tra Spagna ed Europa
Il glocal del Real Sociedad è riuscito a scalare il calcio spagnolo
Nel 1989 il club basco ha fatto entrare in squadra anche i non baschi. Gli Txuri-urdin riescono a combinare una forte valorizzazione della canteraallo scouting internazionale, attuato da un gruppo di lavoro abbastanza inusuale
Un concetto spesso svuotato di significato è il glocal: una commistione tra gli elementi della globalizzazione attuati in scala locale. C'è una squadra, però, la cui rinnovata identità sfida questo preconcetto: la Real Sociedad, club basco protagonista di una progressiva ascesa alle alte sfere del calcio spagnolo (ed europeo), quinto nell Liga e in testa al girone di Champions League a braccetto con l'Inter. Gli Txuri-urdin riescono a combinare una forte valorizzazione della cantera (la Zubieta, prende il nome dal centro sportivo della Real) allo scouting internazionale, attuato da un gruppo di lavoro abbastanza inusuale.
Quando, nel 1989, la Real Sociedad decise di allentare le restrizioni all'approdo degli stranieri (fino ad allora potevano giocare solo baschi, così com'è ancora attualmente per i cugini dell'Athletic Club) quest'ibrido era visto come un'utopia. Oggi l'identità del club poggia ancora stabilmente sulle proprie forze: nella rosa a disposizione di mister Imanol Alguacil (altro prodotto della Gipuzkoa, la provincia in cui si trova la Real) 12 elementi su 26 sono formati dalla Zubieta; per regolamento, in ogni partita devono essere schierati almeno 4 giocatori formati in casa.
La piramide è peculiare: si parte dagli Under 13, in controtendenza rispetto a parecchie società rivali, attive dai gruppi di 7 anni. "Partiamo tardi perché vogliamo che si godano l'infanzia", spiegano dalla Zubieta, dove nel frattempo seguono i ragazzi tramite le scuole, nelle quali gli scolari fanno tre sport individuali e tre di squadra. Roberto Olabe, direttore sportivo della prima squadra, tira in ballo il concetto degli txokos per spiegare il clima-modello delle giovanili biancoblu: luoghi di ritrovo tipici dei Paesi Baschi in cui gruppi di amici si riuniscono di frequente per comprare da mangiare e bere, cucinare assieme e preservare le tradizioni della cucina basca.
I migliori prodotti sono Oyarzabal, capitano e attaccante esterno, e il regista Zubimendi; le posizioni in campo non sono un dettaglio, perché la cura della tecnica regna sovrana. Non a caso, Xabi Alonso (simbolo per eccellenza della Zubieta) è stato allenatore della Squadra B per tre stagioni.
Un giusto mix con operazioni di mercato lungimiranti ha proiettato la Real in alto: basti pensare alla valorizzazione di Isak, ceduto per 70 milioni di euro al Newcastle (dopo averlo acquistato per 15) ma anche quella di protagonisti di oggi come Take Kubo (sfilato al Real Madrid per 6,5 milioni), Braís Méndez (14 milioni, Celta Vigo) e Arsen Zakharyan (13 milioni, Dinamo Mosca). Dietro queste operazioni c'è un team di scouting assemblato da Olabe, composto da un gruppo di trentenni "nati" sui blog e cresciuti come giornalisti sportivi online, patiti dell'analisi tattica guidati da Abel Rojas (fondatore della rivista online di culto Ecos del Balón) al quale si sono aggiunti David León (anch'egli firma di Ecos), Xabi Esnaola (The Tactical Room) Guillermo Valverde e Tomas Martinez (Marcador Internacional, rispettivamente esperto di calcio tedesco e scandinavo).
A loro, inoltre, si deve la brillante intuizione di portare David Silva alla Real. Era agosto 2020 e bisognava sostituire Odegaard in tempi stretti: ecco che il profilo più aderente apparve essere proprio quello del fuoriclasse uscente dal Manchester City, in quel momento in parola con la Lazio. Quello che in Italia fu visto come uno sgarro, in Spagna fu letto come una genialata: questione di punti di vista. Magari sorta attorno ad uno txoko.