Il Foglio sportivo
Benedetta Pilato, nuotatrice fuori sede
La campionessa azzurra riparte da Torino: “Sto crescendo anche come donna e devo adattare la nuotata al mio corpo”
Benedetta Pilato è una fuorisede. Dopo aver compiuto 18 anni e aver superato l’esame di maturità, a settembre ha lasciato casa sua, Taranto, e si è trasferita a Torino. Studia Biologia all’università, vive da sola, fa la spesa, cucina. Benedetta Pilato, però, non è una fuorisede come centinaia di migliaia di altri ragazzi e ragazze, con la stanza condivisa e il pacco da giù: è una delle nuotatrici più forti d’Italia, ex campionessa ed ex primatista del mondo, e la prossima settimana, da martedì 28 a giovedì 30 novembre, ai Campionati italiani in vasca lunga di Riccione, proverà a qualificarsi per le Olimpiadi di Parigi 2024. Sarà già un momento decisivo della sua stagione. Qualche giorno fa, durante la diretta del Trofeo Nico Sapio, il commentatore tecnico di RaiSport Luca Sacchi ha ricordato una grande verità: “A Riccione Benedetta si può qualificare per l’Olimpiade, ma soprattutto, in una gara come la sua, può essere eliminata per sempre da questa Olimpiade”. È un’ipotesi remota, ma non si può escludere a priori: ai Giochi la sua unica carta individuale sono i 100 rana, i 50 non fanno parte del programma olimpico, e il tempo di qualificazione fissato dalla federazione italiana è di 1’06’’00. Se le sue avversarie Arianna Castiglioni, Martina Carraro e Lisa Angiolini nuotassero tutte sul livello dei loro primati personali, scenderebbero tutte sotto il tempo richiesto. E a quel punto, per andare a Parigi, sarà necessario toccare la piastra d’arrivo al primo o al secondo posto.
Il tempo limite per le Olimpiadi Benedetta Pilato l’avrebbe già realizzato. Un mese fa, nella terza e ultima tappa della Coppa del mondo di nuoto a Budapest, l’azzurra ha vinto la finale dei 100 rana in 1’05’’83, dopo essere scesa addirittura a 1’05’’75 nelle batterie. Era la sua prima gara in vasca lunga dopo il trasferimento a Torino, e ha sfiorato di cinque centesimi il suo record personale (1’05’’70, del 2022) e di otto centesimi il record italiano di Arianna Castiglioni (1’05’’67, del 2021). Le regole della Federazione, però, le chiedono di ripetersi. “Sarebbe molto importante qualificarsi subito per Parigi”, dice al Foglio Sportivo, “però le mie avversarie non sono proprio delle avversarie semplici. Vedremo. Per ora l’obiettivo è quello”. Con il trasferimento a Torino la sua vita, anche sportiva, è stata stravolta. Per questo parla di “scelta coraggiosa”: “Non è facile allontanarsi da casa e cambiare allenatore soprattutto dopo che Vito (D’Onghia, nda) mi ha seguito per 13 anni e siamo cresciuti insieme. C’erano tanti punti interrogativi. È ancor più complicato in un anno come questo”. L’ottimo esordio di Budapest, però, le ha confermato di essere sulla strada giusta: “Sinceramente quel tempo non me l’aspettavo, sia perché era ottobre, sia per tutti questi cambiamenti. I 100 rana in lunga sono sempre stati un po’ il mio punto debole, invece pian piano stanno diventando proprio la mia gara”.
A Torino, guidata dal suo nuovo tecnico Antonio Satta e senza più l’impegno della scuola, Benedetta Pilato si allena la mattina e il pomeriggio. “Mi trovo benissimo, sia con l’allenatore sia con il gruppo”, continua. “Sta cambiando un po’ anche la mia nuotata, sto crescendo proprio come donna e quindi anche la nuotata si deve adattare al mio corpo”. L’estate scorsa, dopo i Mondiali di Fukuoka, la più giovane tra i convocati dell’Italia trovò le parole più sagge per commentare un’edizione che aveva lasciato un retrogusto di incompiutezza in alcune specialità attese. “Tutti hanno parlato di Mondiale sottotono, ma era diverso: lo scorso anno era un Mondiale post Olimpiadi e il livello era più basso. Quest’anno gli avversari erano più forti, ma siamo stati comunque protagonisti”, disse allora. “Io ho vinto un oro mondiale in un’edizione (nel 2022 a Budapest, nda) in cui diciamo che la densità di partecipanti non era proprio il massimo. Bisogna iniziare a competere sul serio anche quando le gare sono fitte di avversari”, ribadisce oggi. Antonio Satta sorride e racconta: “È una ragazza super, è molto più avanti rispetto alla sua età, ha capacità organizzative e sa quello che vuole. È molto stimolante per me, per il momento non mi sembra una diciottenne”. Satta sa che avendo quasi raddoppiato il numero di allenamenti settimanali i margini di miglioramento di Benedetta Pilato sono ancora inesplorati. “Non sono uno da previsioni”, confida, “ma quello che ho visto nei primi due mesi mi fa pensare che abbia tantissimo da dare, anche perché, oltre alle qualità fisiche, ha delle grosse qualità personali ed emotive. Secondo me vale meno, molto meno, del tempo che ha nuotato a Budapest”.
C’è un filo che unisce Antonio Satta e Vito D’Onghia: l’attuale e l’ex allenatore di Benedetta Pilato sono legati da un lontano rapporto di parentela, la madre di Satta è di Taranto e da giovane si è trasferita a Torino, dove lui è nato e vive. “Adesso anche Benedetta ha fatto la stessa cosa, è un po’ una storia che si ripete”. Per questo Satta conclude con parole di sincera stima verso D’Onghia: “Sono agevolato dal fatto che in questi anni Benedetta ha avuto di fianco a sé un allenatore che con lei ha avuto delle intuizioni eccezionali. Vito è una persona speciale, molto intelligente, e non nascondo che questo aspetto potrebbe anche mettermi un po’ in difficoltà. Però la vivo in modo positivo. Lui ha fatto un grande lavoro e io, semplicemente, provo a costruire la fase adulta della carriera di Benedetta, senza dimenticarmi quello che c’è stato prima”.