Il Foglio sportivo - That win the best
Aspetto uno studio che mi dica quanto segna Haaland
Non servono analisi e big data per spiegare che giocatori come Dimarco sono semplicemente forti
Per i giornalisti sportivi italiani è una notizia il fatto che Sinner e Rune non abbiano fatto il “biscotto” per passare entrambi alle semifinali delle Atp Finals di tennis, sport che abbiamo inventato noi inglesi. Non solo, ieri diversi titoli avevano il tono trionfante del “avete visto? Niente biscotto!”, e questo dice molto, se non tutto, di come dalle vostre parti vedete e vivete lo sport, soltanto un’altra scusa per organizzare piani loschi. Credo siate l’unico paese europeo in cui fiorisce la letteratura calcistico-complottista, in cui dietro a ogni rigore non dato c’è qualcuno che legge favoritismi e corruzione invece che incapacità, malafede invece che impreparazione. Certo non aiuta il fatto che dalle notizie delle ultime settimane sembra il vizietto delle scommesse non ce l’avessero solo un giovane già perdonato e trasformato in esempio per le nuove generazioni e uno un po’ più maturo, ma già espatriato a fare danni altrove.
Lo ammetto, parlo di tennis e di scommesse per evitare di parlare dell’elefante nello spogliatoio di questi giorni: non la “pace” tra Spalletti e Totti, roba melensa e strapaesana buona per una serie tv della Rai, l’inutile pausa per le Nazionali. Come non maledire la sospensione dei campionati visto come riduce le pagine cartacee e web delle testate sportive: in Italia vedo che si è arrivati al centoquarantesimo articolo in cinque giorni sulla crisi del Milan di Stefano Pioli, qui da noi il Guardian si è lanciato in un’analisi che se la chiedevano a me con cinque sterline gliela facevo meglio: un pippone per spiegare come la formula dei playoff infiniti abbia rovinato la Mls, il campionato di calcio, chiedo scusa di soccer, americano. Ma quale formula e quali playoff, l’unica cosa da dire su quell’abominio è che gli americani non devono giocare a calcio, e che la Mls fa cagare a prescindere dalle formule.
E a proposito di analisi inutili, il premio credo lo vinca la Gazzetta dello Sport, questa volta non per avere dedicato otto pagine a una riserva del Torino cercando di far credere ai lettori che sia un giocatore fortissimo, ma per essersi applicata studiando big data, expected assist ed expected goal e via onanisticamente dicendo per arrivare a una conclusione shoccante: Federico Dimarco è forte. Ora, io sono un vecchio cialtrone che ama la bionda e la mescola con lo champagne, ma spero di non essere l’unico a trovare ridicolo che per dire una cosa evidente si debba aspettare “l’indice sviluppato dall’Osservatorio sul Calcio del Cies” (cit.) per poi titolare trionfanti che “lo studio incorona Dimarco”. Aspetto studi che confermino che Haaland segna tanto, che Allegri difende per poi capitalizzare le poche occasioni in attacco, e che Ten Hag non ci capisce niente. Io mi appresto a superare questi lunghi giorni senza Premier League con molta birra e tanto brandy.
Sabato prossimo c’è City-Liverpool e Newcastle-Chelsea. In attesa che l’ufficiale giudiziario venga a mettere i sigilli a Stamford Bridge e faccia dichiarare bancarotta al club che peggio spende al mondo.