Il Foglio sportivo
Quando il pensiero conta più di una vittoria. Gli Sport Thinkers 2023
Lo sport non si cambia solo con il successo: ecco chi c’è riuscito con un gesto, una denuncia, un’idea
Questa classifica, che su Il Foglio sportivo compie cinque anni, è sempre stata un omaggio non solo a chi lo sport lo ha pensato, ma a chi lo ha cambiato. “Il pensiero è azione” diceva il pedagogista Henri Wallon, riferendosi allo sviluppo dei bambini che, attraverso il corpo e il movimento, esprimono le proprie emozioni. Moris Gasparri (grazie per gli interminabili confronti whatsapp, quasi sempre notturni) ed io abbiamo costruito la classifica 2023 partendo da un podio fatto di game changers per i quali, con certezza, si vede un prima e un dopo. C’è un prima e un dopo la decisione di un allampanato e poco talentuoso studente dell’Oregon di saltare nel modo contrario a cui facevano tutti. Gli altri ridevano, lui diventò campione olimpico e da quel momento il ventrale stette al “Fosbury” come le candele all’energia elettrica. C’è un prima e un dopo il coraggio di una calciatrice che combatte il gesto eccessivo e non richiesto di un uomo potente, proprio sul podio che doveva solo celebrare la sua vittoria. C’è un prima e un dopo nella storia di una città malata di calcio che aspettava da 33 anni uno Scudetto e nel popolo tennistico italiano che, la Coppa Davis, la aspettava da 47 anni e i confini fra quei prima e quei dopo si chiamano Luciano Spalletti e Jannik Sinner.
Lo sport lo hanno cambiato (nel bene o nel male, questa classifica non è una retorica raccolta di buone intenzioni) anche gli altri protagonisti, così come un cambio di paradigma è il valore “dell’attività sportiva in tutte le sue forme” riconosciuto, dopo 75 anni, dalla nostra Costituzione.
Leggete, approfondite, discutete. Riceveremo, come sempre, messaggi felici di chi c’è, astiosi di chi non c’è, i “siete impazziti?” di qualcuno e i complimenti di altri. Gli Sport thinkers servono proprio a questo: a far discutere.
Sennò che thinkers sarebbero?
Mauro Berruto
C’è una ritualità precisa nella composizione di questa classifica, che rende il lungo lavoro necessario per compilarla paragonabile a uno sforzo atletico. Alla fine di ogni anno pensare di trovare altri 100 nomi per quello successivo pare impossibile, la nausea e la voglia di mollare sono il sentimento prevalente.
Poi a gennaio “la stagione inizia”, evento dopo evento, googlata dopo googlata, appunto dopo appunto, per arrivare infine all’inizio di dicembre alle settimane decisive in cui si decide tutto, come per le coppe europee a maggio, ed è li che la chat Whatsapp che condivido con Mauro Berruto impazzisce: i nomi finiscono col diventare sempre più di cento, costringendoci a un levare michelangiolesco.
Il motivo profondo della classifica è fungere da sismografo delle idee più che celebrare i vittoriosi, raccontare l’anno sportivo nelle sue molteplici curiosità e soprattutto nelle sue tendenze salienti, che dureranno negli impatti anche negli anni successivi, cercando di utilizzare uno sguardo globale - tanto in senso geografico quanto di discipline rappresentate - a cui la cultura sportiva italiana è sempre meno allenata. La novità di quest’anno è che questo scavo in profondità ci ha portato a creare una serie di vere e proprie catene tematiche che troverete scorrendo la classifica, dal terremoto epocale saudita alla festa magica del Napoli e di Napoli, dai testimoni del nuovo articolo 33 della Costituzione (anche qui uno sprone al cambiamento per la nostra cultura sportiva da sempre molto tifosa, ma ancora troppo sedentaria), al rapporto tra cervello, neuroscienze e sport, vero tema di frontiera. Non ci resta che augurarvi buona lettura.
Moris Gasparri
Gli Sport Thinkers 2023
Questa classifica è idealmente dedicata a tutti gli arbitri italiani (di qualsiasi disciplina, uomini, donne, ragazze e ragazzi) vittime di violenze fisiche o verbali nel corso del 2023. Perché se la salute del movimento sportivo è indicatore dello stato di civiltà di un Paese, l’indicatore della salute del movimento sportivo sta nel rispetto dei suoi direttori e delle sue direttrici di gara.
TDB) Koen Lenaerts, Presidente Corte di giustizia Unione europea, Belgio. Per aver fatto cadere un meteorite su questa classifica due giorni prima della sua pubblicazione e perchè la sentenza della Corte da lui presieduta, potrebbe stravolgere il futuro del calcio europeo più del suo connazionale Bosman. Oppure no. E proprio per questo è To Be Defined, in attesa di definizione…
1) Dick Fosbury, in memoriam, saltatore in alto, Stati Uniti.
Per aver cambiato le regole del gioco quando tutti gli dicevano che si sarebbe rotto l’osso del collo, per aver capovolto per sempre un paradigma e per aver, mentre tutti saltavano verso l’alto, saltato verso altro.
2) Jennifer Hermoso, calciatrice, Spagna.
Per aver cambiato, denunciando, la prassi dell’uomo potente che alla fine se la cava e per aver dovuto subire, oltre a un bacio non voluto, pressioni e accuse, l’ingiustizia più grande che un atleta possa ricevere: vedersi privare degli attimi di magica serenità e appagamento dopo la conquista di una grande vittoria.
3 ex aequo) Luciano Spalletti, allenatore, Italia.
Per aver cambiato la storia di Napoli, pensando, preparando e mandando in scena la più straordinaria, incredibile, infinita, struggente, straripante festa calcistica della più straordinaria, incredibile, infinita, struggente, straripante città italiana che, quella festa, la aspettava da 33 anni.
3 ex aequo) Jannik Sinner, tennista, Italia.
Per aver cambiato la storia del tennis azzurro, trascinando la sua squadra a una straordinaria, incredibile, infinita, struggente, straripante festa tennistica, riportando la Coppa Davis in Italia dopo 47 anni, e per l’impatto che è destinato ad avere sui praticanti in Italia.
5) Carlos Alcaraz, tennista, Spagna.
Per essere diventato a vent’anni il più giovane n.1 al mondo e perché lui e Sinner sono la promessa di una decina di anni almeno di duelli tennistici da perderci il sonno per bellezza, forza fisica, talento, rispetto, educazione.
6) Gianmarco Tamberi, saltatore in alto, Italia.
Perché vincere ti rende grande, vincere dopo aver superato un’enorme difficoltà ti rende un eroe sportivo, ma ri-vincere, mettendo in fila oro olimpico e mondiale, ti trasforma di diritto in leggenda dello sport italiano.
7) Gianluca Vialli, in memoriam, leggenda sportiva, Italia.
Per aver testimoniato in maniera impareggiabile che il tempo che ci è concesso, finché ci è concesso, non va mai sprecato, ma vissuto con pienezza, e perché non smetteremo mai di emozionarci nell’ascoltare il canto dei tifosi doriani che lo celebra più forte di Pelé.
8) Silvio Berlusconi, in memoriam, dirigente sportivo, Italia.
Per aver squarciato il velo della retorica sul rapporto fra calcio e consenso, per averlo amato davvero, il calcio. E perché, che vi piaccia o no, in questa classifica non può non stare.
9-10) Zar Amir Ebrahimi-Guy Nattiv, registi, Iran-Israele.
Per il film Tatami, storia di una judoka iraniana invitata dal regime a disertare la finale mondiale contro una collega israeliana, e per l’inedita collaborazione sull’asse Iran-Israele, testimonianza di come l’arte e lo sport parlino un linguaggio tanto impolitico quanto potente, quello della riconciliazione.
11) Mohammed bin Salman bin Abdulaziz Al Saud, politico, Arabia Saudita. Per uno dei pensieri più ambiziosi e visionari del XXI secolo: spodestare, petrodollaro dopo petrodollaro, il dominio occidentale sulla produzione degli spettacoli sportivi, a partire dal calcio.
12) Yasir Al-Rumayyan, manager, Arabia Saudita. Per aver ricevuto il compito di tradurre in realtà operativa e guida manageriale, attraverso il fondo PIF, il pensiero di cui sopra.
13) Stanis Elsborg, analista, Danimarca. Per il più completo, dettagliato e lucidamente critico lavoro di ricerca sugli investimenti sauditi nello sport, disponibile sul sito di Play the Game.
14-15) Mubher-Fabrakah, cammelli, Emirati Arabi. Perché, per rispettare una delle leggi fondamentali della classifica, ovvero la presenza di almeno un animale, non possiamo non omaggiare i due cammelli vincitori della prima edizione della AIUla Camel Cup, l’evento più importante e ricco del pianeta nella disciplina (strano vero?), disputato la scorsa primavera in Arabia Saudita sotto gli occhi di un attento Will Smith.
16) Faisal bin Bandar bin Sultan Al Saud, dirigente sportivo, Arabia Saudita. Perché la federazione esports saudita, da lui diretta, dal prossimo anno organizzerà ogni estate la Coppa del Mondo, l’evento più importante e con il montepremi più ricco di sempre (strano vero?) della nuova frontiera dell’agonismo digitale.
17-18) Lotan Giladi (in arte Spinx) e Shahar Shushan (in arte flameZ), gamers, Israele. Perché nel frattempo la scorsa estate, sempre in Arabia Saudita, due gamers israeliani con ampia scorta al seguito hanno vinto la finale del torneo prodromico della Coppa del Mondo di cui sopra.
19) Hervé Renard, allenatore, Francia. Per il coraggio con cui, nell’anno in cui mezzo calcio europeo è scappato nel deserto arabico attratto dai soldi, ha compiuto il percorso inverso, diventando il primo tecnico della storia ad aver allenato una nazionale maschile (l’Arabia Saudita appunto) e una femminile (la Francia) ai Mondiali.
20) Olga Carmona, calciatrice, Spagna. Per la compostezza con cui è riuscita a gestire la tragica combinazione di gioia irrefrenabile per il gol decisivo realizzato nella finale mondiale contro l’Inghilterra, e il dolore di apprendere a fine partita della scomparsa del papà.
21) Salma Paralluelo, calciatrice, Spagna. Perché il crack spagnolo dei Mondiali femminili è stata una giovanissima attaccante che fino a pochi anni fa primeggiava a livello internazionale anche nei 400hs, un vero inno vivente alla ricchezza neuromotoria.
22) Marta Garcia, pilota, Spagna. Perché la sua vittoria nella prima edizione della F1 Academy consacra il 2023 come il grande anno del matriarcato sportivo spagnolo.
23) Khvicha Kvaratskhelia, calciatore, Georgia. Per la diversità antropologica che incarna - inanellando un dribbling dietro l’altro, inabissando il suo volto dentro un libro in uno dei tanti viaggi aerei della vita da calciatore, indossando gli abiti della fede ortodossa - in un mondo, quello del calcio, di facile e apparentemente irresistibile omologazione.
24) Sergio Siano, fotografo, Italia. Per il libro fotografico Ricomincio da 3, Napoli in festa, splendida immersione visiva nell’antropologia della festa calcistica.
25) Bruno Siciliano, ingegnere, Italia. Per il suo saper essere, contemporaneamente, un genio della robotica di fama planetaria e un tifoso senza freni, capace di celebrare lo scudetto con una lezione all’università indossando la maglia del Napoli e una bandana azzurra sulla fronte.
26) Liberato, musicista, Italia. Perché, Pindaro insegna, la vittoria sportiva è veramente tale solo se eternata nel canto, e lui, nella memorabile performance della festa scudetto e nell’altrettanto memorabile elenco dei vincitori in lingua napoletana, è lodevolmente riuscito in cotanta impresa.
27) Militiadis Tentoglou, saltatore in lungo, Grecia. Perché anche lui, come il nostro Tamberi, dopo l’oro ai Mondiali di Budapest può finalmente dirsi campione di tutto nel salto in lungo, e il nostro amore per la Grecia antica e di oggi (insieme alla certezza che Pindaro di lui avrebbe cantato) ce lo fa amare immensamente.
28) Femke Bol, ostacolista, Olanda. Per la fenomenale rimonta verso l’oro nella 4x400 ai Mondiali di Budapest, perché la sfida contro Sydney McLaughlin nei 400hs ci fa già fremere in vista di Parigi 2024, e per aver più volte dichiarato di amare l’acido lattico più di ogni altra cosa.
29) Luol Deng, dirigente sportivo ed ex cestista, Sud Sudan. Perché, dietro alla storica qualificazione del martoriatissimo Sud Sudan al torneo di basket di Parigi 2024, ci sono la mente illuminata e il cuore enorme di un’ex stella Nba.
30) Nikola Jokic, cestista, Serbia. Per quell’imperturbabilità d’animo da antico saggio con cui riesce a distaccarsi dal suo stesso abbacinante talento, in grado di portare Denver per la prima volta sul tetto dell’Nba, e per aver stabilito il record mondiale di understatement nei festeggiamenti estivi.
31) Satya Nadella, Ceo Microsoft, India. Per aver ripetutamente dichiarato che il cricket possiede per gli indiani di oggi una forza persuasiva più grande delle religioni, e per essere stato sveglio di notte per vedere tutte le partite dei Mondiali.
32) Travis Head, giocatore di cricket, Australia. Per aver segnato 137 dei 241 punti che hanno permesso all’Australia di battere l’India nella finale mondiale, rovinando la festa a Nadella, che magari ora, dopo il guru dell’intelligenza artificiale Sam Altman, assumerà anche lui.
33) Articolo 33 della Costituzione, testo giuridico, Italia. Perché, finalmente, dallo scorso 20 settembre, con voto unanime del Parlamento, “la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”. E i nomi che seguono fino alla posizione n. 44 vogliono essere un omaggio allo spirito di questo articolo.
34) Guido Martinelli, in memoriam, avvocato, Italia. Per aver dedicato la sua vita al diritto dello sport, e per aver voluto, migliorato e difeso la riforma che, per la prima volta nella storia della Repubblica, darà dignità e qualche diritto a migliaia di lavoratrici e lavoratori dello sport.
35) Emanuela Chiarello, community-organizer, Italia. Per aver fondato “Camminando per l’Eur”, probabilmente il gruppo di cammino più numeroso d’Italia, che permette a molte persone della zona sud di Roma di svolgere gratuitamente attività fisica, sotto la supervisione di 30 guide: la politica sportiva del futuro, nell’Italia dell’invecchiamento demografico.
36-37) Gianluca Bernardi-Marco Bernardi, imprenditori, Italia. Per aver creato a Forlimpopoli, in terra romagnola, il BRN Village, bellissimo e modernissimo parco ciclistico che si estende su una superficie di 70 mq.
38) Fabio Cannavaro, allenatore, Italia. Per aver acquistato il Centro Paradiso di Soccavo, luogo elettivo del mito maradoniano, con l’auspicio di vederlo presto tornare a vivere per sfornare giovani talenti.
39-40) Ludovica Mantovani-Francesca Mantovani, famiglia sportiva, Italia. Perché, nel trentesimo della scomparsa del padre Paolo, il Torneo Ravano a Genova, da lui creato, è divenuto grazie alle figlie una mini-Olimpiade che ogni anno in primavera coinvolge in maniera entusiastica tutte le scuole primarie genovesi, ma proprio tutte: un patrimonio a cui ispirarsi per i nuovi Giochi della Gioventù.
41-42) Dionigi Donati, in memoriam, Stephan El Shaarawy, allenatore-calciatore, Italia. Perché lo scorso novembre, alla soglia dei 100 anni, è scomparso il primo tecnico del calciatore giallorosso nel Legino, squadra dilettantistica di Savona, in un legame immortalato nell’estate del 2022 dall’abbraccio sportivo più bello, intenso e commovente che potete trovare su Youtube, che ci ricorda come nel cuore di un atleta milionario batta sempre forte il primo momento vissuto su un campetto di base.
43) Daniel Boloca, calciatore, Romania-Italia. Per essere passato, in 3 anni, dalla serie D alla serie A, senza dimenticarsi di andare dal sindaco di Chieri (To) per risistemare il campetto del quartiere “Maddalene” dove è cresciuto, tirando calci a un pallone.
44) Bruno Barba, antropologo, Italia. Per aver dato vita al corso di laurea triennale in “Politiche, governance e informazione dello sport”, presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova, regalando allo sport la dignità di essere materia di studio in un’università pubblica.
45) Daniel Lieberman, antropologo e biologo, Stati Uniti. Per la grande forza suggestiva dei suoi studi e dei suoi libri sul movimento corporeo dall’umanità preistorica all’era attuale della sedentarietà, e per un suo pensiero fisso da scolpire nella pietra: in Occidente il 75% delle malattie è prevenibile con l’esercizio fisico.
46) Octavio Carrillo, cestista, Colombia. Perché se a 67 anni siete un po’ stanchi pensate a questo giocatore, inserito nel quintetto del Cóndores de Cundinamarca contro i Titanes de Barranquilla, che è diventato l’atleta più vecchio di un campionato professionistico di serie A di basket, facendolo diventare ai nostri occhi un eroe della cultura colombiana e mondiale come Gabriel Garcia Marquez e Fernando Botero.
47) Ingemar Stenmark, ex sciatore, Svezia. Perché, se a 67 anni vi sentite nuovamente un po’ stanchi, ricordatevi che il grande campione delle nevi si è da poco dato al salto con l’asta, dichiarando di “voler volare ai Mondiali master”.
48) Novella Calligaris, nuotatrice, Italia. Perché, se a 68 anni vi sentite ancora più stanchi, ricordatevi che lei, per celebrare il cinquantesimo anniversario del suo oro mondiale negli 800 metri, in attesa del ponte, lo Stretto di Messina lo ha attraversato a nuoto.
49) Felix Sienra, in memoriam, velista, Uruguay. Perché lo scorso 21 gennaio se n’è andato, alla veneranda età di 107 anni, l’atleta olimpico più longevo di sempre, che prima di morire ha confessato le sue abitudini: tanto esercizio fisico comprese sedute di forza, buona alimentazione e 3h di lettura al giorno, “perché un giorno senza leggere è un giorno perso”.
50-51) Francesco Farioli-Sergio Givone, allenatore-filosofo, Italia. Perché un’intera pagina dell’Équipe in cui uno dei più autorevoli filosofi italiani, l’austero Sergio Givone, racconta ammirato di un suo tesista diventato nel giro di pochi anni allenatore del Nizza secondo in Ligue 1 è una delle più incredibili connessioni tra calcio e cultura del 2023.
52) Rocco Commisso, imprenditore, Italia/Stati Uniti. Perché, in una nazione che ha da tempo smarrito il senso dell’impiantistica sportiva, il Viola Park è una meravigliosa dissonanza.
53) Marco Casamonti, architetto, Italia. Per l’idea di progettare il Viola Park come un centro sportivo in forma di città, aperto e frequentato, e non nella forma abituale di santuario chiuso e blindato.
54) Michele Padovano, ex calciatore, Italia. Per aver sopportato e superato un ingiusto calvario giudiziario durato 17 anni, abbandonato da quasi tutti.
55) Antonio Pintus, preparatore atletico, Italia. Per l’invito privato ricevuto da alcuni membri della Nasa, desiderosi di conoscere i suoi metodi, culmine di una carriera da leader internazionale della preparazione atletica nel calcio.
56) Jakub Jankto, calciatore, Repubblica Ceca. Perché il primo calciatore (pittore e imprenditore) capace di coming out è tornato a giocare in Italia e, a dispetto di chi temeva, i tifosi lo stanno rispettando, dimostrando che la sua forza sta cambiando una cultura.
57) Linda Cerruti, nuotatrice sincro, Italia. Perché la sua denuncia di commenti volgari e sessisti a una foto postata in costume con le sue 7 medaglie vinte nel nuoto sincronizzato, ha portato alla denuncia di 12 cretini e rappresenta un’ottava medaglia, d’oro, nella lotta al cyberbullismo.
58) Miléna Surreau, atleta, Francia. Per l’annuncio pubblicato su X in cui l’atleta francese del parabadminton implorava qualcuno di sostituirla nel periodo estivo, causa assenza forzata per i tornei di qualificazione a Parigi 2024, nel suo lavoro di… salinaia nelle celebri paludi saline di Guérande, nella Loira.
59) Frankie Dettori, fantino, Italia-Inghilterra. Per aver annunciato il suo ritiro salvo poi smentirsi e annunciare che correrà ancora nel 2024, diventando, da leggenda, anche il Tom Brady dell’ippica.
60-61) Marco Viani-Sandro Picchi, autori, Italia. Per aver fatto con il loro libro Calcio, invenzione infinita ciò che Larry Page e Sergey Brin fecero per Google: quattro anni di ricerche, 760 pagine, 161 capitoli, per raccontare tutto dello sport più amato al mondo. E pure per beneficenza!
62) Luca Vettori, pallavolista, Italia. Per aver scritto una lettera d’addio al volley che è, insieme, poesia e filosofia, e per aver svelato, in occasione dei tanti inni di Mameli con la maglia azzurra, di aver sempre ammutolito una T, cantando: “Siam pronti, all’amor-e, l’Italia chiamò!”
63) Peter Sagan, ciclista, Slovacchia. Per aver lasciato il ciclismo su strada da tri-campione del mondo, dopo averlo rivoluzionato nell’immaginario collettivo, per tentare la scalata sulla mountain bike ai Giochi di Parigi.
64) Gigi Datome, cestista, Italia. Perché ha lasciato Nazionale e basket il cestista più pensante del circuito e per quelle lacrime, al momento dell’ultimo inno, segno di un amore viscerale per la maglia azzurra.
65-66) Sara Barattin-Manuela Furlan, rugbiste, Italia. Perché, nel 2023, hanno lasciato per sempre la maglia azzurra due colonne del rugby femminile italiano, protagoniste indiscusse nell’ultimo decennio della sua ascesa a livello internazionale.
67) Alessandro Diamanti, ex calciatore, Italia. Perché, purtroppo, non potremo più ammirare le magie del più bel piede mancino italiano degli ultimi vent’anni, e perché la quotidianità della sua vita australiana condivisa nelle sue storie Instagram è un vero patrimonio educativo.
68) Michael Tomasello, psicologo, Stati Uniti. Per i suoi studi sui meccanismi evolutivi della cooperazione umana e per le pagine sulla caccia primitiva presenti nel suo ultimo libro Dalle lucertole all’uomo, che illuminano, nonostante i tanti millenni di distanza, la logica profonda degli sport di squadra.
69) Eric Castien, imprenditore, Olanda. Per aver dato ordine, misura scientifica, progetto imprenditoriale (con BrainsFirst) e successo sportivo (con l’Az Alkmaar nella Youth League, di cui è consulente) al pensiero che la differenza nel calcio contemporaneo la fanno i cervelli dei calciatori, in particolare la loro capacità di processare informazioni con rapidità.
70) Kaoru Mitoma, calciatore, Giappone. Perché la stella del Brighton, con la sua tesi di laurea sul dribbling condotta studiando scientificamente sé stesso, risponde ampiamente al requisito di cui sopra.
71-72) Nicolò Fagioli-Sandro Tonali, calciatori, Italia. Perché, purtroppo, in termini neuroscientifici il legame tra cervello e calcio può significare anche sovraeccitazione del sistema dopaminergico tramite scommesse, il fattore scatenante della dipendenza ludopatica, che andrebbe opportunamente comunicato e spiegato ai più giovani.
73) Luis Rubiales, dirigente sportivo, Spagna. Per non aver usato la funzione esecutiva del cervello, quella che sovrintende alla capacità di sopprimere o ritardare una risposta comportamentale inappropriata, decidendo di baciare in bocca in mondovisione l’ignara Jenni Hermoso, rovinandole i giorni più belli della sua carriera, e per averla usata male anche nei giorni successivi, incolpando mezzo mondo, Hermoso compresa, ma non sé stesso.
74) Amarissa Toth, tennista, Ungheria. Perché il suo gesto di cancellare il segno della pallina sulla riga, che avrebbe potuto aiutare il giudice di linea e l’arbitro di sedia a rimediare a un clamoroso errore, e la sua esultanza sfrenata dopo il ritiro dell’avversaria derubata, ci ricordano che nello sport il pensiero può essere utilizzato anche per compiere delle vigliaccate.
75) Caitlin Clark, cestista, Stati Uniti. Perché, grazie al suo talento extra-mondo, ha tenuto incollati di fronte allo schermo dieci milioni di americani per seguire le Final Four Ncaa femminili di basket, poi perse in finale con la sua Iowa State.
76) Chris Henderson, dirigente, Stati Uniti. Per aver portato Messi a Miami, innescando un boom mediatico e commerciale senza precedenti del movimento calcistico americano.
77) Laurie Shaw, data analyst, Inghilterra. Perché, per dominare il calcio mondiale, oltre ai soldi servono le idee, ad esempio, nel caso del City Football Group, affidare il proprio dipartimento “Football Data” a un astrofisico passato per Harvard e Yale.
78) Ferran Soriano, dirigente sportivo, Spagna. Perché il City Football Group che ha completato con la conquista della Champions il suo percorso trionfale è nato dalle sue idee circa l’industrializzazione del calcio: l’Henry Ford del pallone, ora alla prova però con una pesante inchiesta in Inghilterra e possibili futuri conflitti d’interesse (il Girona nella nuova Super-Champions).
79) Roberto Perrone, in memoriam, giornalista, Italia. Per aver fatto dialogare con maestria due grandi passioni italiche, lo sport e la buona cucina.
80) Vosse De Boode, scienziata, Olanda. Perché l’Olanda è il vero cuore scientifico e tecnologico del calcio europeo, e lei, esperta di biomeccanica e da anni a capo del dipartimento Sport Science & Data Analytics dell’Ajax, ne è una delle menti più brillanti.
81-82) Francesca Bazoli-Juan Navarro, direttrice di museo, Italia-architetto, Spagna. Per aver allestito l’esposizione Il pugile e la Vittoria nel Capitolium di Brescia, mettendo in dialogo, grazie alla magia di un riflesso, il greco Pugilatore a riposo, bronzo attribuito a Lisippo, con la romana Vittoria alata, dando vita a un capolavoro di sport e arte.
83) Pippo Ricci, cestista, Italia. Perché il campione dell’Olimpia si è laureato in geometria con una tesi dal titolo Il piano proiettivo reale e la superficie romana di Steiner proiettando, durante la discussione della tesi, tre suoi canestri per parlare del concetto di Pinch point. Cosa tutto ciò significhi non ne abbiamo idea, ma ci commuove alle lacrime.
84) Alessandro Buongiorno, calciatore, Italia. Perché in un anno si è laureato in economia con una tesi sul Toro, ha letto a Superga i nomi dei caduti del Toro e ha rinunciato al trasferimento a Bergamo per restare al Toro, diventando, esso stesso, il Toro.
85) Bobby Charlton, in memoriam, calciatore, Inghilterra. Per aver realizzato il desiderio, struggente e mai realizzato, dei tifosi del Toro: sopravvivere alla tragedia aerea del suo Manchester e rifarlo grande.
86) Ivan Provedel, calciatore, Italia. Perché se un portiere segna un gol di testa al 95° il suo gesto atletico diventa, per sempre, un atto poetico, geniale, rivoluzionario.
87) Christine Yu, studiosa, Stati Uniti. Per il seminale e fondamentale libro-inchiesta Up to speed sulla diversità atletica dei corpi femminili, e sulla necessità che la scienza dello sport cominci a occuparsene in maniera molto più approfondita.
88) Valentina Petrillo, atleta paralimpica transgender, Italia. Perché, con determinazione, sta urlando al mondo dello sport che serve regolamentare diversamente la materia delle atlete trans inserite nelle competizioni femminili, magari creando nuove categorie.
89) Martina Navratilova, tennista, Repubblica Ceca/Usa. Perché la paladina sportiva dei diritti delle donne e delle persone omosessuali è nel frattempo diventata paladina della lotta contro le atlete trans inserite nelle competizioni femminili, posizione ferocemente conflittuale.
90) Antonello Coletta, dirigente sportivo, Italia. Perché, dopo averlo nominato sulla fiducia nella classifica del 2022, un anno dopo ha davvero guidato la Ferrari al successo nella 24 Ore di Le Mans del centenario, scegliendo tre piloti italiani su sei della squadra. E noi lo avevamo detto!
91) Michelangelo Dell’Edera, dirigente sportivo, Italia. Perché, nell’età aurea del tennis italiano appena cominciata, c’è anche il lavoro silenzioso di bravi dirigenti come lui, da tanti anni a capo della formazione dei nuovi tecnici.
92) Jim Hines, in memoriam, velocista, Stati Uniti. Perché lo scorso giugno se n’è andato il primo atleta a scendere sotto i dieci secondi nei cento metri, e perché abbattere muri, fisici o mentali, è una caratteristica da game changer che questa classifica vuole onorare.
93-94-95) Joel Pritchard-Bill Bell-Barney McCallum, in memoriam, inventori, Stati Uniti. Perché nel 1965 vicino Seattle c’erano tre amici, non al bar ma nel giardino di una casa, che per necessità crearono il pickleball, una sorta di ping-pong gigante o tennis bonsai, la cui fondazione e impetuosa espansione, presto anche in Italia, è simile a quella del padel.
96) Sky Brown, skater e surfista, Inghilterra. Perché la nuova star dello sport inglese è una quindicenne che si divide tra skateboard e surf, e sta ai campioni delle discipline tradizionali più o meno come Tik Tok sta al cinema muto.
97) Bruno Brum, pubblicitario, Brasile. Per l’ideazione della campagna Pelé no dicionário, che, appoggiata da più di 125 mila firme, ha portato all’inserimento nel più noto dizionario della lingua portoghese, il Michaelis, di un nuovo lemma che recita: “que ou aquele é fora do comum”.
98) Gabriele Ferretti, filosofo, Italia. Per il libro Correre e ultracorrere, affascinante e documentatissima esplorazione delle frontiere biologiche e mentali delle corse di resistenza.
99) Paolo Marabini, giornalista, Italia. Per aver creato, a Seriate in provincia di Bergamo, una biblioteca sportiva dedicata al ricordo del padre Nerio.
100) Gianni Minà, in memoriam, giornalista, Italia. Per averci regalato la gioia di leggere, scrivendo di sport, tanto altro e perché lassù oggi c’è un pantheon di Gianni maestri della letteratura sportiva: Brera, Mura, Clerici e ora Minà.
*101) Gianni Mura, in memoriam, giornalista, Italia. Perché questo elenco di cento nomi è l’umile e infedele continuazione di una sua grande idea.