Il Foglio sportivo – IL RITRATTO DI BONANZA
Breve riflessione sul calcio di oggi in occasione della Befana
Tra tutte le scene postate sui social durante queste feste, la mia preferita è quella dei soldi finti lanciati in discoteca da Osimhen
Tra tutte le scene di queste feste, postate sui social dai calciatori, la mia preferita è quella dei soldi finti lanciati in discoteca da Osimhen. La trovo straordinariamente evocativa, raffigurazione sublime di un ambiente, di una maniera di fare e di essere. Il nigeriano, biascicando la gomma, stringe una mazzetta di soldi tra le mani, sono chiaramente falsi. Stacca alcune banconote e poi le lancia nel vuoto, con un gesto stanco. I soldi volteggiano, sembrano grossi coriandoli, poi Osimhen (nella foto da Tik Tok) si rivolge alla telecamera del telefonino che lo sta riprendendo e sorride, mostrando i denti in un modo che appare svogliato. Subito sono scattate le polemiche da parte di chi ha colto nell’azione del giovane Victor l’allegoria di una ricchezza arrogante e facile. In realtà, si tratterebbe di una tradizionale messinscena per augurare un nuovo anno di prosperità. Si può discutere sull’eleganza dell’iniziativa, ma non sull’intenzione innocente del giocatore e dei suoi compagni di baldoria.
E infatti parliamo dello stile, tralasciando la morale facile di cui ci interessa davvero poco. Come ogni immagine, anche questa ha una sua estetica, e io la paragonerei a quella di tanti cosiddetti cinepanettoni. Confesso che a me, quei film, non sono mai piaciuti. Non mi hanno fatto ridere, e tanto meno riflettere. Quando li ho guardati, mosso dall’intenzione antropologica di capire come mai avessero tutto quel successo, non sono nemmeno riuscito a coglierne la valenza sociale di cui ancora oggi si parla, visto che ogni volta si tira in ballo il famoso “specchio della società”. La nostra è una società così cafona? Nessuno risponda (è forse un si), non interessa.
Pasolini (miro alto), riteneva il calcio una forma di espressione, e come intellettuale si sforzava di coglierne il lato artistico, poetico a tratti. Era consapevole dei soldi che faceva già frullare (nulla in confronto a oggi), ma non li considerava, ritenendoli fuorvianti rispetto al suo vero obiettivo: emozionarsi. Il calcio di oggi emoziona ancora? Io penso di si, anzi ne sono totalmente sicuro. Dirò di più, credo che sia una delle manifestazioni popolari più trascinanti. E lo dico da giornalista, con tutto il cinismo che mi porto addosso, vera malattia di una intera categoria. Ma questa è la cornice, il popolo, poi c’è il quadro, con tanti presidenti (non tutti), agenti (non tutti), mediatori (chi sono?) a cui lo stile fa difetto, esattamente come il denaro falso tirato verso il soffitto da Osimhen, l’equivalente di una scena da filmone di Natale. Di quelle che nemmeno una (spiace dirlo, e forse è un mio problema), mi ha fatto mai divertire.