Formula uno

A Las Vegas vince sempre Verstappen. Perez si fa soffiare il secondo posto da Leclerc

Fabio Tavelli

Il pilota fa vittorie 53 in carriera, raggiunto Vettel, e questo non è quasi più una notizia. Lo psicodramma del suo compagno di squadra merita invece qualche riga in più

Non è più così vero, come diceva Gary Lineker, che nel calcio alla fine vince sempre la Germania. E’ invece vero, verissimo, che nella Formula 1 vince sempre Max. Invece il senso di quanto sia scarso il suo compagno di squadra Sergio Perez era già stato abbastanza evidente nel corso della stagione. Poi sono arrivate le gare in Brasile e Las Vegas a certificarlo in maniera inequivocabile. Verstappen fa 53 in carriera, raggiunto Vettel, e questo non è quasi più una notizia. Lo psicodramma del suo compagno di squadra merita invece qualche riga in più. Per carità, il messicano era riuscito a rimettere in carreggiata una gara iniziata malissimo con una serie di carambole alla prima curva. Ma quel che è accaduto a pochi metri dalla bandiera a scacchi gli vale una bacchettata sui dorsi per chi già in Brasile si era fatto buttare giù dal podio da Alonso. Perez era secondo e stava gestendo abbastanza agevolmente i tentativi di attacco da parte di Leclerc. Che per altro si era fatto uccellare da Perez andando lungo in una curva. Per aiutare il “Checo” dal box avevano anche detto a Verstappen, che al solito se ne stava andando per i fatti suoi incrementando il vantaggio, di rallentare un po’ per dare un filo di scia al suo compagno e dunque aiutarlo a difendersi dal monegasco con il 16 sulla livrea. Senza troppe discussioni il tre volte campione del mondo si era prestato al gioco di squadra, una cosa normale in ogni team ma non sempre così automatica quando c’è lui di mezzo.

 

Ebbene, nella stessa curva dove Leclerc aveva spiattellato le sue gomme e dato strada a Perez ecco il nuovo patatrac. Sarebbe stata doppietta Red Bull, con allegata umiliazione a tutti e arrivo in parata. E invece anche questa volta il Checo si fa infilzare come un tordo dall’ultimo, estremo tentativo di Leclerc. Che è stato bravo, bravissimo. Ma con un concorso di colpa gigantesco da parte di Perez, che torna sul podio e blinda il secondo posto nella classifica piloti anche grazie ai disastri della Mercedes di Hamilton ma che ha davvero ben poco di cui gioire. E i suoi boss in Red Bull ci dovranno pensare davvero bene se lo vogliono ancora in griglia il prossimo anno dove potrebbe non bastare il suo misero contributo per mantenere imbattibile la scuderia austriaca. La Ferrari esce bene dal week end nel deserto. Il tombino di venerdi con annessa, ingiusta penalizzazione a Sainz, ha tolto la prima fila tutta rossa e un aiuto sicuro per Leclerc. Che ancora una volta non è partito benissimo ma certamente non aveva torto quando si lamentava dell’aggressività di Max alla prima curva. Aggressività che la direzione di corsa ha punito con 5 secondi.

 

Mettiamo in fila i motivi per i quali Leclerc non ha vinto. Uno l’abbiamo detto, non avere avuto accanto Sainz (che per altro è stato protagonista dello strike in partenza che gli ha quasi compromesso la corsa). Il secondo: la partenza non buonissima, il terzo è stato forse quello più importante: la safety car generata dai detriti in pista dopo un crash tra Verstappen e Russell ha regalato ai due Tori la possibilità di cambiare gomme che avevano 6 giri in più rispetto a quelle di Leclerc. Aggiungiamoci l’errore di CL che ha consentito a Perez di superarlo momentaneamente e un paio di secondi buttati ai box durante il cambio gomme del monegasco. Tutti piccoli-grandi dettagli che hanno scavato, anche questa volta, il solco. Che non è stato grandissimo, a Las Vegas, e che dà alla Ferrari la chance di tornare al secondo posto nella classifica costruttori (la Mercedes ha 4 piccoli punti di vantaggio). Quello in mezzo ai fake e alla paccottiglia del Nevada era un tracciato, chiamarlo circuito non si può, favorevole alla Rossa. Come Singapore. Là vinse Sainz, qui Leclerc è arrivato vicino a Max. Vicino però non è abbastanza. Perché la Formula 1, per tornare all’incipit, è uno sport dove ci sono in pista venti vetture ma alla fine, in un modo o in un altro, si chiude sempre con l’inno olandese.

Di più su questi argomenti: