Il Foglio sportivo
Jasmine Nocentini, la globetrotter del nuoto azzurro
La nuotatrice azzurra, convocata ai prossimi Europei in vasca corta, è nata a Padova da mamma cubana, vissuta a Panama, studia negli Stati Uniti
Tra i 31 convocati dell’Italia per gli Europei di nuoto in vasca corta che si svolgeranno a Otopeni (Romania) da martedì a domenica c’è un nome a sorpresa, un nome poco noto anche agli appassionati più costanti e documentati: quello di Jasmine Nocentini. Sarà il suo debutto con la nazionale azzurra.
“Sono nata a Padova nel 2002 e sono cresciuta ad Abano Terme. Mio papà è veneto, mia mamma cubana. A 12 anni, per seguire una scelta di lavoro e di vita di papà, ci siamo trasferiti a Panama. Si viveva bene, ma il nuoto non è che andasse alla grande, perché non ci sono le strutture”.
Quindi è andata negli Stati Uniti.
“A 17 anni, finite le superiori, ho deciso di usare il nuoto come un mezzo per ottenere una borsa di studio in un’università americana. Sono andata prima alla Florida International University, a Miami, e poi alla Northwestern University di Chicago. Lì mi sono laureata in Scienze della comunicazione. Da settembre frequento un master in Business all’University of Virginia, a Charlottesville”.
In Virginia si allenano Kate Douglass, Alex Walsh e Claire Curzan…
“E l’allenatore è Todd DeSorbo, che sarà l’head coach della nazionale femminile americana alle Olimpiadi di Parigi 2024. Ho scelto la Virginia proprio per questo, per avere un buon master ma soprattutto per provare a fare un anno di nuoto a buoni livelli. Non c’è un’altra squadra negli Usa che abbia delle compagne di allenamento così, sinceramente”.
E come procede?
“Per avere 21 anni sono un po’ indietro rispetto alle mie coetanee. Alla fine io non ho mai nuotato tante ore, né fatto tanta palestra. Questo primo semestre faccio solo un doppio allenamento alla settimana, l’obiettivo è passare a tre il prossimo semestre. Il master dura solo un anno, dopo l’idea era di andare a lavorare, ma…”.
Ma?
“Ma adesso è tutto in stand by. Nuotare con ragazze così forti è divertente e mi sta aiutando molto. In allenamento stanno già venendo fuori discreti risultati”.
Sente di avere dei margini di miglioramento?
“Direi di sì. Credo di avere due vantaggi: un fisico più fresco, non logoro, e un’atleticità che mi contraddistingue fin da piccola e che mi aiuta a compensare il poco allenamento che ho svolto in passato. Sono anche molto, molto competitiva”.
Quali sono le sue specialità?
“50 e 100 rana e 50 e 100 stile libero, magari in vasca corta anche i 100 misti”.
Come se la cava in vasca lunga?
“Non gareggio in vasca lunga da due anni, perché la scorsa stagione mi sono fatta male alla spalla e sono stata ferma sette-otto mesi, ma l’altro giorno, tra un allenamento e l’altro, ho provato un 50 stile libero in lunga e ho fatto 25’’04 (sarebbe il sesto tempo di sempre in Italia, nda)”.
Cosa le piace del nuoto?
“Da bambina lo odiavo, poi intorno ai 15 anni ho iniziato ad apprezzarlo. Mi piace sapere che gare faccio, mi piace avere una preparazione studiata apposta per me, mi piace il trust the process, come si dice negli Usa, cioè sapere di essere affidata a un allenatore che sa quello che fa, che ti conosce, che ha un obiettivo per ogni allenamento. E poi mi piace gareggiare. Secondo me a volte lo sport è più una sfida mentale che fisica”.
Nel nuoto di oggi il tema della mente, della salute mentale, è un tema enorme e molto attuale. Come è vissuto negli Usa?
“Penso che qui sia trattato in un modo molto più aperto, senza stigma. Mi è sempre sembrato che in Italia dire vado dallo psicologo, vedo uno psichiatra, sia più difficile. Qui c’è lo psicologo sportivo, c’è lo psicologo normale, ci sono persone che prendono medicine per i deficit di attenzione, ed è tutto normale. Anzi, direi che è incoraggiato. Gli allenatori ci chiedono di andare a parlare con gli psicologi. Secondo me gli atleti che nuotano con più leggerezza hanno anche risultati migliori. Sicuramente per me è così”.