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Le delusioni della Coppa Italia rendono più complicata Milan-Roma
Da una parte c'è la squadra di Mourinho, uscita malissimo dal derby capitolino ben oltre l’1-0 con cui la Lazio di Sarri ha strappato il pass per la semifinale, e dall’altra quella di Pioli, rimontato dall’Atalanta che soltanto qualche giorno prima aveva per larghi tratti arrancato proprio al cospetto dei giallorossi
La cara, vecchia e snobbata Coppa Italia, in fin dei conti, il suo valore ce l’ha ancora. È soprattutto un valore devastante per chi ne esce troppo in fretta: citofonare al Napoli di Mazzarri, che è piombato in un burrone dopo essere stato schiaffeggiato a domicilio dal Frosinone. E domenica, a San Siro, andrà in scena uno scontro ad altissima tensione tra le due grandi deluse dei quarti di finale: da una parte la Roma di José Mourinho, uscita malissimo dal derby capitolino ben oltre l’1-0 con cui la Lazio di Sarri ha strappato il pass per la semifinale, e dall’altra il Milan di Stefano Pioli, rimontato dall’Atalanta che soltanto qualche giorno prima aveva per larghi tratti arrancato proprio al cospetto dei giallorossi.
Sarà una partita strana, monca, priva di tantissimi titolari da una parte e dall’altra e per questa ragione già intrisa di alibi che si stagliano all’orizzonte, un risultato che porterà in calce inevitabilmente un asterisco: il Milan con una difesa totalmente da reinventare, come da copione delle ultime settimane, oltre alla rinuncia a Bennacer (con l’Algeria) e Krunic (verso la Turchia) che sguarnisce la mediana, e la Roma a disperarsi per le partenze in Coppa d’Africa (Ndicka) e d’Asia (Azmoun), oltre a fare i conti con i problemi cronici di Dybala.
Sarà, soprattutto, la sfida tra due allenatori per i quali diventa sempre più complicato immaginare un futuro sulle rispettive panchine. Il clima attorno a Pioli si è fatto irrespirabile da mesi, più o meno dal giorno in cui l’Inter ha dominato il derby d’andata, picconando tutto l’entusiasmo di inizio stagione generato dal mercato; Mourinho continua invece ad avere dalla sua buona parte della tifoseria romanista, ma il rinnovo di contratto da lui auspicato anche pubblicamente non è ancora arrivato e la prestazione desolante fornita nel derby, contro una Lazio altrettanto in emergenza, ha lasciato una sensazione di scoramento totale, acuita da un post-partita in cui ha voluto a tutti i costi interpretare una versione da “classic Mourinho” anche quando gli appigli per prendersela con l’arbitraggio di Orsato erano nulli. Il Milan, però, ci arriva con dieci punti di margine, tesoretto non da poco se si pensa alle enormi difficoltà avute dai rossoneri in questa prima metà di stagione: il gap sul quinto posto del Bologna è leggermente più ridotto (sette lunghezze) ma rappresenta, almeno fin qui, la cosa alla quale Pioli può e deve aggrapparsi per pensare al futuro.
Entrambi possono provare a farsi forza guardando allo scorso anno: non solo ripensando al cammino europeo – Milan e Roma si ritroveranno in Europa League da protagoniste e puntano a viaggiare spedite verso la meta finale, Dublino – ma anche a quello di un collega-rivale come Simone Inzaghi che un anno fa, alla fine di marzo, era alle prese con la sfiducia generale dell’ambiente interista, al punto di leggere dell’ipotesi Chivu come traghettatore. Poi il percorso trionfale verso la finale di Champions League e la vittoria in Coppa Italia (ancora lei), con uno sprint decente sul rettilineo di fine campionato, lo hanno reso nuovamente solido sulla panchina nerazzurra. Il futuro di Pioli e Mourinho, dunque, non è ancora scritto. E passa, in parte, anche dal crocevia di San Siro.