Il Foglio sportivo
Che cosa c'è dietro all'assalto al calcio della Lega e dei suoi soci (non tutti)
La settimana sportiva tra lo scandalo scommesse, la pista da bob a Cortina e la sconfitta della Nazionale a Wembley
Non è stata una bella settimana per lo sport italiano. Fosse solo per i tre gol rimediati a Wembley, dove non tanto tempo fa avevamo festeggiato noi, potremmo anche far finta di niente. Tanto si sapeva che contro gli inglesi, questi inglesi, c’era poco fa fare. A dar da pensare è tutto il resto e non c’è neppure bisogno di entrare in sala giochi e parlare di ragazzi annoiati che scommettono anche la camicia, naturalmente griffata. A far male allo sport azzurro ci sta provando la politica che ha perso troppo tempo a discutere della ricostruzione della pista da bob di Cortina, innescando la figuraccia olimpica e poi si butta pure all’assalto della diligenza attaccando con arco e frecce la Federcalcio governata da Gravina. Il tira e molla sulla pista di Cortina è miseramente finito come annunciato fin da quando il Cio scelse Milano, indicando però tre anelli deboli della candidatura: la pista di bob di Cortina, quella di pattinaggio a Baselga di Piné e il PalaSharp milanese. Guarda caso oggi tutti fuori dai Giochi. Dare colpa al Governo sarebbe eccessivo visto che la palla se la sono passata Conte 1, Conte 2, Draghi e ora Meloni. Una figuraccia a partiti unificati con la Simico (Infrastrutture Milano Cortina) che alla fine è rimasta con il cerino in mano dopo aver chiesto un rabbocco da una sessantina di milioni. Già era un’Olimpiade diffusa, così diventerà transnazionale seguendo una moda che ha preso piede nel calcio con Mondiali ed Europei condivisi tra nazioni che non sono neppure confinanti. E comunque, se non ci si dà una mossa, aspettiamoci un’altra figuraccia olimpica sul laboratorio antidoping.
Che la Lega abbia il pallino dello sport lo avevamo capito da tempo, da quando ha tentato di andare all’assalto del Coni gettando dalla finestra Giovanni Malagò. Gli hanno creato un rivale in casa con Sport e salute, ma alla fine si sono dovuti fermare ad applaudire la raccolta di medaglie olimpiche a Tokyo. In fin dei conti hanno pure portato fortuna e Malagò nel 2021 è diventato uomo dell’anno pure per il Foglio. Adesso che il calcio arranca dopo aver vinto l’Europeo e aver mancato la qualificazione al Mondiale, il bersaglio è diventato ancora più invitante. Sotto con Gravina che avrà anche le sue colpe, ma in fin dei conti c’entra davvero poco con il ritorno del doping a casa Pogba e la ludopatia di Fagioli e Tonali, i giochi pericolosi di Zaniolo e di tutti i nomi che ci farà Corona nei prossimi giorni. Per non dire della Serie A che non riesce a farsi pagare come vorrebbe dalle televisioni: anche in questo caso è difficile dare la colpa a Gravina che non è un santo, ma non è neppure la causa di tutti i mali del calcio nazionale e che se l’Italia andrà agli Europei rivincerà pure le elezioni.
Il commento più sensato, mentre il ministro Abodi pare in grave imbarazzo, è stato quello di Giovanni Malagò, uno abituato a vivere sotto l’assedio della politica: “È importante che la politica si occupi di sport, c’è un grande bisogno, ma non significa che debba occupare lo sport”. Una dichiarazione a cui ha fatto eco Gravina: “Vedo un po’ troppa approssimazione in giro. L’autonomia va rispettata”. Sembra invece che la maggioranza (escludendo Forza Italia) voglia arrivare proprio lì attaccando in contemporanea il Coni per la figuraccia olimpica e il calcio perché di motivi ce ne sarebbero comunque tanti. La Lega ha una gran voglia di calcio, ma pare davvero fuori tempo attaccare la Figc sulle scommesse quando si è mossa bene cercando di trasformare le pene afflittive in percorsi educativi.