Serie A
L'amore ogni tanto si riaccende. Walter Sabatini ritorna alla Salernitana
La squadra guidata in panchina da Pippo Inzaghi è messa male in campionato. Per la salvezza il presidente Iervolino fa ricorso ancora una volta a Walter il mago
“Walter, smetti di fumare, per favore”, scriveva James Pallotta nel comunicato con cui la Roma ringraziava Walter Sabatini per il lavoro svolto negli anni precedenti. Era la fine di un amore tormentato e potentissimo, vissuto con gli alti e bassi tipici di un uomo dai sentimenti forti, e si era chiuso con una carezza semantica, la raccomandazione fatta alla persona cara. “Non ho fatto niente, in questi cinque anni, se non il direttore sportivo della Roma. Non ho guardato le spalle di una donna senza sapere di essere il ds della Roma”, aveva detto lui in una di quelle sue conferenze che somigliavano più a un flusso di coscienza che a un botta e risposta con i giornalisti. Forse pensava di non trovare e provare più nulla di simile, ma la vita sa sorprendere anche un uomo abituato a ogni tipo di esperienza, anche alle soglie dei 70 anni.
Sabatini ha quindi conosciuto Salerno, mesi vissuti in fretta e in furia, mangiati come quelle sigarette che hanno contraddistinto la sua vita spesa sui campi, a controllare tutto e tutti, a innamorarsi di uno stop orientato e di un dribbling fatto a mestiere. Ha centrato, con Davide Nicola e con un gruppo di ragazzi messo insieme in quei giorni di gennaio che sembrano più brevi degli altri, una salvezza sulla quale nessuno avrebbe scommesso un euro, se non lui. Ci è riuscito rimettendo insieme i suoi contatti, alcuni dei calciatori che aveva amato in precedenza chiedendogli il rilancio, concedendosi il brivido di qualche scommessa: ne ha vinte alcune (Ederson) e ne ha perse altre (di Mikael ha detto di non aver mai visto nessuno con il suo tiro bruciante e, allo stesso tempo, che non aveva la testa da calciatore), ma quel che contava, per una volta, non era il viaggio, ma la destinazione.
Raggiunto l’impossibile, quel legame si è sgretolato all’improvviso, preso a picconate dalle incomprensioni e da parole durissime pronunciate dal patron della Salernitana, Danilo Iervolino: “Sabatini crede di prendere tutti per stupidi, ma di equivoco c'è solo lui: pensa di essere il più intelligente, ma è stato bugiardo. Leggo che si sente da Champions League, vedremo dove andrà: non sa nemmeno far funzionare un computer o mandare una mail. Umanamente sono dispiaciuto per com'è finita: non l'avrei lasciato andare, ma sono successe cose che ritengo gravi. Voglio un altro tipo di calcio”. L’altro tipo di calcio, al momento, non sembra funzionare. La Salernitana ha salvato una stagione con l’ingresso in corsa di Paulo Sousa ma adesso la situazione è tornata a essere disperata. E allora, con l’acqua alla gola, si fa ricorso ancora una volta a Walter il mago, come cantava Ligabue. Serviranno colpi a sensazione e la presenza di un uomo forte, e al massimo il dubbio è su quanto questo Sabatini reso inevitabilmente più logoro dai malanni dell’età possa esserlo davvero, questa presenza penetrante. Ma non c’è dubbio che sia uomo di calcio dalle idee sublimi e dai guizzi impensabili. Ha vissuto questi mesi lontani dal calcio come una lunga espiazione di un qualcosa persino difficile da comprendere, perché chi per anni non ha fatto altro che stare su un campo finisce per mangiarsi il fegato coltivando il sogno di tornarci, perché un pallone che rotola può essere davvero il fine ultimo di un’esistenza. “Mi dispiace molto essere ancora fuori, guardo partite in ogni momento. Il campionato è incerto e affascinante. Una cosa posso dirla: Iervolino è un grande presidente”, diceva non più tardi di tre giorni fa, e forse i contatti erano già stati avviati. Ce lo dirà lui, in un’altra di quelle conferenze fiume in cui le parole si incatenano l’una all’altra come se fossero un dipinto. Alla ricerca dell’ennesimo miracolo, con una giacca sbagliata, Walter il mago si presenterà di nuovo qua, con un cilindro truccato ed un coniglio vecchio quasi come il trucco che fa.