tra piste e cinema

Dalla Valanga azzurra a Vacanze di Natale. Quando l'Italia scoprì lo sci

Furio Zara

La Nazionale di sci alpino capitanata da Gustav Thöni era riuscito a far scoprire agli italiani lo sci, cambiandone i connotati, spostandolo da un territorio elitario e consegnandolo a quel genere pop che una decina d’anni dopo troverà la sua definitiva Weltanschauung nel film dei Vanzina

C’è stato un tempo in cui la distanza che separava Jerry Calà da Gustav Thöni – ovvero l’italiano medio dalla montagna rappresentata dal campione-yeti (inteso come creatura leggendaria ammantato da un alone di mistero) – era meno marcata di quanto si potesse pensare, diciamo che era copribile nelle celebre battuta di Guido Nicheli il Dogui in “Vacanze di Natale”, quando diceva “Ahah… Ivana, fai ballare l'occhio sul tic! Via della Spiga, hotel Cristallo di Cortina: 2 ore, 54 minuti e 27 secondi… Alboreto is nothing!”.

     

    

In quel tempo la Valanga azzurra capitanata appunto da Thöni – e con lui Pierino Gros, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna, padroni dei primi cinque posti nell’epocale slalom gigante di Berchtesgaden il 7 gennaio del 1974 – aveva trasformato lo sci, cambiandone i connotati, spostandolo da un territorio elitario - fino ad allora a sciare ci andavano i figli degli industriali alti, belli e biondi (cit. Cochi e Renato) - e consegnandolo a quel genere pop che una decina d’anni dopo (1983) troverà la sua definitiva Weltanschauung nella vacanza a Cortina messa in scena dai fratelli Vanzina.

Sono gli anni in cui lo sci, da disciplina di nicchia, diventa fenomeno di massa. Nascono piste ovunque, migliaia e migliaia di italiani nel weekend caricano in macchina gli Spalding 450 o i Fischer C4 e partono per il Sestriere e Bormio, Madonna di Campiglio e la Val Gardena, la Val Badia e ovviamente Cortina.

Il Ragionier Ugo Fantozzi in “Fantozzi” (1975): “Io sono stato azzurro di sci”. Ragionier Calboni e Signorina Silvani in coro: “Eh? Fantozzi: Io sono stato nella nazionale di sci!. Signorina Silvani: “E lo dice così?!?! Mah! Ha sentito Calboni? Eh…che bravo!”. Ragionier Calboni: “Sì, vedremo…ce lo dimostrerà!”.

Succede tutto molto in fretta, con quell’accelerata tipica della Storia quando deve in qualche modo assecondare un tempo che va di corsa. Il coinvolgimento sportivo cresce sempre più, con un susseguirsi di trofei e manifestazioni che nascono ovunque, dall'Abruzzo al Trentino, e calamitano migliaia di italiani, propensi ora a considerare lo sci non solo prerogativa di rudi montanari che smoccolano in modo incomprensibile. Ci si accalca sugli impianti di risalita, borghesi e classe media, infagottati in tute da sci, salopette e piumini coloratissimi. L’imperatrice dell'Iran Farah Pahlavi desta scandalo per una tuta attillatissima completamente rosa. Rimangono nel ripostiglio gli scarponi di cuoio duro, con le allacciature in fibbie metalliche; per far posto ai nuovi scarponi, in un trionfo post-moderno di plastica. Gli alberghi e i rifugi si offrono a fare da passerella. Si sale in fila indiana con lo ski-lift, ed equivale ad un’ascesa nella scala sociale, si fa una bella sciatina emulando la danza di Thöni e poi tutti sulle sdraio di fronte all’impianto di risalita, “sole e whisky, sei in pole position” (sempre il Dogui di “Vacanze di Natale”). Anche se c’è chi rimane irraggiungibile: Gianni Agnelli si faceva trovare già pronto, scarponi e sci ai piedi, nel giardino di Villa Frescot, dove un elicottero lo prelevava per depositarlo direttamente sulla pista del Sestriere, con l’Avvocato che balzava dal velivolo quando questo si trovava ancora a pochi metri da terra, planando infine sulla neve come un angelo caduto dal cielo.

A tal proposito, rimane monumentale uno scambio di battute - sempre in quegli anni - tra L’Avvocato e Teo Teocoli a Saint Tropez, che in fondo è Cortina senza la neve. Agnelli – come ha ricordato più volte Teocoli – chiede all’attore dove vive. “A Niguarda”, risponde Teocoli. E l’Avvocato di rimando: “Ma si scia da quelle parti?”. La risposta: “No, ma da Cusano Milanino si vedono le montagne”. Libidine coi fiocchi, avrebbe chiosato Jerry Calà se solo avesse saputo.

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