Serie A
Davide Nicola deve ridestare Empoli dallo scoramento
L'allenatore ha conquistato salvezze che sembravano impossibili. Ma lo ha sempre fatto in stadi con un tifo incessante. Adesso ha il compito di scuotere un ambiente che sembra rassegnato alla retrocessione
Puntuale come la riproposizione estiva di certe fiction, siamo arrivati in quel momento dell’anno in cui, su una panchina di Serie A, appare, giustamente, Davide Nicola. La coda dell’inverno e la primavera, del resto, sono il suo terreno di caccia preferito, quello in cui ha costruito salvezze mirabolanti (Crotone, Salernitana) o anche solo ritenute dalle rispettive proprietà un atto dovuto, nonostante problemi tecnici evidenti (Genoa, Torino). L’esonero dalla Salernitana, un anno fa, con la squadra comunque in linea di galleggiamento per la salvezza, aveva destato qualche perplessità, spazzata via però dall’ottimo rendimento di Paulo Sousa dal momento del suo approdo in Campania: adesso Nicola deve riprovarci in un’altra piazza. Ma se fin qui ha marchiato salvezze in stadi con un tifo incessante, adesso ha il compito di scuotere un ambiente che sembra essersi pericolosamente abituato all’effetto yo-yo.
L’Empoli riparte da un allenatore che sa dove mettere le mani quando le cose non funzionano, che fa dei principi, più che del sistema di gioco, il suo punto di forza. Ma deve fare i conti con una piazza che sembra scoraggiata, quasi rassegnata alla discesa. Lo scossone tecnico di Andreazzoli aveva consentito di dimenticare lo zero in classifica fatto registrare da Zanetti, ma tra gol sprecati e infortuni in serie, gli azzurri sono ancora lì, a lottare per una salvezza alla portata (i punti di distanza dal Cagliari sono solamente cinque) a patto di riuscire a infilare almeno un paio di risultati in grado di tirare su il morale di una squadra che segna pochissimo (undici gol in venti giornate, tre dei quali rifilati al colabrodo Sassuolo in una partita comunque persa) e che sembra essersi fermata al colpo grosso di metà novembre in casa del Napoli, ultima gioia prima di un mare di delusioni.
Sarà interessante vedere da dove ripartirà Nicola, che non ha mai costruito una salvezza uguale all’altra. “Vorrei dominare il gioco, vorrei sempre andare a prendere gli avversati alti, purtroppo poi c’è la realtà”, disse anni fa in un’intervista a L’Ultimo Uomo per far capire la necessità di cucinare con gli ingredienti che si hanno a disposizione. Nella dispensa dell’Empoli, al momento, manca quello più prezioso, Tommaso Baldanzi, che sta vivendo una stagione di rari tormenti fisici. L’impressione è che senza le sue idee sulla trequarti e senza i gol di Caputo, che inizia a pagare anche i 36 anni segnati sulla carta d’identità, possa essere un’impresa quasi impossibile. Ma Nicola è abituato a trovare risorse in ogni angolo delle rose che allena: Diego Falcinelli gli deve l’unica stagione in doppia cifra della sua vita, Federico Bonazzoli con lui ha trovato una continuità realizzativa mai avuta prima (né dopo). Il dna dell’Empoli suggerisce il passaggio in pianta stabile al 4-3-1-2, ma con tanti esterni d’attacco giovani e promettenti (Cancellieri e Cambiaghi su tutti) c’è il rischio di perdersi qualcosa.
Il calendario non sorride a Nicola, perché col Monza sarà partita complessa anche per ragioni di tempistiche strette e subito dopo c’è una Juventus che non sembra disposta a fare sconti a nessuno. E allora la prossima impresa del tecnico sarà quella di far diventare il Castellani un catino infuocato, perché per aggrapparsi a mani nude sulla montagna più ripida può servire anche qualcuno che ti urli le parole giuste all’orecchio. Intanto, bisogna fare punti. Nessuno più di Nicola è abituato a farli, anche nelle condizioni peggiori del mondo.