MotoGp
A Pecco Bagnaia le rimonte riescono benissimo
Domenica in Indonesia ha vinto scattando dalla quinta fila, sfruttando anche la caduta dell'avversario per il titolo, Jorge Martin. Il pilota italiano è tornato a guidare come sa e a riprendere la prima posizione nel campionato MotoGp.
Se nel motomondiale esistesse la maglia rosa nessuno vorrebbe indossarla. Fateci caso, appena Jorge Martin è diventato leader del campionato è finito disteso nella sabbia proprio mentre era in fuga verso una vittoria che avrebbe potuto indirizzare definitivamente il campionato. Ha sbagliato anche lui come spesso era capitato a Bagnaia quando il leader era lui. Nelle moto sembra quasi che la testa conti più del polso destro con cui si dosa l’acceleratore. Le vittorie partono da lì. Poi vengono il polso, il colpo d’occhio, le ginocchia che baciano l’asfalto e il coraggio.
A Pecco deve essere scattato qualcosa in testa. Quando era tredicesimo con Martin in fuga per la vittoria sembrava spacciato. La colonnina che segna in tempo reale la classifica del campionato segnava un distacco importante. Ma lui si è messo in carena. Ha pensato solo a fare la sua gara, a risalire la corrente sorpasso dopo sorpasso e alla fine quando avrebbe anche potuto accontentarsi di un secondo posto dopo la caduta del rivale, ha preferito prendersi qualche rischio e dare il colpo decisivo che gli ha permesso di portare a 18 punti il suo vantaggio.
Sarà un caso, ma a Pecco le rimonte riescono benissimo. L’anno scorso ha vinto il Mondiale recuperando 91 punti, un distacco che sembrava impossibile e riscrivendo la storia del campionato. Domenica in Indonesia ha vinto scattando dalla quinta fila come sull’asciutto non capitava da 17 anni, dai tempi di Marco Melandri. Quando si sente con le spalle al muro, lui riparte e non si ferma più. Poi si prende il lusso di mettersi una mano vicino all’orecchio, come faceva una volta Luca Toni, per sentire le critiche che gli sono arrivate addosso nelle ultime settimane dopo il miracolo di Misano successivo alla grande paura di Barcellona.
Dietro alla sua resurrezione c’è anche una spiegazione tecnica. Il lavoro fatto sull’elettronica per rendere la sua Ducati meno aggressiva rispetto a sabato nella Sprint, lo ha aiutato. Ma la spiegazione più bella è quella che viene dal cuore e arriva fino alla testa: “Dopo la gara sprint mi sono sfogato. Mi ha fatto bene parlare con Valentino, mia sorella Carola e la mia fidanzata Domizia che mi ha anche rimproverato. Lo fa sempre quando vede che non do il massimo”. Una fidanzata come motivatore non è male. E bello che Pecco le riconosca i meriti.
Adesso mancano ancora cinque gare doppie in sei settimane: Australia, Thailandia, Malesia, Qatar e finalmente Valencia. I 18 punti di vantaggio non sono nulla. Ci vorrà una forza mentale notevole per reggere settimane di viaggi di gare tirate una dietro l’altra cominciando da Phillip Island dove né Pecco né Jorge hanno mai vinto. Se la Ducati sabato ha festeggiato il Mondiale costruttori per la quarta volta di fila, quello piloti è destinato a restare in ballo fino in fondo tenendo alto la suspense. Pecco ha cinque zeri che pesano sulla classifica costruita con 6 vittorie (più 4 sprint). Martin è caduto meno (solo tre zeri), ma anche vinto meno, 3 volte (più 6 nelle Sprint). Può entrare in gioco qualche terzo incomodo, che può essere Bezzecchi come uno dei due piloti Aprilia. Ma alla fine sarà la loro tenuta mentale a fare la differenza. Il motomondiale quest’anno che le moto dei rivali sono praticamente identiche, si vincerà soprattutto con la testa che oggi può fare la differenza tra un campione e un buon pilota. E Pecco, grazie alla fidanzata, avrà un’arma in più. Perché Gigi Dall’Igna, l’uomo che si è inventato le Ducati imbattibili si nasconde dietro a un diplomatico: “Per noi sarà una sfida fratricida, ma sarà bello vederlo lottare fino alla fine”.