il ritorno in panchina
"Mazzarri è l'uomo giusto per il Napoli. Di nuovo". Parla Salvatore Aronica
L’ex difensore ha seguito l’allenatore ovunque, dalla Reggina a Stamford Bridge. “Il nostro Napoli era fatto di tanti operai e tre tenori, oggi vedo dei campioni a cui serve un grande motivatore: l’hanno trovato”
Il primo incontro fu da avversari. “Un derby Messina-Reggina, io da una parte in campo e lui dall’altra in panchina. Vincemmo noi: ricordo ancora i suoi complimenti. Poi lo raggiunsi a Reggio Calabria”. Anno 2006. Da lì in poi, Salvatore Aronica sarebbe diventato uno dei fedelissimi di Walter Mazzarri. Fino a Napoli. Fino a oggi, con l’allenatore livornese di ritorno sulla panchina azzurra dopo un decennio. “Abbiamo parlato anche in questi giorni: fosse per lui sarei nel nuovo staff già adesso”, dichiara al Foglio l’ex difensore, 45 anni. “Ma con un esonero alle spalle è comprensibile che la società punti al risparmio: prima di aprire a un collaboratore tecnico addizionale, servono i risultati. E dunque sono fiducioso. Questo Napoli si rialzerà come fece il mio, perché ha scelto l’uomo giusto al momento giusto. Di nuovo”.
È l’usato sicuro che non si dimentica. Lo stratega dietro il primo trofeo dell’èra De Laurentiis, la Coppa Italia 2012. E soprattutto “il motivatore”, sottolinea Aronica, che ha permesso al club di alzare l’asticella dell’ambizione. “Anche allora, Mazzarri arrivò a Castelvolturno in pieno autunno. Anche allora – era stato Donadoni, a far la fine di Garcia – trovò un gruppo col morale sotto i tacchi: non era scontato costruire l’alchimia vincente tra italiani e sudamericani, tra gregari e trascinatori. Lui però azzeccò ogni mossa. È uno specialista del mare in tempesta”.
A questo punto occorre fare un salto in Calabria. Dove Mazzarri realizzò “il miracolo sportivo che lo proiettò nel grande calcio: salvare la Reggina da -15 in classifica. Ci ringraziarono con la cittadinanza onoraria”. Epica di Serie A. “Io ero stato acquistato in estate, quando ancora non si sapeva della penalizzazione. Poi la notizia ci travolse a Crotone durante il terzo turno di Coppa Italia. Seguì una riunione: il mister ci apostrofò con quel famoso ‘siete liberi di decidere, se restare o andar via’. Nessuno si tirò indietro. E da lì abbiamo davvero imparato a crederci”. Ogni partita una finale. “Battemmo la Roma al Granillo. A dicembre toccammo quota zero. Non eravamo più la tipica provinciale: andavamo su tutti i campi per vincere. Sfrontati e un po’ incoscienti. Ci inculcò tutto Walter. Un capolavoro psicologico: capite allora che a Napoli in confronto fu facile?”.
Per l’allenatore, nel mezzo ci fu il biennio alla Sampdoria. “Avrei dovuto seguirlo anche lì”, continua Aronica. “Ma la Reggina mi volle tenere un’altra stagione, così arrivai al San Paolo prima di lui”. E Mazzarri è uomo dalla memoria lunga, con i suoi pretoriani. Non solo il numero 6: dall’esperienza amaranto porterà con sé anche Mesto, da quella blucerchiata Maggio e Campagnaro. A Napoli poi scoprì Grava, che a sua volta oggi è stato arruolato nello staff azzurro. “Vi faccio un esempio”, spiega Aronica. “Una sera un mio retropassaggio sciagurato ci costò la vittoria contro il Torino. Pioggia di critiche. Mazzarri invece mi difese a spada tratta: tre giorni dopo in Europa League mi schierò titolare e capitano”. Ecco l’attaccamento al mister. “Sapeva tutto di me, tatticamente e mentalmente. Lo stesso vale per i miei compagni: fu un susseguirsi di traguardi esaltanti, fino alla cavalcata in Champions”. A Stamford Bridge, davanti ai futuri campioni d’Europa. “Eravamo a fare merenda, prima del match. Mazzarri si avvicina al nostro tavolo e dice: stanotte divertitevi, perché è una splendida partita di calcio. Ci trasmise la tranquillità giusta e per poco non riuscimmo a eliminare anche quel Chelsea”.
E il Napoli di domani, invece? “È di un’altra categoria: noi eravamo tanti operai e tre tenori, ora ci si gode una rosa di livello internazionale in ogni ruolo. Però c’è anche uno scudetto da difendere, un intero gruppo da recuperare: da Meret a Osimhen”. Per questo la società punta su Mazzarri. “Conosce bene l’ambiente, la stampa, quali leve toccare per riattivare la tenuta mentale dei giocatori. Serve continuità, il calendario è difficilissimo. Ma è un top club anche il Napoli”, insiste Aronica, “e deve tornare a rendersene conto. Intanto io faccio il tifo da Palermo. E aspetto”, l’ennesima chiamata del mister.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA