Il Foglio sportivo
Stefano Domenicali avverte l'Italia: "C'è bisogno di investire sulla Formula 1"
Se l’Italia vuole continuare a ospitare due gran premi deve darsi una mossa: "Non basta guardare solo a quanto è stato fatto" dice il numero uno di Formula One Group
La Formula 1 sta bene, ma non benissimo. Colpa di Verstappen che è troppo forte e ci racconta chi è il colpevole nelle prime pagine del giallo. Eppure il grande capo di Liberty Media, ovvero Stefano Domenicali, non è preoccupato. Se in Italia cala l’interesse (colpa anche della Ferrari, ovviamente) ci sarà sempre qualche altro paese del mondo in cui la Formula 1 tira più di prima. Prendete gli Stati Uniti, con i loro tre gran premi in casa. Laggiù l’effetto Netflix non è ancora finito e i social fanno il resto. Stefano Domenicali fa il suo discorso di fine anno alla Politica nel pallone, la trasmissione di Gr Parlamento condotta da Emilio Mancuso. “La stagione che si è appena conclusa è stata super positiva nel suo complesso – dice -. Siamo cresciuti come attenzione, abbiamo conquistato nuovi mercati, abbiamo sviluppato nuovi prodotti cercando di mantenere l’attenzione sulla pista anche se abbiamo avuto un dominio di Verstappen impressionante grazie alle sue grandissime qualità e a una macchina che gli ha permesso di sfruttarle tutte. Dal Covid in avanti siamo riusciti passo dopo passo a costruire una ricrescita che ci ha portati a essere una delle piattaforme sportive più seguite al mondo”. Un discorso confortato dai numeri. Ma quanto vale davvero la Formula 1?
Qui diventa difficile tradurre tutto in una cifra: “La valutazione la puoi determinare sotto vari aspetti partendo da quella economica legata alla quotazione in Borsa della nostra società, ma c’è anche da valutare tutti i business collegati alla nostra piattaforma con tutti i partner che investono su di noi sulle squadre. Ci sarebbero poi da valutare tutti i promotori che oggi sono sempre di più. Oltre al fatto che i numeri di chi ci segue dal vivo, in TV e sui social sono davvero straordinari. Il vero tema è proprio riuscire a quantificare tutto questo”. Finora la gestione Domenicali ha funzionato perché è riuscita a equilibrare la tradizione con le novità, gare come Monte Carlo, Monza o Spa ad americanate come Miami e Las Vegas. “Dobbiamo avere il rispetto della tradizione e di chi, come me, è cresciuto a pane e Formula 1 e anche accettarne certe critiche costruttive. Quello che dobbiamo fare è attirare nuovi tifosi, ma cercare poi di far capire loro che cosa c’è dietro la Formula 1. La tradizione però ha un valore se viene attualizzata al futuro perché se no rimane in bianco e nero”. Senza dimenticare che alla base di tutto c’è lo sport. Perché se non si parte dal prodotto sportivo e da gare tecnicamente, ma anche agonisticamente interessanti, il rischio è che tutto si sgonfi. “Per questo così come fanno altri sport, penso alla Nba che ha ridato interesse alla stagione regolare con un nuovo trofeo o al baseball che sta cercando di tagliare i tempi morti, continuiamo a pensare a formule nuove. Direi che abbiamo cominciato prima degli altri con le gare Sprint che saranno 6 anche quest’anno. Piacciono, soprattutto ai nuovi tifosi che non apprezzano le prove libere. Deve sempre esserci qualcosa in palio. Comunque stiamo valutando qualche correttivo, alle regole del parco chiuso e all’evolversi del weekend. Ne parleremo in F1 Commission”.
Il non fermarsi mai della Formula 1 significa anche ingaggiare Jannik Sinner come ambasciatore. “Sinner è un ragazzo che sta crescendo con uno stile che mi è sempre piaciuto. Poche parole e tanti fatti. Abbiamo pensato di coinvolgere due mondi che sembrano lontani, ma che possiamo collegare con esempi e personaggi positivi. Magari tra chi segue il tennis non ci sono grandi appassionati di Formula 1, ma avere un ambasciatore come Jannik ci dà la possibilità di farci conoscere in territori nuovi. Questo è il nostro obbiettivo, attirare chi all’inizio non sembra interessato. Un’operazione che porteremo avanti anche in altri contesti”. Con un altro mantra che rispecchia molto lo stile Domenicali: “Le piattaforme sportive dovrebbero lavorare anche in ambito culturale, far passare messaggi come il rispetto… e nel nostro caso la sostenibilità. Nel 2026 introdurremo le benzine sintetiche e nel 2030 la neutralità carbonica. Però credo che la vera politica dovrebbe dare obbiettivi sfidanti e stringenti, ma non obbligare le scelte tecnologiche. Deve essere l’industria a mettere a disposizione della comunità le soluzioni più avanzate: non ce n’è una sola che possa dare la risposta che cerchiamo”.
A proposito di politica, pur senza citare nessuno in particolare, Domenicali manda un messaggio chiaro ai nostri politici. Se l’Italia vuole continuare a ospitare due gran premi deve darsi una mossa: “C’è bisogno di continuare a investire senza guardare solo a quanto è stato fatto. Il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani lo sa. Imola ha avuto un’opportunità con il Covid e si fatta trovare pronta alla chiamata straordinaria, costruendo il futuro fermato quest’anno dalla tragedia dell’alluvione. Ma non vediamo l’ora di tornarci. Però tutto sta nel capire la volontà del nostro Paese di investire nella Formula 1 come piattaforma promozionale e di business. La Formula 1 non può più essere gestita a livello privato. Tutti i paesi in cui corriamo sono coinvolti direttamente. È il nostro Paese che deve fare una scelta, c’è bisogno di investire. Noi siamo da un lato un paese straordinario, ma dall’altro quando si parla di infrastrutture soprattutto sportive emergono tanti limiti. Guardate Monza dovevano cominciare i lavori subito dopo il Gran premio, siamo a dicembre e non sono ancora cominciati…”. Un messaggio fin troppo chiaro.
Come quello che Domenicali manda al presidente della Fia, lo sceicco Ben Sulayem con cui c’è una vera guerra in atto: “Più la Formula 1 cresce e più la differenziazione tra Fia e Liberty Media ha una rilevanza sempre minore. Ma noi abbiamo bisogno di una piattaforma sportiva che ha la necessità di una diversificazione delle competenze che devono essere chiare e quindi ognuno deve farsi un esame di coscienza per fare al meglio il suo lavoro. In questo momento la federazione deve fare questo esame nella maniera giusta. Non potremmo fare a meno dei commissari e degli ufficiali di gara che lavorano con passione in giro per il mondo perché senza il loro contributo vitale non potremmo organizzare le gare. Ma certi atteggiamenti non servono ma credo che sul tema dell’uniformità di giudizio dovremo lavorare in modo costruttivo perché ci giochiamo la credibilità”. Anche qui il messaggio è chiarissimo.
Tra una preghiera per Schumacher “Dobbiamo continuare a stare vicini a lui e alla famiglia anche se vivere 10 anni così…”) e un augurio per la Ferrari (“Non posso dire che cosa le manchi per vincere visto il ruolo che ricopro, ma è ovvio che spero possa tornare a vincere al più presto anche se oggi la competizione è molto più serrata”), Domenicali si augura un 2024 (“Sarà un anno intenso con 24 gran premi, due gare al sabato sera per cercare sempre qualcosa di nuovo”) combattuto in pista: “Il nostro sport è sempre stato caratterizzato da cicli legati alla combinazione straordinaria tra una macchina fortissima e un pilota straordinario. Oggi vedo un pilota come Max che, nonostante sia molto giovane, è diventato maturo sia in qualifica che in gara con un approccio che mi ricorda quello di Michael perché non vuole lasciare nulla agli avversari anche se ha dominato la stagione. Come similitudine vedo anche una squadra organizzata dove ci sono competenze sia tecniche che sportive che permettono a Max di fa vedere chi è. La differenza che vedo guardando avanti è che dal punto di vista tecnico e del budget cap questi cicli dovrebbero durare meno. Se togliamo Verstappen abbiamo avuto anche 20 macchine in meno di un secondo, tanti sorpassi, tante squadre in lotta per posizioni importanti…”. E poi un sogno tutto italiano: “Quest’anno in Formula 2 seguiremo da vicino Kimi Antonelli. Lasciamolo crescere perché è un ragazzo straordinario con una famiglia eccezionale. Speriamo possa dimostrare il suo talento. È il primo pilota italiano che si avvicina in maniera importante alla Formula 1...”. In fin dei conti un’alternativa italiana alla Ferrari ci vorrebbe proprio.