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Scommettiamo che il nuovo "calcioscommesse" finisce in un nulla di fatto?
Ora i moralisti hanno un altro argomento per scandalizzarsi. La brutta figura della Premier che si schiera a favore di tutto, ma ci mette cinque giorni per non dire nulla su Israele
Non credo di essere pronto a un nuovo psicodramma sul calcioscommesse, con il contorno patetico di moralismo bacchettone alternato al giustificazionismo spinto, gli editoriali da “signora mia che vergogna i milionari che scommettono” e quelli che “è un complotto per colpire NOME DI SQUADRA A SCELTA TRA QUELLE IN CUI MILITANO I GIOCATORI I CUI NOMI STANNO VENENDO FUORI”. Sono inglese, scommetto anche su quante volte lo sgrulla il mio vicino di bancone al pub quando va in bagno dopo la sesta pinta, figuriamoci se mi faccio impressionare. E però che noioso già visto il blitz della Digos al ritiro della Nazionale per sentire Zaniolo e Tonali (che poi, se c’è un complotto semmai è contro la Premier League, dove giocano i due azzurri), che ridicolo doppiopesismo nei titoli degli articoli sull’ex romanista e l’ex milanista in cui si parla di malavita e in quelli degli articoli su Fagioli, pentito e che pensa solo al campo. Sono solo un vecchio ubriacone ma se dovessi scommettere – appunto – una birra su questa storia penso che finirà con poco o nulla (se vuoi mandare in vacca qualcosa, affidala a Corona), ma sarà un’ottima occasione per medicalizzare anche questo, giocare la carta della salute mentale, spiegarci che Fagioli & Co. sono le Jessica Rabbit del calcio – è la ludopatia che li disegna così – e trarre un avvertimento morale valido per tutti, mettere le responsabilità sotto il tappeto e trasformare in vittime gli eventuali colpevoli.
Un’operazione simile alla pilatesca e pietosamente tardiva dichiarazione della Premier League sull’attacco di Hamas a Israele. Date ai vertici del calcio inglese il premio Paraculi dell’anno, please: ci hanno messo cinque giorni per dirsi preoccupati dalla “escalation della crisi” in Israele e Gaza e condannare gli “orribili e brutali atti di violenza contro civili innocenti”, ma senza dire chi li ha commessi. È la solita storia: negli ultimi anni il calcio, in particolare quello inglese, è diventato un congresso permanente di un partito progressista, una ong che tra una battaglia e l’altra tira pedate a un pallone. Con sorprendente velocità la Football Association si è schierata per le vittime del terremoto in Marocco e dell’alluvione in Libia, per l’Ucraina e per le vittime degli attentati terroristici a Parigi, naturalmente per il clima, per i gay, per Black Lives Matter e così via: ha fatto politica, ha scelto di diventare protagonista delle questioni sociali e della politica globale. Eppure proprio dopo un vile attacco terroristico in cui oltre mille persone sono state trucidate si è chiesta se sia il caso di schierarsi, se non sia meglio pensare alle partite e basta, ha fatto distinguo e se ne è uscita con un comunicato che sembra una dichiarazione di Miss Universo (col pene o meno non importa). Forse bastava non schierarsi su qualunque cazzata prima, se poi si ha paura di farlo per una cosa seria. Ma non mi stupisce, nel calcio svenduto e sinistramente corretto di oggi. Per quel che mi riguarda, datemi la mia bionda e nessuno si farà male.