Serie A
Il cuore giallorossoblu di Claudio Ranieri
Il Cagliari ha iniziato male questa Serie A. Il suo allenatore contro la Roma proverà a invertire la rotta. Nonostante le origini e il tifo
Anche per un cittadino del mondo, abituato a sentirsi a casa ovunque, non c’è un posto come quello in cui si è nati e cresciuti. Le radici romane (e romaniste) di Claudio Ranieri non sono mai state un segreto, lo hanno accompagnato mentre si faceva un nome nel calcio italiano, lui che nel vivaio giallorosso era cresciuto salvo poi trovare affermazione a Catanzaro, Catania, Palermo. Per anni, la sua carriera è sembrata ricalcare una canzone di Rino Gaetano, “Ad esempio a me piace il Sud”, perché da lì aveva iniziato a muoversi anche da allenatore. Vigor Lamezia, Campania Puteolana, quindi Cagliari, un amore così forte da essersi riacceso a 32 anni dall’ultima panchina rossoblù. Aveva portato gli isolani dalla Serie C alla Serie A in due anni e nel 1990-91 aveva vissuto una partenza da incubo nella massima categoria, tribolata proprio come quella di questi giorni. Certo, all’epoca c’era stato il successo in casa del Napoli campione d’Italia, in un girone d’andata chiuso però con la miseria di dieci punti in diciassette giornate.
Quella salvezza ottenuta con una rincorsa disperata, marchiata a fuoco dai gol degli uruguaiani Fonseca e Francescoli, è il precedente al quale si aggrappa un’intera piazza: in altre condizioni, con un altro allenatore, probabilmente si urlerebbe già all’esonero. Domenica sera, Ranieri dovrà mettere a dura prova il suo cuore. “Il bambino che è dentro di me è sempre tifoso della Roma: non l’ho mai nascosto e mai lo nasconderò. Poi sono un professionista e faccio il lavoro per la squadra che alleno”, ha detto al Corriere dello Sport, ammettendo che, per lui, Cagliari-Roma non sarà una partita come le altre. La affronterà senza sentirsi le spalle al muro ma sapendo che un avvio senza vittorie non è certo piacevole come una passeggiata al Poetto. Proverà a recuperare una delle poche note liete di questo inizio di stagione, Zito Luvumbo, e soprattutto cambierà portiere: troppo incerto Radunovic, protagonista della promozione dalla B, per poter continuare con lui. Ci ha parlato, gli ha spiegato la situazione, quindi ha preso da parte Simone Scuffet, ex enfant prodige del calcio italiano. Doveva andare all’Atletico Madrid a 18 anni, rifiutò convinto di aver bisogno ancora di crescere, finì per perdere il posto a Udine, casa sua. Da lì, un peregrinare senza meta: Como, Kasimpasa, Spezia, senza mai recidere il cordone ombelicale. È rinato nel momento in cui l’ha fatto, mettendosi alla prova all’Apoel prima e al Cluj poi, dimostrando di essere un portiere in grado di reggere la pressione anche sotto gli assedi europei.
Non si gioca tutto, Ranieri, ma di sicuro si gioca molto. Lo farà contro un suo vecchio rivale diventato nel frattempo amico, perché nulla più del tempo riesce a smussare le incomprensioni. Mourinho “è un grande, quando mi esonerarono dal Leicester si presentò in sala stampa indossando la tuta con le mie iniziali, che gli devo dire? Solo grazie, è un grande amico e un grande uomo”. Si erano scontrati quando Ranieri guidava la Juventus: “Ha la mentalità di uno che non ha bisogno di vincere, a quasi settant’anni ha vinto una Supercoppa e una piccola Coppa: troppo vecchio per cambiare mentalità”, lo aveva provocato il portoghese, ben sapendo che Ranieri, nel 2008, doveva ancora scollinare quota 60 anni. Adesso che è un settantenne a tutti gli effetti, abbraccerà Mourinho e proverà a non farsi fregare dai sentimenti davanti al giallorosso. Il Cagliari, prima di tutto.
Il Foglio sportivo - In corpore sano