il foglio sportivo
Il ciclismo in Australia prima del Tour Down Under
Inizia la prima corsa del World Tour a un secolo esatto dal grande boom delle biciclette nel paese. È la ventiquattresima edizione di una corsa arrivata con un ritardo di oltre cinquant'anni dall'ambiziosa idea di Bruce Small di sfidare i grandi giri europei
Era una giornata di sole di metà marzo del 1924 quando Bruce Small alzò le serrande del suo negozio al 58 di Glenferrie Road a Malvern, sobborgo di Melbourne, e si ritrovò davanti a una folla che mai aveva visto prima. Vendeva biciclette, mica pane, di clienti ne aveva sempre avuti, ma decine e decine di persone in coda davanti alle sue vetrine mai le aveva viste. E che persone: tutte vestite eleganti. Strabuzzò gli occhi e rimase fermo impalato dietro la porta di ingresso per qualche decina di secondi. Fu il bussare di un cliente a ridestarlo.
Melbourne allora si era appena ripresa dagli anni duri della depressione economica degli anni Novanta dell’Ottocento, per le strade avevano iniziato a girare molte automobili e attorno a Collins Street era un fiorire di caffé, boutique e ristoranti piena zeppa di gente che voleva vivere all’europea.
Pochi giorni prima in città erano arrivati tre artisti parigini, due pittori e un musicista famosissimi, dicevano. E avevano iniziato a girare per Melbourne pedalando tre Malvern Star, le bici che costruiva Bruce Small dopo aver comprato la ciclofficina da Tom Finnigan, uno dei pionieri del ciclismo australiano. Quei tre artisti avevano detto che bici buone come quelle non se ne trovavano in Europa. Fu così che Bruce Small davanti si ritrovò decine di fighetti del centro davanti alla sua bottega.
Era da qualche anno che le cose andavano parecchio bene. A Melbourne e in tutta l’Australia le biciclette erano aumentate anche perché molte città avevano deciso di non permettere l’accesso nei centri abitati alle auto: infastidivano i residenti. In quel 1924 tutto si accelerò, l’Australia assistette a una crescita esponenziale delle biciclette, alla tradizionale corsa su pista all’esterno del Melbourne Cricket Ground si presentarono in 45 mila e lungo la strada dei campionati australiani di ciclismo si registrano circa 200mila persone. Un secolo fa l’Australia venne definita dal New York Times, all’epoca parecchio interessato al ciclismo – la Sei giorni di New York era l’evento sportivo dell’anno –, come il “nuovo paradiso della bicicletta”.
Un secolo dopo il ciclismo mondiale inizia dall’Australia la stagione 2024. Va così da qualche anno. Il Santos Tour Down Under femminile è terminato domenica, quello maschile inizierà invece martedì 16 gennaio da Tanunda, circa settanta chilometri a nord-est da Adelaide.
È dal 1999 che esiste il Tour Down Under. Era una corsa a tappe per velocisti, una di quelle buone per scaldare corpo e gambe al sole australe aspettando che in Europa si alzassero un po’ le temperature. Se la calcolavano in pochi all’inizio. Chi ci andava lo faceva soprattutto per ragioni commerciali o perché aveva qualche australiano in squadra o un velocista che poteva racimolare qualche successo. Non c’era altro motivo per accollarsi un viaggio attorno al mondo. Era una vita fa, un ciclismo, forse due, fa. Col tempo la corsa si è evoluta, è diventata più complicata, sono aumentate le salite. È diventata piacevolissima. Dal 2008 è l’unico evento dell’Uci World Tour (il “contenitore” delle corse più importanti del ciclismo) nell’emisfero meridionale.
Il Tour Down Under sarebbe soprattutto piaciuto moltissimo a Bruce Small. Bruce Small aveva provato a organizzare una grande corsa a tappe. Era l’inizio degli anni Quaranta quando tentò di creare in Australia una “corsa a tappe capace di competere con quelle europee”. Aveva scritto questo al governatore dello stato di Victoria, sottolineando che la guerra in Europa avrebbe permesso a molti grandi campioni di partecipare al suo Tour de Victoria. Bruce Small era a capo di un piccolo impero ciclistico: aveva una trentina di negozi, aveva reso la Malvern Star una azienda che vendeva bici anche in America, aveva creato una finanziaria che offriva prestiti a basso interesse per acquistare bici e poi si era espanso nel settore immobiliare. Il suo progetto era quello di creare una corsa di dieci tappe, una delle quali doveva inerpicarsi sino in cima al Bogong mount a quasi duemila metri d’altitudine. Era tutto pronto. L’Australia avrebbe avuto la sua grande corsa. Tutto saltò a pochi giorni dall’annuncio: il governatore dello stato cambiò idea. Uno dei suoi finanziatori aveva una delle più importanti aziende di estrazione mineraria. E due tappe passavano nelle vicinanze delle sue miniere di lignite. Il nulla osta non fu dato e Bruce Small non passò alla storia per aver organizzato il Tour de Victoria.