Serie A
Cosa sta succedendo al Sassuolo?
Dopo 18 giornate, i punti raccolti dagli emiliani sono solamente 16. Come un anno fa, ma con Domenico Berardi sempre in campo. Tutte le difficoltà della squadra di Alessio Dionisi
Se non fosse per quattro giorni di follia, per quell’imprevedibile combinazione formata da Sassuolo-Juventus 4-2 e Inter-Sassuolo 1-2, oggi saremmo qui a parlare (e scrivere) del Sassuolo ultimo in classifica. C’era una volta l’isola felice del calcio italiano, una realtà apprezzata per la capacità di programmare, vendere e comprare nel migliore dei modi. Oggi, a tre mesi da quel doppio exploit che aveva riportato i neroverdi sulle prime pagine dei giornali e rilanciato Alessio Dionisi come tecnico rampante del nostro calcio, Berardi e compagni sono alle prese con uno scenario desolante, reso leggermente meno disperato soltanto dagli acuti arrivati nei minuti finali di Empoli-Sassuolo (3-4, gol di Berardi al 92’) e Udinese-Sassuolo, partita che pareva morta e sepolta prima della follia di Payero che ha lasciato in dieci i bianconeri e ha consentito a Berardi, ancora lui, di ricucire il gap con due calci di rigore, al termine di un match in cui la squadra di Dionisi non aveva comunque demeritato.
Dopo 18 giornate, i punti raccolti dal Sassuolo sono solamente 16: può sembrare un caso estemporaneo, ma in realtà è la stessa quota dello scorso anno, quando però le lunghezze sulla zona calda erano sette mentre oggi sono solamente due. A destare enorme preoccupazione, però, più che il margine sul burrone, è la principale differenza rispetto allo scorso anno: quel periodo particolarmente tribolato era dovuto in parte anche all’assenza di Berardi, a lungo fuori per un reiterato problema muscolare, mentre stavolta il Sassuolo si è già aggrappato al suo totem, non a caso a segno nove volte in 14 presenze, più di un terzo del fatturato realizzativo complessivo dei neroverdi, che in compenso continuano a mostrare una fragilità difensiva fuori dal comune, con la seconda peggior retroguardia del campionato (33 gol subiti, tre in meno della Salernitana) e una striscia di partite consecutive con gol subiti da far accapponare la pelle (26 di fila, almeno due reti prese in sette delle ultime otto giornate, con il Milan che ha gentilmente interrotto la sequela da incubo). È la fotografia di una squadra senza equilibrio, che getta spesso punti al vento partendo da situazione di vantaggio, come è capitato prima di Natale contro il Genoa, e che agli errori di reparto abbina spesso degli orrori dei singoli, con Tressoldi che pare spesso inadeguato a questi livelli.
In un mercato che ha visto l’uscita, inevitabile nel tradizionale equilibrio tra acquisti e cessioni che da anni contraddistingue l’operato della dirigenza, di Frattesi e Maxime Lopez, la falla a centrocampo è stata tamponata solo parzialmente dal buon Boloca e dalla crescita di rendimento di Thorstvedt. All’appello mancano soprattutto le giocate di Laurienté, passato nel giro di un anno da astro nascente del nostro campionato a ectoplasma che pare non andare particolarmente d’accordo, almeno a livello calcistico, con Berardi, e Bajrami, arrivato nello scorso gennaio con la prospettiva di diventare l’erede di Hamed Junior Traoré e finito nelle gerarchie alle spalle del già citato Thorstvedt. Restano invece ai margini i dieci milioni complessivi di investimento suddivisi tra Missori e Volpato, i due giovani prelevati dalla Roma, e il prospetto Mulattieri, inserito nell’affare Frattesi e dimostratosi, nei pochi spezzoni che gli sono stati concessi, quantomeno voglioso di impressionare. Il mercato ha inoltre lasciato una voragine nel ruolo di terzino sinistro: ceduto Rogerio e confermata l’intenzione di rinunciare a Kyriakopoulos, spedito a Monza dopo il prestito di metà stagione a Bologna, è arrivato il solo Viña, oggetto misterioso in giallorosso, con l’aggiunta di Pedersen, che può essere adattato in quel ruolo ma predilige agire sulla corsia opposta dove opera una delle rare note liete di questa metà stagione, Toljan.
Dionisi finora è stato al riparo da voci sul possibile esonero, ma il calendario inizia a farsi scorbutico: la Fiorentina nel giorno dell’Epifania, quindi la visita a una Juventus che pare ben lontana da quella che si era fatta schiaffeggiare al Mapei Stadium. L’impressione è che, in caso di mancato rilancio, l’allenatore possa finire sul banco degli imputati.