Il foglio sportivo
La Ryder cup e il gioco delle coppie
La coppa si vincerà con la tecnica, ma soprattutto con il cuore. Lo spirito e l’europeismo hanno portato in passato a successi clamorosi
Due superpotenze a confronto in nome dell’Atlantismo. Con l’apertura della Ryder Cup ai giocatori non britannici, a partire dagli anni Ottanta, l’Europa è sempre più al centro del golf internazionale. I nostri si chiamano Victor Hovland, Rory McIlroy, Jon Rahm ma anche Matt Fitzpatrick e Ludvig Åberg, sono i figli dei diciannove campioni continentali che negli ultimi trent’anni hanno vinto tornei del grande slam contro gli americani, spostando il baricentro verso di noi. Si dice spesso che gli europei nella Ryder Cup hanno qualcosa in più. Lo spirito e l’europeismo hanno portato in passato a successi clamorosi grazie a Tony Jackson, Seve Ballesteros, Nick Faldo, Bernard Langer, Ian Poulter, emblematici per la capacità di fare gruppo e di esaltare il pubblico in una coppa senza eguali che trasforma una disciplina individuale in uno sport di squadra, a partire dalla formula della competizione.
I fourball del venerdì e sabato sono spesso decisivi per allungare sull’avversario, otto match, due europei contro due yankee, ciascuno gioca una palla, formula match-play, ogni buca un punto, si prosegue fino a quando una squadra non accumula un vantaggio incolmabile ma alla 18 può arrivare anche un pareggio. I più esaltanti però sono i foursome, una palla per coppia, si alternano i colpi, l’errore o la prodezza del compagno sono determinanti. Empatia, concentrazione, errore, scoramento, senso di colpa. Sta ai capitani mettere insieme i giocatori compatibili, non basta siano fortissimi. Jack Nicklaus e Tom Watson furono una coppia formidabile, fiducia infinita nelle capacità dell’altro, con Watson che a Royal Lytham nel 1977 rinunciò a un colpo lasciando che fosse Nicklaus, ben più lontano, a imbucare il putt della vittoria. Meno fortunata l’accoppiata Tiger Woods e Phil Mickelson, dritto e mancino, gioco lungo e gioco corto, invincibile solo sulla carta. Il contrario di Arnold Palmer e Gardner Dickinson, strana coppia che al più grande campione del dopoguerra affiancava un discreto professionista dell’Alabama, vinsero tutte le partite.
In attesa dei singoli di domani, il gioco delle coppie potrebbe determinare un vantaggio decisivo. Tutto dipende dalle scelte dei capitani Luke Donald e Zach Johnson, molti puntano sulla solidità di certi abbinamenti, Victor Hovland col giovane talento Ludvig Åberg, Shane Lowry con l’esordiente Sepp Straka, Tommy Fleetwood orfano di Francesco Molinari con Rory McIlroy ma anche Jon Rahm con un Tyrrell Hatton alla sua terza Ryder Cup. Nei foursome forse l’inedita coppia North Channel, Rory McIlroy e Robert MacIntyre, solo dieci miglia marine per connettere i villaggi nativi in Irlanda del Nord e Scozia. Gli americani puntano invece sull’ormai storico duo Jordan Spieth e Dustin Johnson così come su Xander Schauffele e Patrick Cantlay due punti nel 2021 a Whistling Straits, oggi forse con Rickie Fowler nei foursome. Chi affiancherà i rookie Wyndham Clark e Nicolai Højgaard? Le sorprese dell’ultimo minuto non mancheranno, i cambi in corsa sono spesso decisivi. Tutti sognano di ripetere alcune gesta del passato, tra gli europei quelle di Seve Ballesteros e José Maria Olazábal, 11 vittorie e 2 pareggi su 15 match, ancora conosciuta come la Spanish Armada, invincibile di fronte a qualunque avversario, coppia simbolo di una competizione in cui si vince con la tecnica, ma soprattutto con il cuore.