a torino
Dopo Djokovic, Sinner con Rune vuole completare la "rivincita dei buoni"
Dopo l'impresa con il numero uno al mondo, l'altoatesino per essere sicuro della qualificazione alle semifinali delle Finals dovrà battere il danese. Che è una specie di suo alter-ego
Mentre lui guadagnava il letto a orari da "Club to Club" (festival di musica elettronica), il suo prossimo avversario era avvolto nelle coperte e sonnecchiava da ore. Per questo il grande dubbio che ha sfiorato chiunque abbia visto la partita di Jannik Sinner contro Novak Djokovic dell'altra sera è stato: ma ne è valsa davvero la pena? La domanda è chiaramente pretestuosa: chiunque, d'istinto, risponderebbe che battere il numero uno al mondo per la prima volta in una cornice casalinga, con i po-po-po-po-po-po a favore, vale qualsiasi sforzo. Fosse anche disperdere tutte le energie residue. Eppure non è peregrina.
Perché il grande paradosso della vittoria arrivata in oltre tre ore di partita è che non è affatto decisiva ai fini della qualificazione alle semifinali delle Atp Finals di Torino. Anzi. L'entusiasmo è stato frenato dalla constatazione che: okay bagordi, sorrisi a trentadue denti, dediche e pesi levati dallo stomaco, ma adesso c'è bisogno di non esagerare. Ché in effetti è il prossimo l'appuntamento con cui nobilitare l'abbattimento del più forte giocatore della storia del tennis. Dopo Djokovic, bisognare superare pure Holger Rune. Sarebbe un'altra prima volta che non si scorda mai.
Su questo giornale abbiamo già scritto dell'imprinting anti-italiano di Sinner, uno che sembra per costituzione incapace di godersi i successi perché sempre proiettato in un personale miglioramento senza fine. E' per questo che quando il pubblico martedì lo acclamava, al centro del campo, microfono in mano, è stato capace di ringraziare tutti, godersi il momento, spandere qualche occhiata d'intesa al suo angolo, insolitamente popolato, ma con la mente era già proiettato alle procedure burocratiche per arrivare al meglio ai due giorni successivì: lo stretching, la doccia, i massaggi, le interviste e le conferenze stampa, la cena, infine la camera d'albergo, hotel Principi di Piemonte, sotto al quale da una settimana stazionano i suoi fan di carota vestiti, nella speranza di incontrare il loro nuovo beniamino. E poi ancora gli allenamenti del giorno dopo, un po' defaticanti e un po' per studiare la tattica più appropriata. E intanto un occhio da buttare alle partite dell'altro girone: per cercare di parare i colpi in arrivo eventualmente in semifinale. Pensava a questa sequela di operazioni semplici da non sbagliare, Sinner, perché il suo prossimo oppositore arriverà allo "spareggio" con due anni in meno di lui (è alla prima partecipazione al Master di fine anno), e però molti meno minuti passati sul campo alle Finals. Visto che nella seconda partita del girone con Stefanos Tsitsipas ha visto il greco ritirarsi dopo soli tre game.
Se Sinner a volte viene tacciato di scarsa empatia, di poco trasporto emotivo, che lo fa apparire freddo come il centro storico della sua San Candido in pieno dicembre, Rune è il suo opposto. Cerca il pubblico, ci litiga, nel circuito lo considerano tra i più strafottenti, un'antipatia coltivata in una famiglia in cui la mamma ha un monoghigno disegnato sul volto e la sorella fa la modella giramondo. Ma la cosa che più preoccupa Sinner è che nei precedenti non è mai riuscito a imporsi. Ci aveva perso in tre set l'anno scorso a Sofia, superficie simile a Torino. Ma gli ha fatto molto più male la sconfitta di quest'anno, in semifinale a Montecarlo. L'altoatesino veniva da brillanti risultati sul cemento americano, perse al terzo set uscendo mesto mesto dal campo. Adesso che ha battuto di nuovo Alcaraz, che ha superato per due volte di fila Medvedev, che è riuscito a togliersi lo sfizio Djokovic nel pieno della forma, vorrebbe poter completare quella che il rapper Ghemon definiva la "rivincita dei buoni": "È la rivincita dei buoni, qui rispondiamo cuori contro spade e bastoni. Rivincita dei buoni, rivincita dei nostri ideali, io carico fiori se tu hai coppe e denari".
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA