ad amsterdam
L'Ajax ha smesso di essere l'Ajax. Alle radici delle difficoltà della fu squadra modello
I Lancieri sono 14esimi in campionato. Ma più dei risultati in campo pesa il cambio della politica di valorizzazione del vivaio. Domenica i tifosi dei Lancieri hanno lanciato in campo fumogeni e bengala prima di tentare l'assalto alla tribuna dove siedono i vertici societari
In Olanda lo chiamano già “il giorno più buio nella storia dell’Ajax”. E non è un’iperbole. Domenica i lancieri ospitavano il Feyenoord, per una delle grandi classiche dell’Eredivisie: a fine primo tempo perdevano 0-3, i supporter più facinorosi hanno interrotto il gioco a colpi di fumogeni e bengala in campo per poi assaltare lo spicchio di tribuna riservato ai vertici societari. Per ripristinare l’ordine, mentre il pubblico lasciava la Johan Cruijff ArenA di Amsterdam, è servito l’intervento della polizia a cavallo. La buona notizia è che non si segnalano feriti. Tutto il resto è caos. Nelle ore successive, il club ha convocato un vertice d’urgenza e ottemperato a una delle richieste più pressanti del tifo organizzato: il licenziamento del direttore sportivo Sven Mislintat, in carica da appena quattro mesi. “Non abbiamo ottenuto i miglioramenti sperati”, la spiegazione. Mentre una bandiera come Marco van Basten ha lanciato un appello per “fermare il calcio professionistico nei Paesi Bassi: immagini del genere non si devono vedere più”. Così l’Ajax, da squadra-modello che era, con un settore giovanile invidiato da tutto il mondo e che tutto il mondo aveva visto sfiorare la finale di Champions League nel 2019, all’improvviso si riscopre un’entità da cui prendere le distanze. Come si è arrivati a questo punto?
Dietro l’atmosfera fuori controllo, ci sono naturalmente i risultati sportivi. Oggi l’Ajax è 14esimo in classifica – peggior avvio stagionale dal 1965 –, è reduce da un deludente terzo posto e soltanto nel 2023 ha cambiato tre allenatori. L’ultimo, Maurice Steijn, non è ancora saltato perché la panchina scotta: finora nessun alto profilo ha dato disponibilità a lavorare in un contesto simile. Si sapeva che l’addio di Erik ten Hag, un anno e mezzo fa, avrebbe messo fine a un ciclo d’oro fatto di sei titoli e svariate imprese europee – su tutte, il 4-1 in casa dell’invincibile Real Madrid. Un periodo di assestamento era da mettere in preventivo. Il crollo verticale invece no.
I programmi di sviluppo contano, le infrastrutture da urlo pure. Alla fine però, a fare la differenza sono le persone. E ancora più di ten Hag, ce n’era una che ha segnato le fortune dell’Ajax da oltre un decennio a questa parte: Marc Overmars, ex attaccante della Nazionale e ora direttore sportivo. È stato lui a valorizzare campioni come Tadic e Ziyech, a scoprire i vari de Jong, de Ligt e van de Beek. Ha garantito sistematiche plusvalenze reali, allestendo rose ogni anno più competitive e facendo riassaporare ai biancorossi i fasti degli anni Novanta. Il guaio è che Overmars – reo confesso – si è rovinato per molestie sessuali nei confronti di alcune colleghe di lavoro: a febbraio 2022 ha ammesso “di aver varcato la linea rossa”, ha chiesto scusa e ha lasciato il club. Soluzione inevitabile. Le questioni giudiziarie dell’uomo non tolgono però i meriti del dirigente, che resta dannatamente bravo nel suo lavoro. Salutato l’Ajax, Overmars ha ricominciato in Belgio all’Anversa: nel giro di un anno ha riportato in città uno scudetto che mancava dal 1957 e centrato la prima storica qualificazione in Champions League.
I lancieri invece sono rimasti fermi. Letteralmente, perché il posto di Overmars è rimasto vacante per oltre un anno. Dopo estenuanti discussioni, il board ha deciso poi di virare su Mislintat – che in Germania aveva scoperto Lewandowski e Aubameyang – ma senza troppa convinzione: “La mancanza di supporto interno all’organizzazione è la ragione principale dell’esonero”, si legge nella nota di domenica sera. Nel frattempo la dirigenza superstite ha ceduto i suoi vecchi big e comprato male. Magari il mondo se n’è accorto soltanto dopo il triste epilogo contro il Feyenoord. Ma secondo i suoi tifosi, l’Ajax aveva già smesso di essere Ajax quando decise di spendere 22 milioni di euro per un difensore in arrivo dalla Scozia – Calvin Bassey – e svendendo – Peer Schuurs – uno dei migliori del suo vivaio. Come una squadra qualunque.