sergio Perez. Il “nonostante” è d’obbligo per un pilota ormai al limite dell’imbarazzo. Suo e del team. Anche a Suzuka una sequela di errori indegni di una riconferma. Il messicano è partito male nel traffico, dopo una qualifica pessima, urtando Hamilton al via. Ai box per sostituire il musetto anteriore commette una leggerezza in uscita durante la safety car e prende cinque secondi di penalizzazione. Riparte la gara e urta Magnussen buttandolo fuori. Altri 5 secondi da scontare e altro musetto da cambiare. A quel punto Chris Horner decide di ritirarlo per la disperazione e mentre gli prepara il preventivo dei danni da pagare al carrozziere ecco la chiusura comica. Il pilota si toglie il casco al 14esimo giro e se ne va nel retro box. Lo scongelano al 40esimo, andandolo a cercare nel paddock, quando si accorgono che quei 5 secondi non erano ancora stati scontati e per regolamento era una cosa da fare subito per non doverli pagare la volta prossima. Il mesto rientro dura, ovviamente, solo un giro. Entra in pista, rientra ai box, sta lì 5 secondi e lo rimettono nel garage per la seconda volta. Una figuraccia in mondovisione che ha avuto per Red Bull la sola consolazione di essere più inquadrata dalle telecamere rispetto alla parsimonia con la quale la regia internazionale ha presentato al mondo i giri solitari di Verstappen. L’olandese vincerebbe da solo anche la classifica costruttori e non è pensabile che in Red Bull non si stiano ponendo la questione per la prossima stagione. Perez porta sponsor importanti dal Messico, pecunia non olet, ma a tutto c’è un limite. Red Bull ha la macchina migliore e il pilota migliore ma non può chiedere a Verstappen di vincerle sempre tutte.
Le buone prestazioni di Lawson in Alpha Tauri dovrebbero suggerire qualcosa. Dietro l’immarcabile Max (Hamilton aveva detto alla vigilia che se non avesse vinto con almeno 30 secondi di vantaggio sarebbe stato strano. Ne ha presi quasi 50) brillano le Mc Laren, una e solida certezza che anche le stagioni sbagliate si possono in parte raddrizzare. Norris e Piastri sommano 45 anni e la scuderia inglese si è cautelata con loro con lunghi contratti. Il vento delle ultime gare potrebbe dar loro la chance di recuperare la posizione sulla declinante Aston Martin (altra scuderia che ormai ha un solo pilota, Alonso) e portare a casa altri podi. Cosa non accaduta alla Ferrari, quarta e sesta con Leclerc e Sainz, senza infamia ma anche senza lode. A dimostrazione che fu vera gloria ma per una notte sola e che il gap dalla Red Bull di Max è ancora una voragine. Ombre sulla Mercedes, incapace di una corretta strategia e sempre alla ricerca di prestazioni che per la seconda stagione consecutiva non arrivano. Ci si rivede in Qatar tra 15 giorni per celebrare il nuovo cannibale del Motorsport. Aveva promesso di stracciare tutti dopo Singapore. L’ha fatto senza se e senza ma. Come fanno quelli di un’altra categoria.