(foto Ansa)

Il foglio sportivo

De Ketelaere prova a “disciularsi”

Giuseppe Pastore

L'attaccante dell'Atalanta ha l’ennesima occasione di rilancio. Questa volta contro il Milan che lo ha sedotto e bocciato

Il pratico dialetto milanese ha quasi una parola per tutto. E la parola del weekend è: disciularsi, letteralmente “smettere di essere ciùla”, ovvero reagire alle avversità, tirarsi fuori dagli impicci, mostrare carattere, saper fare di necessità virtù. Tutti buoni propositi di non semplicissima attuazione, che sembrano tagliati su misura per la persona di Charles De Ketelaere. Nel weekend del derby lombardo Atalanta-Milan, simbolicamente in programma in un sabato pomeriggio autunnale come una delle più languide canzoni di Claudio Baglioni, le sceneggiature più banali impongono che proprio adesso De Ketelaere dia segnali di vita. Quelli di questa stagione vanno affievolendosi, un po’ com’era successo l’anno scorso: avvio promettente, sporadiche sgasate alla Kakà, qualche assist, addirittura un paio di gol entrambi di testa, alcuni brillanti third pass (i suggerimenti che portano a un assist, come quello da cui è nata la rete di Lookman contro il Napoli) e poi un regolare oblio sentimentale che lo porta a sbiadire, fuori fuoco come il personaggio di Robin Williams in “Harry a Pezzi” di Woody Allen, lontano dagli occhi lontano dal cuore.

 

Nel tracollo di Torino di lunedì sera, per certi versi la peggior partita dell'intera èra Gasperini in cui nulla ha funzionato dal fisico al tattico, De Ketelaere si è distinto per la sostanza ectoplasmatica della sua prestazione. Francobollato da Buongiorno, uno dei migliori marcatori puri del campionato, semplicemente il belga è imploso in silenzio, con gli occhi sempre più scavati e lo sguardo che chiede aiuto senza riuscire a emettere suono. Non ha tenuto un pallone, ne ha persi sedici, si è votato all’auto-emarginazione fino a essere sostituito a inizio ripresa. Si può obiettare che non lo aiuta un allenatore come Gasperini, non esattamente il più raffinato degli psicologi, se è vero che cercando su Google una qualche dichiarazione in sua difesa il primo risultato che esce è “se gioca come canta è un problema”, scherzoso riferimento a un tragicomico video social in cui il ragazzo cantava “Umbrella” di Rihanna. Chissà come sono messi a senso dell’umorismo nelle Fiandre.


Riportando tutto ai freddi numeri, c’è un’altra cifra che ha crocifisso a lungo l’unica stagione milanista di De Ketelaere: gli Expected Goals accumulati in Serie A (2,65) in rapporto ai gol segnati (zero). Banalmente, è uno che – parafrasando Battiato – “ne ha avute di occasioni, perdendole”. Quella che doveva essere la stagione dell’amore si è trasformata presto nella stagione del torpore, scandito curiosamente da altri due derby regionali entrambi collocati di sabato pomeriggio, tutti e due contro il Monza, quando sprecò due occasioni di dimensioni omeriche scavandosi ulteriormente la fossa. Contro un Milan in cerca d’autore dopo essere stato de-maldinizzato anche per colpa sua, l’infortunio di Scamacca e la condizione fisica post-prandiale di Muriel gli darà l’ennesima chance da titolare. Prima ancora di trovare la posizione e di affinare gli artigli del suo talento che rimangono notevoli, l’uscita dal sonnacchioso tunnel in cui De Ketelaere è andato a cacciarsi anche quest’anno è soprattutto una questione di disciulamento.

Di più su questi argomenti: