Serie A
La terza vita italiana del Papu Gomez è iniziata a Monza
L'argentino era svincolato, è tornato in Serie A agli ordini di Raffaele Palladino e sembra l’uomo giusto al posto giusto. Strano che questo matrimonio sia stato celebrato fuori tempo massimo, con il mercato chiuso da un mese
È bastata una sfuriata, verso la fine di Sassuolo-Monza, per far riaccendere di colpo i riflettori su Alejandro Gomez, ormai per tutti semplicemente “el Papu”, tornato in Serie A per vivere la sua terza vita italiana. La prima l’aveva spesa a Catania: Pietro Lo Monaco ne era rimasto folgorato e aveva consegnato al nostro campionato quella che sembrava solo l’ennesima aletta argentina, fisico minuto, grandissima capacità di andare via in dribbling con un primo passo bruciante, qualche gol e molti assist in canna. La fuga verso Kharkiv, sedotto dai milioni del Metalist, aveva stupito: a 25 anni, nel pieno delle sue forze, sembrava una rinuncia alla competizione. Dopo soli dodici mesi, però, il ritorno in Italia, all’Atalanta: una prima stagione complicata, una seconda decisamente più incoraggiante agli ordini di Edy Reja, quindi l’esplosione dirompente con Gasperini. Il Gomez che riabbracciamo oggi, due anni e mezzo dopo la rottura col Gasp e l’addio direzione Siviglia, è un trentacinquenne campione del mondo che dovrà inevitabilmente dosare i suoi strappi: sarebbe sbagliato e ingeneroso chiedergli l’elettricità che ne ha contraddistinto le fasi migliori della carriera, ma con la sua esperienza pare davvero un giocatore fatto dal sarto per il calcio di Raffaele Palladino.
Il balletto con un divertito Adriano Galliani è stato l’antipasto, il biglietto da visita, un po’ di spettacolo prima di mettersi in pantaloncini e scarpette: si era sussurrato il suo nome anche per l’Inter rimasta orfana di Arnautovic e non era stato un caso, considerando la datata passione di Simone Inzaghi per il Papu. L’infortunio di Caprari ha solleticato l’istinto del condor e Galliani si è mosso in prima persona per regalare al suo tecnico una risorsa in più sulla trequarti. È lì che Gomez dovrà infiammare la manovra del Monza, partendo da sinistra con la libertà di andare verso il centro e viceversa, associandosi con il talento di Colpani e con l’abilità di Colombo di giocare per la squadra. Palladino ha già speso parole al miele per l’argentino, sia nella conferenza stampa pre-Sassuolo, sia in quella post, quando ha spiegato con entusiasmo la decisione di gettarlo nella mischia con qualche allenamento sulle gambe nel momento in cui la partita s’era fatta bollente: “Papu è un giocatore fantastico. L’ho messo dentro al momento del bisogno e ha dato una grande risposta: sarebbe dovuto rimanere in panchina ma ho fatto una forzatura e mi ha dato grande disponibilità. Vogliamo ritrovare presto un giocatore davvero forte”.
In questa Serie A fangosa, in cui tante squadre hanno scelto la fisicità sulla tecnica, la scelta del Monza va in controtendenza: la formazione di Palladino vuole controllare il pallone – un anno fa ha chiuso terza per possesso palla, 31’20” di media, alle spalle solamente di Napoli e Inter, e quest’anno dopo le prime sette giornate occupa la stessa posizione ma con più di un minuto e mezzo aggiunto sul cronometro, 32’53” – e valorizzare il fraseggio. Aggiungere un giocatore del calibro di Gomez, che nell’esperienza agli ordini di Gasperini, in alcune occasioni, ha agito addirittura da mezz’ala, non fa che ribadire questa urgenza: il Papu sembra l’uomo giusto al posto giusto e anzi, pare quasi assurdo che questo matrimonio sia stato celebrato fuori tempo massimo, con il mercato chiuso da un mese, aperto solo per le firme degli svincolati.
E tornano utili le parole di Palladino, uno che da calciatore calpestava più o meno le stesse zolle di campo care al Papu e che nel presentarlo non è stato affatto timido quanto a complimenti: “Parliamo di un campione nella testa oltre che in campo. Noi lo dobbiamo mettere in condizione, poi a calcio sa giocare e conosce il nostro sistema di gioco: in allenamento gli ho visto fare ottime cose senza avergli detto nulla”.
La terza vita italiana è cominciata ieri: giocate pulite, un paio di sfuriate, l’esperienza al servizio dei compagni. Gli ingredienti sembrano quelli giusti per un successo.