Foto tratta dalla pagina Facebook della Virtus Bologna

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La Virtus Bologna vince ancora la Supercoppa, sperando che questa volta sia solo antipasto

Umberto Zapelloni

Le Vu nere hanno battuto prima Milano e poi Brescia, conquistando così la sua terza Supercoppa di fila. La compagine guidata quest'anno da Luca Bianchi spera di fare meglio degli anni precedenti quando la coppa d'inizio stagione fu l'unico trofeo stagionale

La stagione del basket comincia sotto il segno della Virtus Bologna. Dopo aver stupito tutto con la cacciata di Sergio Scariolo a pochi giorni dal via della stagione, la società di Massimo Zanetti si è portata a casa i due trofei dell’anno: la Supercoppa maschile, battendo prima Milano e poi Brescia e pure quella femminile superando le campionesse d’Italia di Schio. Se per le ragazze è il primo trofeo nella storia della società, per la squadra maschile è un deja-vu, visto che anche le ultime due stagioni erano cominciate nello stesso modo. Siamo alla terza Supercoppa di fila, un bel modo di iniziare sempre che poi non rimanga l’unico trofeo alzato durante l’anno. Perché alla Virtus non può certo bastare. L’anno scorso a Zanetti non è piaciuto lasciare la Coppa Italia proprio a Brescia e poi perdere la finale con Milano e smarrirsi troppo presto in Eurolega. Quest’anno il budget è calato e da lì è nato il contrasto con Sergio Scariolo arrivato a rilasciare delle dichiarazioni che sembravano fatte apposta per farsi cacciare. Ma questo è un altro discorso.

La nuova Virtus è quella di Luca Banchi, miglior allenatore del Mondiale con la Lettonia. Il nuovo coach ha preso la squadra in corsa, una squadra costruita da Scariolo tra l’altro, e l’ha subito portata a vincere. Prima contro una Milano ancora troppo indietro per essere vera e poi con i padroni di casa della Leonessa Brescia che avevamo tanta voglia di portarsi a casa la coppa dopo aver eliminato in semifinale una Tortona un po’ troppo pallida.

Luca Banchi ha già in bacheca uno scudetto, quello vinto sulla panchina dell’Olimpia già targata Armani nel 2014, ormai dieci anni fa. È un allenatore cresciuto moltissimo, grazie anche alle esperienze all’estero. Zanetti ha scelto bene una volta deciso di licenziare Scariolo che evidentemente in Italia non riesce ad avere fortuna dopo che anche a Milano aveva chiuso male la sua avventura. “Questo è un gruppo sano che mi ha accolto bene, che ha lavorato con criterio e disciplina – ha detto Banchi - Siamo arrivati a questa competizione con quel pizzico in più di voglia di competere e di dimostrare. Dobbiamo prepararci a una stagione lunga, dura e con momenti di difficoltà, ma ci portiamo a casa queste vibrazioni positive".

Oggi la Virtus si presenta come la grande, se non unica, avversaria di Milano in campionato. Milano e Bologna fanno una corsa a parte. Anzi a dire la verità, Milano è addirittura di un altro pianeta per profondità del roster e budget a disposizione. Le manca soltanto un play che possa farla girare al massimo. Lo stesso difetto dell’Italia di Pozzecco. Bologna rappresenta l’unica alternativa. Difficile pensare ad una finale diversa da quella dello scorso anno. In finale con Brescia, la Virtus Segafredo ha fatto subito il vuoto viaggiando ad un altro ritmo fino al parziale di 21-0 del terzo quarto che ha definitivamente chiuso il discorso. Se l’eterno Belinelli è stato protagonista nella vittoria contro l’Olimpia, Toto Shenghelia è stato il migliore della finale. “Sappiamo quanto conta la Supercoppa – ha detto Beli - è sempre meglio iniziare con una vittoria. Abbiamo passato 10 giorni particolari, ma siamo stati uniti. Dobbiamo conoscere meglio il coach, ma ci ha trasmesso delle cose, dentro e fuori dal campo. Fiducia e tanta voglia di andare bene e vincere. Ho visto una squadra pronta a sacrificarsi. C’è tanto da lavorare, ma i presupposti sono buoni. Vedo il fuoco nei nostri occhi”. E quel fuoco può essere decisivo.

Domenica scatta la stagione. Sarebbe curioso non ritrovare Milano e Bologna a giocarsi lo scudetto in una finale che tornerà a giocarsi su 5 partite. Perché distruggere i giocatori di fatica non aveva senso.

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