a canestro
L'Olimpia Milano ritrova la Simmenthal per rinverdire il mito delle scarpette rosse
Dal 1956 al 1973 con quel marchio sulle canotte il basket milanese ha conquistato 10 scudetti, tre coppe europee, una coppa Italia, cucendosi sulla maglia la prima stella. Ora che ne ha tre quella scritta gialla è tornata (in piccolo) sulle divise
Se il presente non sta andando come si sperava e allora è meglio rifugiarsi nei ricordi. Non è un’operazione nostalgia, ma ci assomiglia. L’Olimpia Milano dopo 50 anni torna ad indossare il marchio Simmenthal che ha scritto la storia del basket italiano negli anni Cinquanta e Sessanta quando nacque il mito delle scarpette rosse. All’inizio degli anni Settanta il nome Simmenthal, nonostante i Caroselli con Walter Chiari, identificava ormai il basket e non la famosa carne in scatola, tanto che l’azienda fu costretta a lasciare la sponsorizzazione e a Milano nel 1973 arrivò l’Innocenti. C’erano il Simmenthal che era la squadra di basket e la Simmenthal che era la carne in scatola. Ma non bastava l’articolo diverso a fare la differenza. Per tutti significava soprattutto il basket che in quegli anni stava cominciando a conquistare gli italiani, un po’ come il cibo in scatola e i frigoriferi dell’Ignis.
La Simmenthal era arrivata sulle maglie dell’Olimpia nel 1956 dopo i nove scudetti conquistati come Borletti. Sono gli anni dei grandi duelli con l’Ignis Varese del commendator Borghi, dei grandi giocatori italiani come Gamba, Masini, dei primi stranieri e della prima Coppa dei Campioni conquistata il primo aprile 1966 contro lo Slavia Praga. In 17 anni di Simmenthal l’Olimpia ha conquistato 10 scudetti, tre coppe europee, una coppa Italia, cucendosi sulla maglia la prima stella ed avvicinandosi alla seconda. Oggi che sulla maglia griffata Armani c’è la terza stella, cucita dopo lo scudetto dello scorso anno, ecco che ritorna (in campionato e coppa Italia) con il suo classico lettering giallo anche il logo Simmenthal, un marchio che ha appena compiuto cent’anni (è del 1923) e ha come slogan: “Da 100 anni come la metti è buona”. Un nome inventato da Alfonso Sada (avete presente lo stadio di Monza? È intitolato a lui che ci ha lasciati nel 1964) che metteva in scatola la carne bovina in arrivo dalla Valle (Tal) del Simmen in Svizzera. Sada era uno sponsor particolare, uno che andava in sede a giocare a carte con i giocatori e che nel suo testamento scrisse chiaramente: la villetta di via Caltanissetta, sede dell’Olimpia, resterà per sempre alla società. E in quelle stanze dove è passata la storia del basket fino e oltre Dan Peterson e Mike D’Antoni, l’Olimpia è rimasta fino a pochi anni fa prima di trasferirsi prima al Palalido e poi al Forum, più vicina al campo di gioco.
Dopo esser finita nelle mani della General Food per oltre 15 anni, nel 2012 la Simmenthal è poi tornata in un portafoglio italiano entrando nel Gruppo Bolton che possiede una sessantina di marchi storici (da Rio Mare a Borotalco fino a Uhu) e continuando la sua produzione nello storico stabilimento di Aprilia. E adesso, dopo 50 anni Simmenthal torna nel basket (a parte una breve parentesi con Brescia negli anni Ottanta) e non poteva che farlo ripartendo dall’Olimpia con cui aveva stretto un legame straordinario. Per ora è un co-sponsor, poi si vedrà. Non è escluso un coinvolgimento maggiore.
“L’idea è stata di entrambe le parti – ha spiegato il general manager di Bolton Food Roberto Merati - Noi cercavamo un’occasione per rientrare con vigore nel mondo dello sport e avvicinarci ai giovani e abbiamo pensato di proporre questa partnership che ha radici storiche e ricordi bellissimi. Ci siamo incontrati sin da subito, perché la storia che ci ha legato negli anni ’60 è di successo e abbiamo trovato da parte dell’Olimpia una fantastica adesione. Siamo qui a rinnovare quell’abbinamento con uno spirito combattivo e affamato di vittorie“.
Rivedere quel marchio sulle maglie Olimpia, per ora piccolo, ha comunque un significato importante. Ha riunito passato e futuro come ha detto Christos Stavropoulos, g.m. dell’Olimpia: “Per noi la partnership con Simmenthal rappresenta una notizia bellissima, di cui siamo orgogliosi. È stato bello scoprire che, dopo quasi 50 anni, noi e loro crediamo ancora negli stessi valori e abbiamo ancora le stesse aspirazioni. Per questo, oggi, siamo veramente orgogliosi di accogliere Simmenthal nella nostra famiglia. Lo consideriamo un ritorno a casa“. Con questo logo arrivò la prima Coppa del Campioni firmata da Bill Bradley, chissà che non porti fortuna a quest’Olimpia che in Italia vince da due anni di fila, ma in Europa è ancora lontana dal suo sogno.