Alejandro Garnacho (foto Ap, via LaPresse)  

magazine

Solo Garnacho si salva nel Manchester United

Jack O'Malley

Speriamo che il crollo dei Red Devils risparmi l'attaccante argentino. Var e polemiche pol. corr. non aiutano, ma lui gioca nel solco di CR7

Io non lo so se è vero che non si può più dire niente, ma so che oggi Andy Warhol dovrebbe aggiornare la sua profezia sul quarto d’ora di celebrità per tutti in “prima o poi tutti avranno una shitstorm social”. E’ successo persino al vecchio ubriacone eterosessuale che state leggendo, non poteva non capitare ad Alejandro Garnacho, talentuoso esterno d’attacco del Manchester United meno talentuoso degli ultimi dieci anni. La squadra che fu allenata da Sir Alex Ferguson sembra il Pd della Premier League: è guidata da uno che ci capisce sempre meno, ha protagonisti anonimi che sbagliano anche i gol a porta vuota, non vince ma si comporta ancora come se le fosse dovuto comandare. Povero Bobby Charlton, morto in tempo per non vedere ulteriori scempi fatti in campo dal club che lui per primo fece diventare eterno, nella tragedia e nella gioia. Eppure nel giorno del suo ricordo, a Old Trafford, i Red Devils lo avevano onorato con una vittoria in Champions League contro il Copenaghen. Una vittoria brutta, sofferta e culona, va bene, ma una vittoria che urlava al mondo “lo United è ancora vivo!”, una vittoria con la firma di due giocatori tra i più discussi, Maguire e Onana. Il primo ha stranamente centrato la porta giusta per una volta e segnato il gol dell’1-0. Il secondo, dopo un inizio di stagione allo stesso livello di quelli che a calcetto girano in porta, aveva parato un rigore al 96’. Dopo quella partita, salutata da chi beve troppo come un risveglio (yes, it’s me), i ragazzi di Ten Hag hanno perso 3-0 in casa contro il Manchester City e 3-0 sempre in casa contro il Newcastle

Il calcio, ma soprattutto la narrazione che se ne fa, è pieno di sliding doors: vittorie all’ultimo minuto che cambiano l’inerzia di una stagione, traverse decisive e salvataggi sulla linea, gol sbagliati che avrebbero potuto cambiare una carriera e carriere cambiate da gol fatti al momento giusto. Ora, nella maggior parte dei casi si tratta di cazzate buone per un racconto à la Osvaldo Soriano, interviste nostalgiche trent’anni dopo e alibi per giustificare un fallimento. Il rigore parato al 96’ da Onana in Champions poteva essere una svolta per lo United ma non lo è stato. Di quel rigore qui ci interessano una cosa che è successa appena prima e un’altra che è successa poco dopo. Mentre i giocatori del Manchester protestano con l’arbitro, quelli del Copenaghen esultano, e i tifosi sugli spalti vedono incarnarsi sul campo un nuovo incubo, Garnacho si avvicina al dischetto del rigore e, non visto da nessuno se non da una telecamera di quelle usate per valutare i fuorigioco nei replay, prende a calci il disco di gesso su cui tra poco il rigorista avversario appoggerà il pallone. Lo trasforma in zolla bitorzoluta in modo che modifichi la traiettoria della palla calciata da Jordan Larsson e parata da Onana. Non è il primo e non sarà l’ultimo, soprattutto nessuno riuscirà mai a dimostrare che questo tipo di interventi siano davvero decisivi. Ma a noi piace pensare di sì. I maestrini del calcio per bene hanno naturalmente parlato di scorrettezza, di “comportamento infantile” e hanno bollato Garnacho come truffatore (mica ha scommesso e detto di essere ludopatico, nessun elogio per lui). 

L’attaccante dei Red Devils però ne ha fatta una ancora peggiore, dopo. Celebrando la vittoria e il rigore parato allo scadere ha postato sui social una foto di Onana che esulta abbracciato dai compagni, lui compreso, e ha aggiunto l’emoticon di due gorilla. A quel punto il cielo politicamente corretto della Football Association si è aperto, travolgendo Garnacho con accuse di razzismo. Ma come, si sono indignati in molti, dimostrando il loro, di razzismo, mette la foto di un nero e l’emoticon di un gorilla, è offensivo! Inutile, of course, l’intervento social dello stesso Onana, che sottolinea che è lui a decidere che cosa lo offende, e che sa benissimo cosa intendeva Garnacho con quelle immagini. Sciocco Onana, che non ha ancora capito che nel calcio e nel mondo di oggi sono altri a decidere chi deve essere offeso, da cosa e perché. E poiché il carro degli idioti è più affollato del bancone di un pub, quelli di Sporting Equals, un organismo indipendente istituito per promuovere la diversità etnica nel campo dello sport e dell’attività fisica, hanno detto di essere rimasti molto delusi dal tweet di Garnacho e che sì, lui magari non aveva nessuna intenzione di offendere, ma non aveva tenuto conto che comunque qualcuno si sarebbe potuto offendere. E quindi va punito. Avendo nello statuto la missione di raddrizzare il legno storto dell’umanità, la Football Association ha messo sotto indagine il giocatore dello United, e probabilmente – dati i folli precedenti – squalificherà e multerà Garnacho. 

Adesso che avete capito perché mi sta così simpatico, posso parlarvi di lui, e del perché è lo specchio perfetto del momento osceno del Manchester United.

   

Alejandro Garnacho (foto Ap, via LaPresse)
     

Alejandro Garnacho è nato a Madrid diciannove anni fa da madre argentina e padre spagnolo. E’ cresciuto nei vivai di Getafe e Atletico Madrid, poi a sedici anni è stato preso dal Manchester United, all’epoca allenato da Ole Gunnar Solskjær, grande risucchiato anch’egli dal buco nero che è diventata la squadra che fu di Ferguson. Garnacho è agile, veloce, sa fare una cosa che pochi calciatori ormai sanno fare, dribblare, ha un’ottima tecnica e la giusta dose di sbruffoneria. Dopo una manciata di partite nella Nazionale under 18 spagnola, Alejandro sceglie la nazionalità argentina, gioca diversi match con la rappresentativa under 20 e poi esordisce nella Nazionale maggiore a giugno di quest’anno, ancora diciottenne. Gioca con Messi, vincitore seriale di immeritati Palloni d’Oro, e questo dovrebbe essere il massimo per un argentino. A lui invece importa poco, o meglio importa il giusto perché il suo idolo in realtà è l’arcinemico della Pulce, Cristiano Ronaldo (insieme a Capitan Tsubasa, il vostro Holly e Benji, di cui ha un tatuaggio sul polpaccio). 

La sua gioia quando CR7 torna a Manchester nell’estate del 2021 è pari alla mia quando penso di avere finito la birra ma poi scopro di averne ancora una in frigo, immensa. Il ragazzo si impegna, fa conquistare la FA Youth Cup all’Under 19, i tifosi iniziano ad amarlo e riporre in lui le speranze per un futuro più radioso. I giornali ne parlano mettendolo idealmente nel solco dei Best e dei Beckham, esterni che hanno scritto la storia del Manchester arrivando dalle giovanili. Garnacho inizia a essere convocato in prima squadra nella primavera del 2022, e tutto il mondo si accorge di lui perché il gran capo dei narcisi Cristiano Ronaldo gli regala il pallone con cui ha segnato una tripletta al Norwich. Alejandro posta la foto di quel momento e scrive: “Il più grande di tutti i tempi”. Ed ecco accorrere il Kun Agüero, pronto a commentare: “Solo perché non hai ancora giocato con il migliore, Messi”. Gne gne gne

I titolisti pigri hanno parlato di “favola” pochi mesi dopo, quando a novembre di quell’anno succede un fatto da lui atteso quasi quanto io attendo la mia bionda al bancone del pub: Garnacho segna il suo primo gol con lo United. Decisivo. In Europa League. Su assist di Cristiano Ronaldo. Mentre la rete si gonfia Alejandro, che nelle giovanili esultava con la piroetta e il “Siuuu” di CR7, non capisce più niente, scivola con le ginocchia sul prato, si inciampa, si rialza e abbraccia il suo idolo. Se fosse il dottor Faust griderebbe “fermati, sei bello!” proprio a quel momento. Ma Goethe non scrive le cronache delle partite, e la storia va avanti. 

Pochi giorni dopo segna di nuovo, questa volta in Premier League, ancora la rete-vittoria, al 93’ contro il Fulham. Delirio. Il calcio contemporaneo ha fretta, lo vorrebbe subito titolare fisso, con il suo 49 sulla schiena, un 7 x 7 in onore di Ronaldo, che nel frattempo però decide di lasciare il Manchester United e andare a farsi scaldare le chiappe dal sole e dai soldi sauditi. Garnacho resta orfano, e omaggia CR7 come solo un ragazzo di diciott’anni con le sopracciglia rifatte può fare: indossa le sue mutande in campo. Non quelle usate dal fenomeno portoghese, ovviamente, ma quelle della sua linea di abbigliamento intimo. Si becca qualche insulto dai tifosi feriti nell’anima dall’addio di Cristiano, ma non ci fa troppo caso, perché in testa ha una sola idea: convincere Ten Hag che il titolare sulla fascia sinistra del Manchester United è lui. Solo che tarda agli allenamenti, durante il tour in Thailandia dice Bruno Fernandes che “non ha avuto l’atteggiamento migliore che avrebbe dovuto avere”, e l’allenatore non gli dà lo spazio che uno con le sue qualità meriterebbe. Nel frattempo diventa padre, e inizia a pubblicare un po’ troppi post sponsorizzati su Instagram. Poiché ogni idolo ha gli adoratori che si merita, Garnacho trasmette un’incrollabile sicurezza nei propri mezzi – come Ronaldo – a soli diciannove anni. Si sente frustrato se non gioca titolare, e ha una capacità rarissima tra i calciatori moderni: punta sempre l’avversario e prova a saltarlo, anche se poco prima ha sbagliato. Chiede la palla, la cerca, va a prendersela e tenta e ritenta il dribbling. Ha un problema, però: non ha capito che a diciannove anni c’è ancora un sacco di strada da fare. Una volta non c’era posto migliore al mondo per crescere del Manchester United. Oggi forse non è più così, ma un po’ di mestiere da quelle parti è rimasto: nei tre anni a Old Trafford il ragazzo argentino, che nel frattempo ha cambiato colore di capelli optando per un tamarrissimo biondo platino, è migliorato, tanto che i tifosi dei Red Devils, ormai di bocca buona come quando ti danno una Corona dopo dieci pinte di birra sgasata e calda, sperano in lui per il rilancio della squadra, e gli hanno dedicato il coro storicamente cantato a CR7. Il fatto è che per i tifosi Garnacho è “uno di noi”. “Sapeva che voleva essere il miglior calciatore possibile e avrebbe fatto di tutto per riuscirci”, ha detto Nick Cox, capo del settore giovanile dello United, parlando di come lo ha scoperto e di come lo ha fatto crescere. “Aveva fame di giocare in Premier League e aveva una vera voglia di giocare per il Manchester United. Il nostro stile di calcio è progettato per far alzare i tifosi dalle loro sedie, devi essere creativo e giocare con stile. Questa è una cosa da Manchester United. Alejandro ha capito che i nostri tifosi amano i giovani giocatori che si sentono essere uno di loro. Anche se è arrivato a 16 anni dalla Spagna, penso che la gente lo consideri uno di noi. I nostri fan lo hanno visto nei suoi primi giorni, lo hanno visto crescere e si divertono con lui”. 

Lo scorso 3 settembre, contro gli odiati avversari dell’Arsenal, il risultato è fermo sull’1-1 quando a un minuto dal 90’ Garnacho si invola verso la porta avversaria. E’ entrato da quattro minuti, e ha sul piede la palla della possibile vittoria. Quando è al limite dell’area tira, anticipando il movimento del portiere. Segna. E’ il gol del trionfo, Alejandro corre verso la bandierina ed esulta come CR7. Poi però interviene quella fottuta macchina del demonio che è il Var. Gli arbitri parrucconi che si fanno le pippe davanti agli schermi in una stanza chiusa scoprono che l’attaccante argentino avrebbe avuto la punta della spalla oltre la linea del fuorigioco. Il gol è annullato, l’Arsenal segnerà due gol nel recupero e vincerà 3-1. C’è tutto il disgraziato momento di una squadra gloriosa e decaduta come il Manchester United in quella sconfitta, e in quel gol annullato per un ridicolo cavillo formale. 

Mercoledì sera, nell’umiliante sconfitta per 3-0 subita in casa dal Newcastle, Garnacho è sceso in campo dal primo minuto. Al 28’ ha preso palla sulla fascia sinistra, e ha fatto quello che gli riesce meglio: ha puntato l’avversario, pronto a saltarlo per entrare in area, il boato di Old Trafford ad accompagnarlo. Solo che quel dribbling non gli è riuscito. Ha perso la palla, è caduto a terra, e da lì ha seguito il contropiede avversario per il gol dell’1-0. 

Oggi il Manchester United è un cumulo di macerie in cui si salva ben poco, ma chi ama il calcio (scusate la frase da Serie A Tim) spera che il crollo non travolga anche lui. Qualche settimana fa il Manchester United ha voluto fare un regalo a un piccolo tifoso ammalato di tumore presente allo stadio: in diretta sulla tv del club, lo hanno avvicinato a sorpresa a fine partita per regalargli la maglietta di un giocatore. Prima di consegnargliela gli è stato chiesto cosa ne pensasse di Garnacho. “Non mi piace proprio”. Poi ha guardato il nome stampato sulla maglietta, Garnacho, e ha fatto una faccia perplessa. Ecco, forse il momento dello United e di Alejandro è ben rappresentato anche da questo siparietto imbarazzante. Lui, però, pensa già al prossimo avversario da provare a dribblare. Sperando che non sia la Football Association che lo squalifica per razzismo da emoticon e lo manda a seguire qualche corso di rieducazione.

Di più su questi argomenti: