Il Foglio sportivo
Quanto piace agli italiani vedere lo sport dal vivo
Calcio, basket, volley e tennis collezionano record. Il professor Ruta: “Strutture non adeguate alla passione”
Agli italiani piace vedere lo sport dal vivo. Dalla Serie A alla Lega Pro il trend è positivo dovunque. E non solo per il calcio. Anche basket e pallavolo hanno migliorato le medie spettatori e gli incassi. Per non parlare di eventi unici come possono essere i Gran premi di Formula 1 a Imola e Monza o quelli di MotoGp a Misano e al Mugello, oppure gli Internazionali d’Italia di tennis o le Finals di Torino, scoppiate ancora prima dell’effetto Sinner che oggi sta travolgendo tutti, quasi fosse una rockstar. Perfino per il padel, a Roma o a Milano, era difficile trovare un posto libero. Avremo stadi vecchi e scomodi, palazzetti fatiscenti e mal serviti, ma alla fine il pubblico non resiste al richiamo dello sport dal vivo. Sembra sempre che arrivino i Beatles al Vigorelli. Ogni partita sta diventando un evento. Perché una cosa è riempire lo stadio per una semifinale di Champions, come hanno fatto Milan e Inter un anno fa con incassi superiori ai 10 milioni, un’altra e portare regolarmente nel vecchio San Siro, più di 70 mila spettatori di media. Succede ogni settimana. Non tre volte all’anno.
“Gli italiani sono sempre stati appassionati, il problema è che non abbiamo strutture adeguate rispetto alla domanda. Non mi sorprende che appena c’è una competizione di livello si arrivi al sold out – racconta Dino Ruta Professor of Practice di Leadership & Sport Management presso SDA Bocconi School of Management – Quello che mi sorprende è piuttosto che non ci sia ancora una progettualità sugli impianti perché gli spazi sono molto ampi per lo sport, ma anche per la musica e i grandi spettacoli. A Londra la 02 Arena vive senza una squadra di casa. Milano che è la città più ricca d’Italia è ancora ferma al Forum”.
La stagione era cominciata in estate con le proteste dei tifosi per il caro biglietti, soprattutto in trasferta. Lo slogan “Prezzi popolari per stadi polari” ha fatto il giro del web. Ma poi, alla fine del girone d’andata, fai i conti e vedi che gli stadi di Serie A hanno un indice di riempimento dell’82,5 per cento, inferiore solo alla Premier con una media spettatori di 30.692 in aumento del 6,4 rispetto allo scorso campionato. La Serie A dovrebbe solo ringraziare la passione dei tifosi e invece li ricambia con giornate spezzatino e la Supercoppa organizzata in Arabia per incassare ancora più soldi (in stadi tristemente deserti). Evidentemente il calcio spezzatino piace o almeno non dispiace più di tanto. Perché altrimenti non ti spiegheresti certi record. Il tutto in stadi che non permettono fino in fondo di trasformare ogni partita in un evento unico come vorrebbero i proprietari, all’inseguimento di zone da poter vendere a peso d’oro (come già capita nei club esclusivi che abbinano cene stellate alle partite). Il rischio è di trasformare tutto in una grande macchina da soldi, alzare sempre più i prezzi dei biglietti trasformando ogni partita in un evento esclusivo. Oggi si festeggiano i record di spettatori, ma in futuro il rischio è di festeggiare soltanto dei record d’incassi. Un trend che, ad esempio, ha preso la Formula 1, arrivata a proporre i cosiddetti biglietti paddock club a oltre 10 mila dollari per le gare evento negli Usa. Lo hanno raccontato anche a Monza dove, quando verranno ristrutturate le tribune, si punterà a incassare di più, ma vendendo meno biglietti. Non trasformiamo lo sport da vivo in un paese solo per ricchi per favore.
Il calcio di A ha fatto boom, la Serie B, pur con l’arrivo di squadre con stadi a capienza ridotta, si è regalata un Boxing Day con più di 100 mila spettatori negli stadi (101.441). Gli spettatori alla fine del girone andata sono stati 1.682.392 (media gara di 8.855), il terzo numero più alto del millennio. Sono cresciuti anche gli spettatori della Lega Pro che nei 19 turni del girone di andata, hanno fatto registrare un incremento del 40 per cento degli spettatori, passando dai 1.059.304 agli attuali 1.478.526. “Siamo il campionato della gente, delle 60 piazze distribuite nel paese, popolare e amato”, ha commentato Matteo Marani, presidente della Lega Pro.
Il girone d’andata ha confermato anche il trend positivo del basket che continua a non sfondare in TV, ma in compenso riempie i vecchi palazzetti. La Serie A ha chiuso il girone di andata con una media di 3.570 spettatori (+11 per cento). Ma il dato di cui in Lega Basket vanno più fieri è quello della percentuale di riempimento degli impianti che passa dal 63 della scorsa stagione al 73 per cento della attuale, con 7 società sopra l’80. “Le capienze ridotte dei palasport attuali penalizzano afflussi maggiori, ma sarei contento se l’indice di riempimento arrivasse a quota 85 per cento. Lì si può ancora migliorare in attesa di nuovi impianti, intanto cerchiamo di aumentare l’interesse attorno al nostro sport costruendo eventi unici come le Final 8 di Coppa Italia”, spiega Umberto Gandini, il presidente della Lega Basket con un passato nel calcio. La nostra Lega non è paragonabile all’Eurolega che ha più di 12 mila spettatori di media o alla Spagna che, pur in frenata, ha impianti decisamente migliori. Aspettando i nuovi palazzetti di Tortona, Brindisi, Venezia, della Virtus alla Fiera di Bologna e di Cantù (che magari nel frattempo tornerà), bisogna accontentarsi e inventarsi ogni cosa (come a Varese con la Braille Night). Il basket nel girone d’andata ha incassato 6.329.711 euro con una media gara di 52.748 euro e lo scudetto del botteghino alla Virtus Segafredo Bologna che ha sfiorato il milione di euro. C’è anche ringiovanimento del pubblico che forse spiega perché sotto canestro i social tirino più della televisione.
La pallavolo ha appena festeggiato il nuovo record di spettatori per il campionato femminile con i 12.662 del Forum per Allianz Vero Volley Milano contro Prosecco Doc Conegliano. Si è cercato il record e il record è arrivato contribuendo ad alzare la media spettatori di tutto il girone d’andata (+16 per cento). In SuperLega maschile, Modena ha superato i 25 mila spettatori. Nelle 66 partite del girone d’andata sono arrivati 168.936 spettatori con un incasso di 1.604.230 euro, con una media partita che però la racconta lunga su come la pallavolo non possa contare più di tanto sugli incassi da botteghino. In pratica Virtus e Olimpia incassano da sole più di tutta la SuperLega di pallavolo maschile. “In Italia abbiamo la passione per lo sport e la musica – conclude il professor Ruta – ci mancano gli impianti e le competenze per la gestione degli eventi. A San Siro quando sono arrivate due proprietà straniere l’esperienza stadio a certi livelli è migliorata. Con un po’ d’impegno si potrebbero cambiare un po’ le cose in impianti vecchi”. Certi numeri dovrebbero aiutare a cambiare. Se non ci fosse la burocrazia a spaventarli, magari anche degli investitori privati potrebbero capire che tanta passione non va dispersa.
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