Il terzino destro della Salernitana Pasquale MAzzocchi (foto LaPresse)

Olive #17

Pasquale Mazzocchi sa fare cose

Giovanni Battistuzzi

Giocava all'ala, ma, sapendo fare tutto, si è trovato a giocare terzino. Succede sempre così. Lui lo fa alla sua maniera e spera di centrare di nuovo una miracolosa salvezza con la Salernitana (mercato permettendo)

Dicevano i saggi, o presunti tali, di un tempo che a far tante cose non ne riesce buona mezza. Ed era uno sprone a concentrarsi su un’attività per volta, senza volere strafare. E per estensione era un consiglio a scegliersi un campo, un lavoro, e concentrarsi solo su quello. Raccontava Goffredo Parise che un tizio di Vicenza, per far capire questo concetto ai suoi figli, aveva messo loro dei paraocchi tipo quelli dei cavalli per farli concentrare solo e soltanto su quello che avevano davanti: che per il più grande erano i libri (il tizio di Vicenza era un ricco vicentino), la mezzana il piano, il più piccolo il legno. Crebbero tre grandi artisti, ma tutti e tre parecchio strabici.

L’idea che a far tante cose non ne riesce buona mezza era diffusissima pure nel calcio. Forse lo è diffusa ancora. E c’erano allenatori che i paraocchi del tizio di Vicenza glieli avrebbero messi volentieri pure ai calciatori.

Quel tizio di Vicenza un giocatore come Pasquale Mazzocchi l’avrebbe odiato. Perché uno come Pasquale Mazzocchi è difficile capire che giocatore è e dove possa dare il suo meglio.

A inizio carriera giocava all’ala, più a destra che a sinistra, ma andava bene sia a destra che a sinistra. All’ala sì, ma anche a centrocampo e anche lì qualunque fascia andava bene, in qualche modo se la cavava sempre. Perché aveva corsa, aveva fisico, aveva piedi e pure accelerazione e un buon dribbling. Certo i piedi non avevano la sensibilità di un Del Piero o di un Totti, e nemmeno di un Donadoni o di un Bruno Conti, però, tutto sommato, non era per niente male quello che aveva da offrire in avanti.

Se però sai fare tutto e tutto per bene e per giunta su entrambe le fasce va poi a finire che a uno viene in mente che si possa mischiare tutte le carte di un mazzo e non solo alcune. E finisce sempre che ci si ritrova a fare i terzini. Perché i terzini sono un po’ i jolly del mazzo, quelli che poi possono salire e fare il centrocampista aggiunto, quelli che possono scattare a giocare all’ala perché l’ala nel frattempo ha di meglio da fare nel giocare al centro. E via così. È un bel casino la vita dei terzini. Perché poi accade sempre che se gli avversari ti bucano sulla fascia è colpa del terzino. Viene mai in mente che questo poveruomo ha dovuto fare di tutto e in tutti i ruoli e che possa essere pure spossato per aver risolto un sacco di guai agli altri.

Pasquale Mazzocchi è sempre stato duttile, ha sempre fatto tutto e di tutto e infatti è finito a fare il terzino destro. A Parma mentre scalava serie – tre promozioni in tre anni – arretrava metri, o meglio vedeva crescere quelli davanti a lui.

C’è nulla di male a fare il terzino destro, soprattutto se lo si sa fare bene. Pasquale Mazzocchi ha imparato a farlo bene, anche se spesso alla sua maniera che è una maniera piena di idee interessanti e corse a perdifiato verso entrambe le porte, attacco sfrontato e difesa accanita. Alla Salernitana sia Davide Nicola che Paulo Sousa hanno capito che l’unica cosa che dovevano fare era quella di metterlo sulla fascia e lasciarlo fare. Mezza stagione l’ha passata a fare il terzino, mezza il quinto a destra. In sostanza era cambiato poco o nulla. Fu un anno e mezzo positivo per tutti. Soprattutto per lui che ottenne la prima convocazione in Nazionale.

Poi è iniziato questo campionato, Paulo Sousa era cambiato, la Salernitana pure, e quel clima salernitano caldo e accogliente, pacifico e pacificato, non esisteva più. Pasquale Mazzocchi ha iniziato a fare il giro dei quattro cantoni del campo e ha iniziato a capire poco o nulla pure lui.

Ora che Pippo Inzaghi sta cercando di dare ordine al disordine, Pasquale Mazzocchi è ritornato a correre e tornando a correre gli è rispuntato il sorriso.

       


    

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. La prima giornata è stato il momento di Jens Cajuste (Napoli). Il secondo appuntamento è stato dedicato a Luis Alberto (Lazio); nella terza giornata vi ha tenuto compagnia Ruggiero Montenegro con Federico Chiesa (Juventus); nella quarta è stato il turno di Andrea Colpani (Monza); nella quinta di Romelu Lukaku (Roma); nella sesta è sceso in campo Yacine Adli (Milan); la settima puntata è stato il momento di Albert Gudmundsson (Genoa); nell'ottava di Giacomo Bonaventura (Fiorentina); la nona ha visto scendere in campo Zito Luvumbu (Cagliari); la decima Matias Soulé (Frosinone); e nell'undicesima Riccardo Calafiori (Bologna); la dodicesima invece è stato il momento delle parate di Etrit Berisha (Empoli); la tredicesima è stata l'occasione per conoscere meglio Jeremy Toljan (Sassuolo); la quattordicesima ha visto segnare Lorenzo Lucca (Udinese), la quindicesima invece ha raccontato la crescita di Joshua Zirkzee (Bologna).; nella sedicesima ha vestito la maglia di Olive Lautaro Martinez (Inter). Trovate tutti gli articoli qui.